GIUSEPPE PERRELLA ILLUSTRA LA TEORIA DI GERALD EDELMAN

 

 

(VENTUNESIMA PARTE)

 

 

A questo punto della nostra esposizione, se proviamo ad accostare il modello della coscienza di ordine superiore alle concezioni ed alle descrizioni che emergono dal campo delle scienze cognitive e della ricerca sulle basi neurobiologiche dei processi coscienti, noteremo che in queste ultime la distanza con la teoria di Edelman è ben definita da due concetti: rappresentazione mentale e codifica.

L’origine dei concetti secondo la TSGN ci rende conto sia di come si costruisce ciò che esperiamo come rappresentazione, sia della natura della codifica che, lungi dall’essere espressione di una computazione univoca per ogni elemento elaborato dalla nostra mente, consiste sempre in un processo di selezione fra configurazioni lievemente varianti nell’ambito di ciascuna categoria e, perciò, degenerate. Per il neuroscienziato newyorkese il substrato neurale della coscienza non è rappresentazionale, tanto quanto quello della memoria e dei concetti, e dunque la rappresentazione può considerarsi un aspetto emergente dai processi globali e non deve essere identificata con il significato che origina come sintesi complessiva dei vari livelli di interazione valore-categoria, e nell’esperienza cosciente può risentire di aspetti legati a sensazioni che non sono incluse in alcuna rappresentazione e che contribuiscono alla soggettività e all’unicità dell’esperienza.

Leggiamo quanto scrive Edelman al riguardo: “Il termine «rappresentazione» è usato in modo assai libero: lo si applica ad immagini, gesti, linguaggi e molto altro. Nella maggior parte dei casi, il referente e il significato sono collegati all’uso, ma identificare «significato» con «rappresentazione mentale», come spesso accade, è un errore […]. In ogni caso, è difficile evitare di concludere che coscienza e rappresentazione sono intimamente legate. Anche se un neurofisiologo può dire che una configurazione di scariche correlata a un segnale in entrata è una rappresentazione, questo uso del termine riflette un punto di vista in terza persona. Come tale, non comprende rappresentazioni per immagini, concetti e pensieri e di certo neanche i prodotti dell’intenzionalità, ovvero convinzioni, desideri e intenzioni.

A mio giudizio, benché il processo cosciente coinvolga la rappresentazione, il substrato neurale della coscienza non è rappresentazionale. […] In questa concezione la memoria non è rappresentazionale e i concetti derivano dalla creazione da parte del cervello di mappe delle proprie mappe percettive, che fa emergere le generalizzazioni, gli «universali». Mentre la memoria e i concetti, insieme ai sistemi di valore, sono necessari per il significato, o contenuto semantico, essi non sono identici a tale contenuto”[1].

Dopo queste parole, Edelman prosegue spiegando che una teoria della coscienza secondo la TSGN supera alcuni dei problemi che sorgono con le teorie psicologiche e filosofiche più seguite: “Il vantaggio di questa concezione è che non vincola le questioni del significato e del referente a una corrispondenza uno-a-uno con stati del cervello o dell’ambiente. Allo stesso tempo, consente di rendere conto dell’enorme varietà di «rappresentazioni» in funzione degli stati della coscienza primaria e della coscienza di ordine superiore. Per esempio, in una scena della coscienza primaria le immagini mentali emergono in gran parte grazie agli stessi processi neurali che generano le immagini percettive dirette. Le prime dipendono dalla memoria, le seconde dai segnali provenienti dall’esterno”[2].

La spiegazione edelmaniana dell’origine del processo cosciente esclude in tal modo la possibilità di processi di codifica simili a quelli adottati dagli elaboratori elettronici, così come l’esistenza di un “linguaggio del pensiero” o l’identità fra rappresentazioni mentali e significato. Le rappresentazioni sono espressione di reti degenerate di circuiti a loro volta degenerati: molte combinazioni diverse possono portare allo stesso significato. In altri termini, Edelman vuol dire che nelle attività neurali responsabili della coscienza di ordine superiore non si può cristallizzare, in base ad una configurazione di attività, una forma (codice) che esprima univocamente un contenuto (significato), e precisa: “A una data «rappresentazione» cosciente non corrisponde l’attività di un singolo circuito, un codice. E’ possibile che un neurone contribuisca a tale «rappresentazione» in un certo momento e che nel momento successivo non abbia contributi da offrire”[3].

Come abbiamo visto in precedenza, nella TSGN si dà il nome di “nucleo dinamico” all’insieme dei sistemi di innervazione reciproca e rientrante della corteccia cerebrale e del talamo che sarebbero alla base dell’elaborazione cosciente. Si potrebbe essere tentati di ipotizzare una corrispondenza fra le rappresentazioni mentali ad altrettanti “stati” del nucleo dinamico, ma tale ipotesi non è plausibile se alla base della funzione di questi sistemi c’è un’attività selettiva che opera su reti degenerate: “Gli stati del nucleo di per sé non «rappresentano» una data immagine, un concetto, o una scena con una corrispondenza uno-a-uno. In realtà, invece, alla base di una particolare rappresentazione vi possono essere stati diversi del nucleo, a seconda dei segnali in entrata, dell’ambiente, dello stato del corpo e di altri contesti. Le interazioni si basano su relazioni ed hanno le stesse proprietà degli insiemi polimorfi”[4].

 

[continua]

 

Il testo, ripartito in parti pubblicate settimanalmente, è una sintesi della trascrizione della registrazione della relazione del professor Perrella, che è autore anche delle note, salvo dove è diversamente specificato. Il professor Rossi ha provveduto ai tagli necessari a rendere il testo più snello ed adatto alla lettura da parte di studenti e studiosi non specialisti. 

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Giugno 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RELAZIONE ORALE TRASCRITTA]

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Gerald M. Edelman, Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, op. cit., p 88.

[2] Gerald M. Edelman, op. cit., p 89.

[3] Gerald M. Edelman, op. cit., p 90.

 

[4] Gerald M. Edelman, op. cit., ibidem.