GIUSEPPE PERRELLA ILLUSTRA LA TEORIA DI GERALD EDELMAN

 

 

(VENTITREESIMA PARTE)

 

 

Le prima esposizione e le prime relazioni di Gerald Edelman sul fondamento dei requisiti della coscienza di ordine superiore hanno incontrato obiezioni soprattutto a proposito della unitarietà e della continuità che, secondo tali osservazioni dissenzienti, non sarebbero sufficientemente giustificate sulla base degli argomenti appena citati. Alle obiezioni relative allo sviluppo della scena unitaria di cui facciamo costante esperienza dall’attività ritmica di gruppi neuronici circoscritti, l’autore della TSGN risponde che la distribuzione sovrapposta nel tempo e nello spazio di grandi quantità di gruppi di neuroni collegati da rientro dovrebbe essere sufficiente a superare il problema. Alle critiche secondo cui lo shifting degli stati del nucleo dinamico (C’), così come è descritto, non sarebbe in grado di garantire la sensazione di continuità degli stati di coscienza (C) senza la percezione di salti di fase o interruzioni, Edelman risponde: “Posso soltanto proporre una congettura: l’unione degli stati C’ coinvolge interazioni rientranti cicliche e concatenate. Tali interazioni ad anello e sovrapposte verrebbero favorite rispetto a circuiti dinamici connessi in modo lineare, anche se degenerati”[1].

In tal modo la teoria spiega il fondamento neurofunzionale dell’unitarietà e della continuità della coscienza pur nella variazione degli stati.

Un’altra parte importante dei caratteri generali della coscienza è riconducibile alle proprietà gestaltiche e alla tendenza al completamento messa in evidenza dagli studi di psicologia sperimentale. Ma, senza entrare nel particolare di tutti gli aspetti, si può subito osservare che la TSGN definisce una continua attività costruttiva del cervello originata dalle proprietà delle reti selettive rientranti che, nello scambio reciproco e sincronico, creano un campo comune ed unitario. Se delle mappe forniscono informazioni insufficienti, il compenso funzionale legato al rientro generalizzato realizza un completamento con dati provenienti dalle mappe più direttamente in equilibrio con quelle che presentano il difetto informativo. In altri termini, la teoria postula la realtà psichica, e dunque la coscienza stessa, come il prodotto di una costruzione che si basa su equilibri reciproci fra parti di un sistema complesso e non ammette al suo interno soluzioni di continuità.

Vediamo, in proposito, le parole dello stesso Edelman: “Uno degli aspetti della proprietà integrativa delle reti selettive rientranti è la comparsa del riempimento e delle proprietà gestaltiche. La dinamica rientrante comporta dominanze variabili fra due o più mappe corticali. Per tale motivo, e poiché le unità di selezione sono gruppi di neuroni con proprietà differenti, possono emergere integrazioni di ordine superiore in cui una certa proprietà può dominare o incorporarne altre, come si rileva nelle illusioni ottiche, uditive o somatosensoriali. Di più, i segnali illusori creati deliberatamente da neuroscienziati e psicologi per mettere in rilievo alcune caratteristiche – segnali che si contrappongono al consueto e più equilibrato flusso di segnali provenienti dall’ambiente – probabilmente favoriscono certe mappe rispetto ad altre in un’economia di rientro. La coscienza è essa stessa un fenomeno costruito internamente”. E poi: “Il cervello rientrante combina concetti e percetti con la memoria e con i segnali in arrivo per costruire un quadro coerente a tutti i costi”[2].

Mi sia consentito osservare che, in chiave evoluzionistica, il completamento è un corollario necessario della unitarietà delle funzioni che appartengono al soggetto: la presenza di vuoti o discontinuità creerebbe indecidibilità o conflitto decisionale, condizioni altamente  svantaggiose nell’adattamento all’ambiente naturale e nella competizione riproduttiva.

La tendenza al completamento è conosciuta soprattutto attraverso lo studio dei fenomeni psicologici connessi con la percezione visiva, quali i contorni creati dalla nostra inferenza percettiva e vari tipi di illusioni ottiche, tuttavia è corretto considerarla una caratteristica generale del processo cosciente perché ha ricevuto conferme da studi sperimentali sulle altre modalità di percezione, particolarmente l’uditiva e la tattile, ed è suffragata da osservazioni psicologiche e psicopatologiche sulla tendenza a colmare vuoti di memoria e di informazione con contenuti mentali ritenuti prossimi a quelli mancanti o con la confabulazione[3].

 

[continua]

 

Il testo, ripartito in parti pubblicate settimanalmente, è una sintesi della trascrizione della registrazione della relazione del professor Perrella, che è autore anche delle note, salvo dove è diversamente specificato. Il professor Rossi ha provveduto ai tagli necessari a rendere il testo più snello ed adatto alla lettura da parte di studenti e studiosi non specialisti. 

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Giugno 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RELAZIONE ORALE TRASCRITTA]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Gerald M. Edelman, Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, op. cit., p. 102.

 

[2] Gerald M. Edelman, op. cit., ibidem, p. 103.

 

[3] Dal Latino cum fabula, la confabulazione consiste nell’invenzione di fatti, dati, eventi o intere storie, e nella loro proposizione come veri nelle comunicazione orale. Le sue origini sono  psicologiche e spesso non presenti alla coscienza del soggetto, pertanto la confabulazione non va confusa con la costruzione deliberata e truffaldina di realtà inesistenti intese ad ottenere vantaggi materiali o di altro genere mediante l’inganno del prossimo. E’ fisiologicamente presente nell’infanzia, nelle bugie di persone ricche di immaginazione e  in alcune forme di sottocultura che la razionalizzano in una tipologia sociale. In psicopatologia è sintomo in vari quadri clinici. E’ particolarmente interessante la confabulazione, spesso consistente in invenzioni plausibili e verosimili, in pazienti affetti da amnesia, i quali appaiono spesso quasi costretti da un’urgenza interna a colmare l’imprevisto vuoto di memoria episodica.