NUOVI NEURONI RIPARANO I DANNI DEL PARKINSON

 

 

I risultati della terapia sperimentale della malattia di Parkinson con staminali nervose, non hanno dato i risultati sperati, confermando la convinzione espressa dai nostri soci più autorevoli, che giudicavano prematura l’applicazione terapeutica dell’ancora limitata conoscenza dei processi che governano la neurogenesi nel cervello adulto. Attualmente non sono stati compiuti molti passi in avanti in questo settore rispetto alla sperimentazione condotta qualche anno fa presso il Burden Institute di Bristol, quando il suo direttore, Stuart Butler, comunicava personalmente al nostro presidente di essere deluso dagli esiti.

Un approccio più promettente e non invasivo come il trapianto cellulare, ma ugualmente da indagare ancora a fondo circa le sue possibilità, è quello che impiega la stimolazione dei progenitori endogeni al fine di indurli a riparare il danno neurodegenerativo. In questo caso, i principali problemi affrontati dalla ricerca riguardano l’elaborazione di metodi innocui e specifici per ottenere la proliferazione e la differenziazione nella sede del danno. Sono stati condotti numerosi studi negli animali da esperimento, impiegando diverse metodologie, tuttavia in molti casi i risultati hanno dato adito a dubbi e critiche.

Una nuova ricerca condotta da Van Kampen ed Eckman ha acceso nuove speranze, dimostrando che l’attivazione di un particolare sub-tipo di recettore della dopamina stimola la neurogenesi e la riparazione funzionale del danno in un modello animale della malattia di Parkinson (Dopamine D3 receptor agonist delivery to a model of Parkinson’s disease restores the nigrostriatal pathway and improves locomotor behaviour. J. Neurosci. 26, 7272-7280, 2006).

Studi precedenti avevano dimostrato la possibilità di indurre neurogenesi nelle strutture nigro-striatali di ratti adulti sani, stimolando il recettore D3 della dopamina dei neuroni di quest’area. Van Kampen ed Eckman hanno dimostrato gli effetti di un agonista preferenziale dei D3, il 7-OH-DPAT, in ratti nei quali era stata indotta una forma di malattia di Parkinson sperimentale nota col nome di “modello della idrossidopamina”.

Il 7-OH-DPAT ha stimolato lo sviluppo di nuove cellule nervose, che in seguito hanno espresso proteine caratteristiche dei neuroni dopaminergici maturi ed hanno sviluppato proiezioni lungo la via nigro-striatale degenerata. I dati neurobiologici hanno trovato riscontro nei risultati di due diversi tests comportamentali, che hanno dimostrato il recupero funzionale neuromotorio nei soli ratti trattati con il D3-agonista. A distanza di vari mesi dalla fine del trattamento gli effetti della guarigione sono rimasti stabili.

Questo lavoro di ricerca dimostra che le cellule progenitrici endogene possono essere stimolate a contribuire al recupero funzionale dei tratti danneggiati, e nutre le speranze di terapia per questa ed altre patologie neurodegenerative. Inoltre, fornisce un nuovo supporto sperimentale alla recente strategia farmaco-terapeutica della malattia di Parkinson basata sull’impiego dei D3-agonisti.

                                                                            

L’autore della nota consiglia di scorrere l’indice delle “Note e Notizie” per aggiornamenti sulle ricerche nel campo della Malattia di Parkinson.

 

Roberto Colonna

BM&L-Ottobre 2006

www.brainmindlife.org