ICTUS: TRE NUOVI MODELLI PER LA TERAPIA

 

 

I recenti progressi compiuti nella ricerca di nuove terapie della patologia cerebro-vascolare acuta, a breve saranno oggetto di un aggiornamento di BM&L-Italia, in cui saranno presentate le nuove prospettive terapeutiche e saranno discussi i numerosi problemi tuttora irrisolti. Fra questi, c’è l’annosa questione della trasferibilità alla realtà clinica dei risultati ottenuti nella sperimentazione animale.

I primi modelli di ictus indotto artificialmente nelle specie murine, mediante occlusione arteriosa, lasciavano ben sperare in termini di comparabilità con la realtà umana, soprattutto al confronto con i quadri patologici sperimentali simulanti encefalopatie ad etiopatogenesi ignota. L’estrapolazione alla clinica ha, invece, deluso spesso le aspettative, sia per le generali differenze fra l’encefalo umano e quello degli animali da esperimento, sia per motivi legati alle procedure impiegate che implicano l’invasività delle iniezioni intravascolari e la variabilità della sede e dell’estensione delle lesioni arteriose prodotte.

Nishimura e i suoi collaboratori, impiegando la microscopia bifotonica ed una tecnologia laser, hanno realizzato tre nuovi modelli patologici che dovrebbero consentire una sperimentazione terapeutica basata su riferimenti più accuratamente definiti e prossimi agli elementi della patologia umana (Targeted insult to subsurface cortical blood vessels using ultrashort laser pulses: three models of stroke. Nature Methods 3, 99-108, 2006).

I ricercatori hanno trovato il modo di realizzare l’occlusione selettiva o il danno strutturale di un piccolo vaso localizzato in profondità rispetto alla superficie corticale, individuandolo mediante microscopia bifotonica e bersagliandolo con impulsi laser ultracorti.

 

In sintesi, sono stati realizzati tre modelli:

1) ictus da completa occlusione vasale, ottenuto mediante irradiazione multipla ad energia crescente;

2) ictus emorragico, prodotto con irradiazione ad alta energia;

3) ictus da stravaso ematico senza perdita della continuità del flusso vasale, simulato con irradiazione a bassa energia.

 

Sarà ora necessaria una sperimentazione che metta alla prova i modelli stessi e, se le buone premesse insite nelle procedure si riveleranno fondate, la ricerca per la terapia dell’ictus potrà avvalersi di strumenti migliori.

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la collaborazione nell’estensione del testo e la correzione della bozza.

 

 Diane Richmond

BM&L-Marzo 2006

www.brainmindlife.org