GIUSEPPE PERRELLA ILLUSTRA LA TEORIA DI GERALD EDELMAN

 

 

(VENTESIMA PARTE)

 

 

Stabilito che secondo la TSGN lo sviluppo delle funzioni neurali riconducibili all’area corticale motoria del linguaggio di Broca e all’area recettiva di Wernicke è condizione necessaria ma non sufficiente perché si abbia la coscienza di ordine superiore tipicamente umana, consideriamo le altre componenti morfo-funzionali indispensabili.

Come abbiamo osservato precedentemente, l’autoelevazione semantica ha richiesto lo sviluppo di un nuovo livello di elaborazione e, dunque, di memoria[1], che ha consentito alla mente cosciente di concepire nel presente, a proprio piacimento, il passato e il futuro. Questo nuovo livello permette al soggetto di pensare a se stesso come oggetto, di proiettarsi nel tempo e nello spazio, e consente anche di operare delle ricostruzioni cognitive alla ricerca di qualcosa che si ritiene sia nella propria mente, come quando siamo in un punto della città e focalizziamo l’attenzione interna sulle tracce mentali di una mappa dei paraggi per provare a ricordare dove siano, per esempio, le più vicine rosticcerie, librerie o farmacie. Un tale livello di processo cognitivo cosciente si basa su ricordi e rievocazioni che appartengono alla memoria dichiarativa, ossia a quell’ordine di processi mnemonici immediatamente accessibili alla coscienza e di così frequente ed indispensabile uso da corrispondere al significato stesso che alla parola memoria si attribuisce nell’accezione comune. I processi della coscienza dichiarativa si basano infatti sulla memoria semantica, ossia la registrazione di dati e nozioni come quelli che sono oggetto dell’apprendimento scolastico, e sulla memoria episodica o memoria di lungo termine degli eventi della vita quotidiana, ricordati nella sequenza temporale in cui sono stati vissuti. In proposito è interessante notare che la maggior parte dei ricercatori tende ad identificare l’ambito dei processi della memoria autobiografica, sulla quale si costituisce la consapevolezza di identità e il “sentimento di sé”, con quello della memoria episodica.

Ebbene, tutti questi tipi di processi sembrano avere nell’ippocampo il loro fulcro funzionale e, dunque, si giustifica l’attribuzione da parte di Edelman alla struttura dell’archipallio che ricorda un cavalluccio marino, un ruolo della massima importanza fra le basi neurali della coscienza di ordine superiore: “Come ho già detto, è noto che l’asportazione bilaterale dell’ippocampo in un individuo adulto impedisce la trasformazione della coscienza e della memoria a breve termine in ricordi a lungo termine delle esperienze. Dopo l’intervento, il paziente conserva i ricordi episodici e le capacità narrative per gli eventi accaduti in precedenza, ma non può richiamare una sequenza di esperienze se non per brevissimi periodi. Una persona nata senza l’ippocampo sarebbe necessariamente priva di coscienza? Non lo sappiamo, ma presumo che, anche se si conservasse qualche forma di coscienza primaria, probabilmente la coscienza di ordine superiore non si svilupperebbe. La coscienza di ordine superiore dipende in parte dalla memoria episodica ed è improbabile che in mancanza di tale memoria si sviluppino attività semantiche coerenti”[2].

Quindi, questi processi mediati dai sistemi dell’ippocampo, insieme con quelli delle aree corticali del linguaggio che da una semantica hanno sviluppato una sintassi servendosi degli schemi funzionali evolutisi per consentire il procedere alternando le braccia ai nostri progenitori arboricoli[3], stabilendo nuovi rientri con i processi di categorizzazione ed attribuzione del valore della coscienza primaria basati sul nucleo dinamico, hanno costituito un nuovo livello che corrisponde alla nostra coscienza di ordine superiore.

In questa descrizione Edelman cede un po’ alla visione, dominante negli studi sull’evoluzione cerebrale, che tende ad attribuire a singole strutture le qualità peculiari della coscienza umana. In realtà, è implicito nella sua descrizione del funzionamento del nucleo dinamico, basato soprattutto sul sistema talamo-corticale e costituito da una miriade di interazioni dinamiche rientranti che millisecondo per millisecondo utilizzano la sintesi di un complesso straordinario di circuiti neurali, che la stessa coscienza primaria umana è diversa da quella degli altri primati. Se è lecito ed utile cercare di definire quali strutture nel corso dell’evoluzione siano andate incontro ai maggiori cambiamenti all’origine delle qualità uniche della nostra psiche, non bisogna dimenticare che l’encefalo intero, come parte di tutto l’organismo, è stato sottoposto nel suo complesso alle pressioni selettive che hanno dato luogo a tali requisiti: non abbiamo certo aree corticali per il linguaggio ed un ippocampo umano con nuclei della base e del tronco encefalico di scimmia.

In proposito, molto opportunamente, Gerald Edelman riflette sul livello genetico dei fenomeni evolutivi, attribuendo importanza ai geni morforegolatori. Attualmente lo studio di fattori di trascrizione come FOXP2, che regola centinaia e forse migliaia di altri geni intervenendo nei processi che hanno portato dagli schemi del canto degli uccelli all’articolazione della parola umana[4], ci aiuta a comprendere come siano pervasivi e complessi i cambiamenti imposti dall’evoluzione e quanto sia aleatorio ragionare su singole strutture neurali come se fossero organi indipendenti sottoposti a pressioni selettive diverse.

 

[continua]

 

Il testo, ripartito in parti pubblicate settimanalmente, è una sintesi della trascrizione della registrazione della relazione del professor Perrella, che è autore anche delle note, salvo dove è diversamente specificato. Il professor Rossi ha provveduto ai tagli necessari a rendere il testo più snello ed adatto alla lettura da parte di studenti e studiosi non specialisti. 

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Maggio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RELAZIONE ORALE TRASCRITTA]

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Edelman si limita a parlare di un nuovo tipo di memoria, tuttavia è implicito che la formazione di memorie astratte di tipo simbolico, il loro consolidamento, la loro rievocazione e l’utilizzo degli elementi memorizzati per tutti i processi di pensiero e cognizione cosciente, costituisca nel suo insieme un livello di elaborazione e non solo un tipo di memoria assente negli animali forniti solo di coscienza primaria.

[2] Gerald M. Edelman, Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, op. cit., p 84.

[3] Edelman accetta l’ipotesi, ancora oggi molto accreditata, secondo la quale la base neurale che ha consentito lo sviluppo della successione temporale e strutturale dell’eloquio e del pensiero verbale si sia evoluta dalla routine encefalica senso-motoria che gestiva il procedere sugli alberi dei nostri progenitori ancestrali. In realtà non tutti gli studiosi dell’evoluzione cognitiva umana concordano sul fatto che lo sviluppo di una semantica del linguaggio-pensiero abbia preceduto quello della sintassi.

[4] Si veda FOXP2 e la parola nella sezione “IN CORSO”.