islam e processi psichici nel fanatismo ideologico e religioso

 

 

Da tempo si studiano gli effetti sulla psicologia individuale di quelle particolari condizioni di uso delle facoltà psichiche di un individuo che si determinano quando una religione o una ideologia lo pervadono al punto da costituire un tramite obbligato per rapportarsi a se stesso oltre che al mondo. Una copiosa bibliografia può essere reperita al riguardo, ma solo da poco tempo si indaga sui processi cerebrali e mentali sottostanti questi fenomeni psicologici.

L’attualità del terrorismo islamico ha suggerito un approfondimento di questi argomenti ai soci di BM&L che in questi giorni hanno avviato un dibattito.

Sia che si tratti di terroristi islamici che di seguaci di sette religiose o ideologie politiche volte al plagio della personalità, i processi mentali in grado di creare una rappresentazione della realtà, lontana e talvolta in aperto contrasto con quella empirica, sono gli stessi. Si tratta di una potenzialità, al pari di quella di innamorarsi o di avere una crisi di angoscia, presente in tutti noi, ma con un bassa probabilità di evocazione. Cosa determina lo sviluppo di un funzionamento mentale così abnorme da portare un individuo ad agire contro lo stesso istinto di conservazione? Ovviamente ai due estremi possiamo riconoscere individui “predisposti”, ovvero più suscettibili di altri secondo quanto la psichiatria insegna da tempo, e forme di pensiero più efficaci nel determinare questa sorta di plagio. Tutta la gamma degli effetti attribuibili alle influenze di gruppo, alle suggestioni collettive, alle identificazioni forzate, sono state discusse non solo in chiave psicologica, ma anche socio-antropologica.

Da un punto di vista scientifico l’interesse maggiore è dato dall’hardware sottostante il pensiero ed il comportamento dei “fanatici”, ma il dibattito ha imboccato la più delicata via dell’esame delle caratteristiche del cosiddetto fondamentalismo islamico quale incubatore ideale di mostri che altri fondamentalismi non produrrebbero. Questo ci spinge a studiare anche le caratteristiche del Cristianesimo che, nonostante sia la religione più tradizionalmente legata alla nostra cultura, è molto meno conosciuto di quanto si sia portati a credere.

Ci siamo perciò rivolti a Padre Roberto Tassi, studioso, autore di numerosi saggi e  impegnato in una pratica militante ed efficace del Cristianesimo, secondo una visione essenziale, interconfessionale ed ecumenica, poco legata all’immagine più convenzionale del sacerdote cattolico. Padre Tassi ci ha cortesemente messo a disposizione un suo documento-manifesto che tanto ha fatto discutere, e la cui eco è apparsa su quotidiani nazionali, fra cui “La Repubblica”. Lo pubblichiamo, in quanto ci sembra uno spunto efficace ed una intelligente provocazione per un nuovo dibattito al quale invitiamo tutti i visitatori del sito (inviare le e-mails a info@brainmindlife.org), particolarmente coloro che dissentono o che propongono un punto di vista originale.

 

BM&L-Settembre 2003