UNO STUDIO SUL NEGLECT
CONFERMA LE TESI DI LUGESCHI E PERRELLA
Lo studio condotto dai coniugi Gianutsos presso il Bellevue
Hospital, in collaborazione con Luciano Lugeschi, portò alla realizzazione di
un articolato sistema di test-training per la valutazione ed il
trattamento delle disabilità cognitive acquisite, basato su programmi
computerizzati in grado di testare ed esercitare sia funzioni cerebrali
elementari sia, mediante l’assemblaggio secondo patterns specifici,
abilità cognitive complesse. Questo ingegnoso sistema consentiva, inoltre, di
comporre blocchi di programmi personalizzati per studiare e riabilitare uno
specifico paziente, secondo un disegno ricavato dal profilo di probabilità
emergente dalla diagnostica fisica e strumentale.
Nasceva, con la prima pubblicazione del manuale e del
software nel 1981, la Computer Assisted
Cognitive Rehabilitation (CACR), che aveva nel
suo strumento fondamentale un interessantissimo mezzo non invasivo di studio
della percezione e delle risposte motorie, così come della spazialità,
dell’integrazione sensoriale, della memoria, dell’apprendimento e di alcune abilità
comunicative. Le successive edizioni hanno sempre più migliorato questo
prezioso software. Giuseppe Perrella e Patrizio Perrella, nel corso degli anni
Novanta, collaborando con Luciano Lugeschi, hanno messo a punto nuovi prototipi
di software per la ricerca basati sulla ratio di quei programmi.
I programmi Gianutsos, purtroppo, non hanno avuto un grande
impiego in neuropsicologia clinica e neurologia riabilitativa in Italia,
soprattutto perché il loro utilizzo appropriato richiede un lungo training
di apprendimento e un vasto spettro di conoscenze di base che va dalla
psicologia cognitiva alla neurofisiologia, dalla neuropsicologia sperimentale
alla neuropatologia. Queste difficoltà hanno favorito lo sviluppo di prodotti software
commerciali derivati dai “Programmi Gianutsos” (appartiene a questo novero
anche il prodotto “Train The Brain” della Farmitalia) che rappresentano una
banalizzazione, con un’attraente veste grafica, di alcuni frammenti del
complesso insieme, mancanti del presupposto fondamentale dell’impianto del CACR, che consiste nella
possibilità di creare decine o centinaia di strumenti diversi e specifici per
un obiettivo di ricerca, diagnostico o terapeutico.
Tuttavia, problemi quali la difficoltà d’uso e la mancanza
di un sistema di commercializzazione in Italia, non sono stati gli unici motivi
che hanno impedito la diffusione di questo software fra i neurologi del nostro
paese. Un altro motivo, che in qualche modo può apparire come una razionalizzazione
-in senso psicoanalitico- volta a giustificare il mancato impiego, è dato da
un’obiezione teorica a volte sollevata dai pochi clinici che si sono presi la
briga di entrare nel merito dei programmi: spesso il sistema valuta e tratta
aree cerebrali non responsabili delle funzioni in oggetto. In particolare, si
notava che il neglect o negligenza spaziale
unilaterale è causato da una lesione focale
temporo-parietale o frontale ventrale, ma lo schema di base previsto dai
“Programmi Gianutsos” per la valutazione e il trattamento si rivolgeva a
funzioni attentive e di consapevolezza percettiva dovute ad attivazione
corticale diffusa o di aree distanti.
Una ricerca condotta dal gruppo di Maurizio Corbetta del
Dipartimento di Neurologia della Washington University a St. Louis, ha accertato
le basi neurofunzionali del recupero in pazienti affetti da neglect,
consentendo di spiegare i motivi dell’efficacia dei trattamenti condotti anche
in Italia da Luciano Lugeschi presso il Servizio di Neurofisiopatologia di
Viareggio (Neural basis and recovery of
spatial attention deficits in spatial neglect. Nature Neuroscience 8, 1603-1610,
2005).
Gli autori del lavoro hanno rilevato, in una condizione di
danno focale del lobo frontale destro, un’abnorme attivazione correlata con il
deficit attentivo del neglect in aree parietali dorsali e ventrali, strutturalmente
integre, che nel cervello normale sono preposte alla mediazione di risposte
attentive. Inoltre, hanno potuto riscontrare che la guarigione dei deficit
delle funzioni attentive era strettamente correlata con il recupero ed il
riequilibrio delle attività dei circuiti appartenenti a queste regioni.
I risultati di questo studio supportano un modello di
recupero basato sul riequilibrio delle attività all’interno di un sistema
complesso, costituito da un’architettura funzionale ad elaborazione distribuita,
e dimostrano che i deficit del neglect non dipendono soltanto da alterazioni strutturali nella
sede del danno, ma anche da alterazioni della fisiologia di aree anatomicamente
distanti ma funzionalmente correlate.