GIUSEPPE PERRELLA
ILLUSTRA LA TEORIA DI GERALD EDELMAN
(VENTIQUATTRESIMA
PARTE)
Visto come i caratteri generali degli stati coscienti possono essere spiegati in base alla TSGN, consideriamo ora le proprietà informative[1], evidenti soprattutto nei processi che gestiscono nozioni, dati e rappresentazioni in un ambito dominato dalle varie forme dell’attenzione cosciente. Tali forme vanno da stati diffusi, verosimilmente mediati dalle semplici interazioni cortico-corticali, a quelli meno generici sostenuti da attività del nucleo reticolare del talamo, fino alle forme più selettive dell’attenzione che, secondo Edelman, corrispondono a stati del nucleo dinamico influenzati dai circuiti corticali motori dei nuclei della base[2]: “… la teoria suggerisce che a formare la base degli stati coscienti in cui l’attenzione è più selettiva è il coinvolgimento del nucleo in circuiti che non inviano segnali ai muscoli. In tali stati selettivi, la modulazione del nucleo è tale che è come se un’anestesia profonda precludesse la percezione di tutti gli aspetti di un’immagine, di una scena o di un pensiero tranne quello su cui l’individuo è concentrato. Il meccanismo preciso che consente tale modulazione non è noto. Una delle possibilità è che i segnali inibitori inviati dai messaggi globali al talamo attraverso i gangli della base[3] consentano ad alcune risposte del nucleo di realizzarsi a scapito di altre”[4].
In ogni caso, Edelman è convinto che ciò che chiamiamo attenzione è in realtà un complesso di processi mediati da una “grande varietà di vie e meccanismi”[5] ancora in gran parte ignoti, ma di fondamentale importanza per comprendere il funzionamento dei processi coscienti. In particolare, è l’attenzione cosciente che consente di richiamare e collegare fra loro le routines automatiche apprese, alla base delle complesse memorie procedurali che adoperiamo nell’uso del linguaggio e nelle varie attività della vita quotidiana. L’ipotesi edelmaniana - ancora da verificare - è che questa funzione dell’attenzione cosciente si realizzi grazie alle interazioni fra il nucleo dinamico talamocorticale e i circuiti dei nuclei della base, ai quali si può aggiungere il cervelletto[6].
La proprietà informativa più affascinante è quella che, seguendo il celebre studioso di filosofia della mente e psicologia Franz Brentano[7], è definita intenzionalità.
Il termine non deve ingannare, perché non indica l’esistenza di intenzione da parte di un soggetto, ma si riferisce alla proprietà grazie alla quale la coscienza concerne oggetti e situazioni che inizialmente sono nel mondo. Intenzionalità e coscienza non coincidono; infatti molti stati coscienti come il tono dell’umore, la condizione fisica e, in genere, le reazioni affettivo-emotive, non sono intenzionali e, per converso, vi sono stati intenzionali che non sono presenti alla coscienza[8]. Ma vediamo in che modo questa proprietà informativa si spiega sulla base della teoria: “La TSGN estesa mette in rilievo che lo sviluppo iniziale di stati coscienti dipende dall’interazione con la categorizzazione percettiva guidata dai sistemi di valore. Tenendo conto che questo aspetto fondamentale della funzione cerebrale superiore dipende dai segnali che provengono dal mondo e dal cervello attraverso varie modalità, non sorprende che, sia negli stati coscienti percettivi sia negli stati di memoria, l’intenzionalità sia una proprietà centrale”[9].
Altra proprietà informativa è quella caratterizzata da straordinaria associatività e ampio accesso alla percezione, alla sensazione, alla memoria e alla rappresentazione: “Il vasto mappaggio del nucleo dinamico rientrante che è diffuso sulla corteccia è in accordo con questa proprietà. Nella rappresentazione per immagini, per esempio, il rientro impegna essenzialmente all’incirca gli stessi insiemi di vie che sarebbero coinvolti nella percezione visiva primaria, insieme ad altre vie associative. L’associatività è una proprietà che emerge dal rientro e dalle interazioni rientranti dei circuiti talamocorticali che costituiscono il nucleo. Anche la memoria non rappresentazionale ha proprietà degenerate che assicurano ricche associazioni con una grande varietà di circuiti oltre quelli coinvolti in un qualsiasi richiamo particolare”.
Infine, Edelman sostiene che la descrizione stessa del funzionamento del nucleo dinamico talamocorticale e delle sue interazioni con i circuiti dei nuclei della base, rende conto delle proprietà informative caratterizzate da centro, periferia e “frangia” e influenzate dall’ambiente circostante.
[continua]
Il
testo, ripartito in parti pubblicate settimanalmente, è una sintesi della
trascrizione della registrazione della relazione del professor Perrella, che è
autore anche delle note, salvo dove è diversamente specificato. Il professor
Rossi ha provveduto ai tagli necessari a rendere il testo più snello ed adatto
alla lettura da parte di studenti e studiosi non specialisti.
[Tipologia del testo: RELAZIONE ORALE
TRASCRITTA]
[1] Come abbiamo già ricordato, Edelman è un fiero oppositore
dei modelli istruzionisti della mente che si basano sul prototipo concettuale della
“macchina di Turing” ed impiegano concetti e terminologia delle scienze
dell’informazione. L’uso dell’espressione “proprietà informative” non
rappresenta un’eccezione, ma solo una scelta lessicale obbligata.
[2] Per le funzioni cognitive mediate dai nuclei della base si
suggerisce la seguente rassegna: Ann M. Graybiel & Jonathan W. Mink, The Basal
Ganglia and Cognition. In M. S. Gazzaniga (editor), The Cognitive Neuroscience, pp. 565-585, The MIT Press, 2009.
[3] Per gangli della base
si intendono i nuclei della base del
telencefalo (putamen, pallido, caudato,
claustro, ecc.). Ricordiamo che, sebbene l’International Anatomical Nomenclature Committee (IANC) da oltre un quarantennio raccomandi la denominazione
nuclei della base, l’impropria
espressione “basal
ganglia” (che si è convenuto di tollerare in
embriologia) ricorre ancora nei testi di molti autori americani.
[4] Gerald M. Edelman, Più
grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, op.
cit., pp. 105-106.
[5] Gerald M. Edelman, op. cit., p. 106.
[6] In definitiva reti neuroniche appartenenti al sistema extrapiramidale della neurologia
classica.
[7] Franz Brentano, sacerdote dedito a studi filosofici e
psicologici, nacque nella città prussiana di Marienberg nel 1838 e morì a
Zurigo nel 1917. La sua opera, che aveva posto la categoria dell’intenzionalità
al centro dei fenomeni psichici e della teoria della conoscenza, influenzò la
fenomenologia e contribuì notevolmente allo sviluppo del pensiero psicologico
tedesco e mitteleuropeo in generale; lo stesso Freud tenne in grande
considerazione le sue tesi.
[8] Attualmente, con la generale adozione della distinzione fra
coscienza dichiarativa e non dichiarativa, che non equivale a
distinguere il “riflessivo” dal “pre-riflessivo”, e con il riconoscimento di
varie forme di processi psichici inconsci, i termini e gli oggetti della
discussione sono notevolmente mutati dal tempo di Brentano. In ogni caso,
Edelman non si sofferma su queste questioni teoriche.
[9] Gerald M.
Edelman, op. cit., p. 106.