I NEURONI SPECCHIO DI GIACOMO RIZZOLATTI

 

 

In uno dei nostri primi incontri, il presidente di “BRAIN MIND & LIFE - ITALIA” mi parlò di sistemi di neuroni della corteccia premotoria in grado di attivarsi alla sola vista di azioni compiute da altri, e presenti nelle stesse aree somatotopiche attive quando compiamo quell’azione anziché semplicemente vederla. In altre parole, guardando una partita di calcio alla TV e seguendo, ad esempio, un particolare gesto atletico di un calciatore, lo spettatore avrebbe “pre-attivato” nella propria corteccia cerebrale lo stesso schema motorio, pur rimanendo seduto in poltrona. A tali cellule era stato attribuito un ruolo nella preparazione di specifici atti finalizzati mediante un planning; ossia nella costituzione di una sorta di piano operativo che si sarebbe tradotto in azione solo se fossero stati attivati i circuiti esecutivi. Simili congetture erano tutt’altro che condivise, e gli elementi su cui si basavano erano ancora scarsi e controversi.

Prendendo spunto da questo argomento, e citando studi degli anni Ottanta, Giuseppe Perrella mi faceva notare quanto fosse verosimile, sia sulla base di alcuni dati neurobiologici, sia per la spiegazione neurofunzionale di abilità come quelle degli imitatori, che esistessero dei sistemi di neuroni attivati dalla vista di posture, movimenti, gesti ed atteggiamenti. Ricordo anche il mio entusiasmo e, per converso, lo scetticismo di molti “signori della ricerca dell’epoca”.

Quando Giacomo Rizzolatti e suoi collaboratori pubblicarono i primi risultati delle loro ricerche che dimostravano l’esistenza di “mirrors neurons” o “neuroni specchio”, provammo nei loro confronti un sentimento di gratitudine (V. Gallese, L. Fadiga, L. Fogassi & G. Rizzolatti, Action Recognition in Premotor Cortex. Brain 119 (2), 593-609, 1996).

Con stupore, nelle scorse settimane, abbiamo visto attribuire ad altri questa scoperta da notizie di agenzia che la riportavano come avvenuta in questi giorni. Uno studio pubblicato di recente, ma largamente basato sulle ricerche condotte nei primi anni Novanta da Giacomo Rizzolatti, Leonardo Fogazzi, Luciano Fadiga e Vittorio Gallese, è stato presentato dai media italiani come se fosse il lavoro originale che ha consentito di scoprire, nel cervello della scimmia ed in quello umano, l’esistenza di uno specifico set di neuroni in grado di scaricare impulsi sia quando il soggetto compie un’azione semplice, sia quando è spettatore di questa stessa azione compiuta da un altro.

La falsa informazione è stata diffusa anche al recente festival della filosofia. D’altra parte, sembra che la responsabilità dell’erronea paternità non sia da attribuire alla superficialità giornalistica, ma proprio agli autori del lavoro che ha avuto recente risonanza mediatica, i quali, evidentemente, si sono così immedesimati nel loro oggetto di ricerca da diventare essi stessi specchio del lavoro altrui e, scambiandosi per Rizzolatti, si sono attribuiti la scoperta.

Rizzolatti, forse più noto a studenti e studiosi di neuropsicologia come uno degli autori del trattato diretto da Gianfranco Denes e Luigi Pizzamiglio, attualmente dirige il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma dove ha insegnato fisiologia ed è stato per studenti e colleghi un esempio di autentico scienziato, lontano dalle ribalte mediatiche e dai clamori di una ricerca che cura più la forma che la sostanza, quella ricerca che nasce da scelte opportunistiche e, nutrita dal marketing delle presentazioni e delle comunicazioni, si gonfia in una bolla ben evidente al grande pubblico, ma in genere priva di contenuti rilevanti e decisivi per il progresso delle conoscenze.

Lo studio dei neuroni specchio è, per noi di BM&L, legato a quella tradizione di autentica passione per la conoscenza e di dedizione completa e disinteressata, che ha avuto non pochi esempi nella ricerca italiana, anche nel recente passato.

Sul sistema dei neuroni specchio Nature Reviews Neuroscience pubblica nel numero di dicembre una dettagliata review, particolarmente focalizzata sugli studi condotti nel macaco (Marco Iacoboni & Mirella Dapretto, The mirror neuron system and the consequences of its dysfunction. Nature Reviews Neuroscience 7, 942-951, 2006).

Giacomo Rizzolatti, con Fogassi e Gallese, ha recentemente pubblicato un interessante articolo divulgativo che riassume gli studi che il suo gruppo ha condotto sia nell’uomo che nella scimmia (Mirrors in the mind. Scientific American 295 (5): 30-37, 2006).

I neuroni specchio, attivati da un pattern comportamentale altrui, costituiscono un ponte diretto fra le persone, nell’ambito di ogni esperienza reciproca, costituendo una base dell’apprendimento per immedesimazione, dell’imitazione inconscia e pre-riflessiva, e della comprensione per empatia.

Lo studio di queste cellule nervose che riflettono costantemente l’agire degli altri dentro di noi, ha portato vari studiosi ad ipotizzare che la loro alterazione o compromissione funzionale sia all’origine dell’autismo infantile. Alcuni autori hanno messo in contrapposizione le due principali teorie sulla patogenesi dei sintomi autistici, ossia la “Salience Landscape Theory” e la “Mirror Neuron System Dysfunctional Theory”, tuttavia le due tesi non si escludono a vicenda, come è stato sostenuto di recente (V. S. Ramachandran & L. M. Oberman, Broken Mirrors – A Theory of Autism. Scientific American 295 (5): 38-45, 2006).

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Nicole Cardon

BM&L-Dicembre 2006

www.brainmindlife.org