ERIC KANDEL SI E’
SBAGLIATO SULLA GLIA
Eric Kandel,
premio Nobel per la medicina nel 2000, così intitola il paragrafo sulle
funzioni della glia del suo trattato di neuroscienze: “Le cellule gliali sono
cellule di supporto” (Kandel,
Schwartz & Jessel, Principles of Neural Science, p. 20, McGraw Hill,
International Edition, 2000).
Chi scrive, nutre
una stima personale per Eric Kandel ed un profondo rispetto per lo
straordinario contributo che questo scienziato ha dato alle conoscenze
neurobiologiche. E non ignora la straordinaria vivacità intellettuale di un’intelligenza
critica che solo dopo molti anni delle più varie ed intense esperienze
culturali è approdata al lavoro di laboratorio. Sa bene che Kandel ha
continuato a coltivare studi di psicoanalisi, di filosofia della mente, di
ricerca nel campo dell’arte, e si è occupato degli effetti psicologici delle
ideologie, nella qualità di ebreo viennese perseguitato dall’ideologia nazista.
Come egli stesso ci ricorda nella sua autobiografia, è appartenuto alla cultura
della Vienna di Sigmund Freud, Robert Musil, Karl Kraus, Arthur Schnitzler,
Arnold Schoenberg, Gustav Mahler, Gustav Klimt, Oskar Kokoschka, Egon Schiele.
Tuttavia, è
proprio l’autorevolezza dello studioso a mettere maggiormente in luce quanto
diffusa e radicata sia stata questa opinione scientifica, attualmente smentita
da scoperte eclatanti, ma mai fondata su certezze sperimentali.
I pionieri delle
neuroscienze avevano ritenuto su base intuitiva che la glia svolgesse funzioni
strutturali (sostegno statico, isolamento, ecc.) e trofiche (scambio metabolico
fra neuroni e vasi), come se fosse uno speciale tessuto connettivo del cervello.
Questa originaria impostazione culturale ha determinato una sorta di
preconcetto (bias) che ha improntato l’interpretazione dei dati
emergenti dalla ricerca. Probabilmente uno dei vincoli principali ed
inconsapevoli che ha ancorato la visione di molti studiosi a questo schema, è
consistito nel considerare la glia come una entità monomorfa, quale un
connettivo di sostegno, a dispetto di tutte le evidenze sperimentali di
diversità morfologica e funzionale dei singoli tipi cellulari.
Non sono mancate
nei decenni scorsi, da parte di coloro che sono rimasti ancorati alla
tradizione della “glia tessuto di sostegno”, giustificazioni fondate su una
pretesa prudenza scientifica. Diciamo “pretesa”, perché un atteggiamento
ispirato a prudenza scientifica raccomanderebbe l’equidistanza fra tesi
non sufficientemente dimostrate e non l’adesione fino a prova del contrario, per
conformismo, pigrizia mentale o simpatia personale, all’enunciato che la
tradizione letteraria della disciplina consacra come “classic notion”.
Purtroppo le
neuroscienze non sono del tutto indenni dai problemi che affliggono le
discipline di studio non fondate su prove sperimentali e, fra questi, ha
numerosi riscontri la passiva accettazione di una visione consolidatasi come
costume mentale, in virtù delle molteplici ripetizioni e non a seguito di
meditata elaborazione.
Un esempio, al
riguardo, viene dall’afasiologia: la distinzione fra agrammatismo e
disgrammatismo voluta dalla tradizione. A questa dicotomia si sono uniformati per
anni i testi di neuropsicologia e i numerosi lavori di ricerca -peraltro ben
condotti- volti all’accertamento delle basi neurologiche delle due
manifestazioni cliniche. Verso la fine degli anni ’80, Giuseppe Perrella rilevò
che la discriminazione fra queste due sindromi non era mai stata verificata
sperimentalmente e che l’identificazione di due forme distinte si doveva alla
vis nosografica di un autore tedesco di epoca pre-scientifica. Per anni,
protocolli sperimentali e terapeutici erano stati impostati tenendo conto di
questa differenza e, in non pochi casi, i neuropsicologi avevano cercato di
dimostrare abilità diagnostica nel conformare le proprie osservazioni a questo
paradigma: un esempio di “cieca obbedienza alla convenzione”, come nella
migliore tradizione dei saperi dogmatici.
Ritornando alla
Glia, possiamo dire che oggi la ricerca ne ha definitivamente cancellato l’immagine
di componente passiva del nevrasse. Basta cercare nell’indice delle nostre “Note
e Notizie” per trovare in abbondanza risultati su funzioni specifiche e di “alto
rango fisiologico” di queste “cenerentole” del sistema nervoso; citeremo solo,
per tutte, il rilascio da parte degli astrociti di glutammato come trasmettitore,
e le sinapsi neuroni-glia delle fibre rampicanti, scoperte nel cervelletto.
A seguito delle
numerose richieste ricevute al riguardo, BM&L-Italia sta preparando un
breve saggio introduttivo alla conoscenza della glia, dal titolo “La Glia per
iniziare”, dove si allude -come nel caso dello scritto “Il Neurone per
iniziare”- al duplice significato del verbo, ossia al valore semantico dell’introdurre
qualcuno in una realtà come nell’iniziazione, ed al più intuitivo senso
che si riferisce alla qualità non specialistica del testo.