GIUSEPPE PERRELLA ILLUSTRA LA TEORIA DI GERALD EDELMAN

 

 

(SECONDA PARTE)

 

 

I due tipi di processo selettivo e il rientro sono sufficienti, secondo Edelman, a spiegare la maggior parte delle proprietà del sistema nervoso centrale e a fornirci un fil rouge per comprenderne l’origine nel corso dell’evoluzione.

Quando questo insieme di idee prendeva forma, il mondo delle scienze biologiche era percorso da un fermento neo-darwiniano che, impiegando gli sviluppi statistici delle teorie di Malthus, applicava alle popolazioni cellulari principi evoluzionistici concepiti per popolazioni di individui di una specie, e le integrava con le più recenti conoscenze sugli ipotetici programmi genetici depositari delle memorie evolutive. Non stupisce che in quel periodo i testi di anatomia microscopica potessero avere titoli come “Programmi e Popolazioni Cellulari”[1], tuttavia non poteva considerarsi automatica l’applicazione di tali concetti, nella forma elaborata da Edelman, allo studio dei sistemi nervosi complessi, soprattutto perché per sottoporre al vaglio di laboratorio l’esattezza delle ipotesi e l’effettivo rilievo dei meccanismi proposti nello sviluppo e nella funzione del nostro cervello, era necessario definire con precisione l’unità biologica sulla quale la selezione avrebbe agito.

Edelman individuò l’unità di selezione nel gruppo neuronico[2] del quale, fin dalla prima formulazione della sua teoria, introdusse il concetto, poi rimasto sostanzialmente immutato nella dettagliata esposizione pubblicata nel 1987 col titolo Neural Darwinism[3]. Le critiche furono numerose. In particolare, gli si rimproverava di non aver fornito criteri certi per l’identificazione di gruppi di neuroni funzionalmente omogenei e, dunque, prove della loro esistenza come unità di selezione. Horace Barlow[4], fra i critici più intransigenti, sostenne che per il formarsi degli insiemi di cellule selezionati dalla funzione, la dinamica della popolazione dovesse essere maltusiana, ossia costantemente crescente[5].

Francis Crick, uno dei padri della doppia elica che in quel periodo studiava le basi neurali della coscienza, non si limitò a rilevare l’inconsistenza della definizione di gruppo neuronico, ma andò oltre, rifiutando l’intera articolazione teorica, con un giudizio drastico e derisorio: “Se si deve usare un solo termine per tutto l’insieme di concetti, suggerirei edelmanismo neurale”[6].

Per Edelman fu facile smontare la critica di Horace Barlow, perché questi era in errore: né la selezione naturale nell’ambito dell’evoluzione darwiniana, né la selezione dei gruppi di neuroni proposta dalla TSGN, richiedono una popolazione crescente, ma si fondano, rispettivamente, sulla riproduzione differenziale e sullo sviluppo differenziale. Meno facile, invece, risultò provare la corrispondenza biologica dei principi della teoria e convincere gli scettici vicini alle posizioni di Francis Crick, perché a tal fine erano necessarie prove di laboratorio dei meccanismi proposti[7].

Le argomentazioni a sostegno della TSGN, per quanto plausibili e ben formulate, sono state avversate con convinzione, fino a quando si sono avuti risultati sperimentali che hanno dimostrato in maniera diretta l’esistenza dei gruppi neuronici e le funzioni del rientro. Alcune fra le evidenze più significative sono state ottenute dai gruppi di Wolf Singer e Reinhard Eckhorn, i quali hanno dimostrato nelle colonne di orientamento della corteccia visiva che la probabilità di scarica di una singola cellula è strettamente connessa alla probabilità di scarica dell’insieme di tutte le cellule adiacenti nella colonna[8].

Gli esperimenti avevano reso evidente che un gruppo di cellule, definite dalla capacità di rispondere ad uno specifico orientamento di una sbarretta nel campo visivo, scaricava sincronicamente con una frequenza prevalente di 40 hertz in presenza dello stimolo e, in assenza di questo, cessava di essere attivo a quella frequenza.

Per la prima volta il rientro fu dimostrato dalla registrazione di potenziali di campo nelle mappe V1 e V2: sempre in presenza della sbarretta orientata in modo da costituire stimolo specifico, i due gruppi neuronici che rilevavano lo stimolo nelle due diverse aree, presentarono un’oscillazione in accordo di fase a 40 hertz. Edelman e i suoi colleghi realizzarono un fedele modello computerizzato di quanto avveniva nella corteccia visiva nel corso di questi esperimenti e, mettendo alla prova il modello, rilevarono che l’eliminazione anche di un solo ramo del percorso rientrante riprodotto artificialmente, portava fuori fase l’oscillazione dei gruppi neuronici simulati e faceva perdere la coerenza[9].

 

[continua]

 

Il testo, ripartito in parti pubblicate settimanalmente, è una sintesi della trascrizione della registrazione della relazione del professor Perrella che è autore anche delle note, salvo dove è diversamente specificato. Il professor Rossi ha provveduto ai tagli necessari a rendere il testo più snello ed adatto alla lettura da parte di studenti e studiosi non specialisti.

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Gennaio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RELAZIONE ORALE TRASCRITTA]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si fa riferimento ad un’opera in tre volumi realizzata da Gianfranco Tajana sulla scorta di lavori simili pubblicati negli USA e in altri paesi ad avanzato sviluppo scientifico.

[2] Il gruppo neuronico è l’unità di selezione. Proprio perché fosse generalmente applicabile a tutti gli insiemi sui quali riteneva potesse esercitarsi la selezione, Edelman formulò il concetto in modo da apparire  oggettivamente generico. Se un gruppo fosse stato definito come un insieme in matematica, ossia sulla base di precise proprietà di inclusione ed esclusione, tutti i dubbi e le perplessità dei critici e dei detrattori della TSGN si sarebbero immediatamente dissolti.

[Di passaggio notiamo che nella maggior parte delle traduzioni degli scritti di Edelman si è preferito rendere neuronal con neuronale, invece di adoperare neuronico, secondo un’aggettivazione italiana più corretta. In questa trascrizione si segue fedelmente l’esposizione del presidente Perrella che, pur preferendo neuronico, non censura l’impiego di neuronale, ormai diffuso da qualche decennio (Nota del Trascrivente)].

[3] Gerald M. Edelman, Neural Darwinism. The Theory of Neuronal Group Selection. Basic Books, New York 1987. Si tratta del saggio più celebre che, insieme con Topobiology e The Remembered Present, compone la trilogia classica del pensiero edelmaniano.

[4] Horace Barlow è tra i maggiori sostenitori dell’esistenza di una gerarchia cellulare nella corteccia sensoriale, secondo quanto ipotizzato da Hubel e Wiesel per la corteccia visiva: cellule semplici, complesse ed ipercomplesse. Esiste per Barlow la “cellula della nonna”, termine introdotto da Lettvin (1969), adottato da Konorski e reso popolare più di recente dal saggio di Charles Gross (Genealogy of the Grandmother Cell, 2002), ossia un neurone che si accende solo alla vista della nonna, come era accidentalmente accaduto nel corso di un esperimento. La teoria di Edelman non lascia spazio a una simile possibilità: la funzione di riconoscimento di una persona è affidata all’interazione di gruppi di neuroni che realizzano la sintesi di sottoprocessi specializzati. Tuttavia, Barlow rimane fermamente convinto della sua opinione (v. Horace Barlow, Grandmother Cell, Symmetry and Invariance: How the Term Arose and What the Facts Suggest. In The Cognitive Neurosciences. (IV Edition) The MIT Press, 2009).

[5] Gli studi di Thomas Malthus furono fonte di ispirazione per Charles Darwin, il quale affermò di aver immaginato il modo in cui la lotta e la competizione avessero condotto alla selezione naturale leggendo l’osservazione di Malthus secondo cui le popolazioni crescono in progressione geometrica, mentre le riserve di cibo crescono soltanto in progressione aritmetica.

[6] Citato alla p. 129 di Gerald M. Edelman, Sulla Materia della Mente. Adelphi, Milano 1993 (traduzione italiana di Bright Air, Brilliant Fire – On the Matter of the Mind. Basic Books, New York 1992). Si veda per l’intera discussione: Crick F., Neural Edelmanism. Trends in Neurosciences XII, 240-248, 1989.

 

[7] Una teoria scientifica per essere accettata, oltre a fondarsi su dati verificati e coerenza interna, deve consentire di fare previsioni che trovino conferma sperimentale; per tale ragione si voleva che sulla base della TSGN, ad esempio, si prevedessero dei meccanismi embriogenetici non ancora conosciuti. Nel tempo, i risultati della ricerca hanno fornito molti esempi di processi di sviluppo edelmaniani, quali i meccanismi competitivi e selettivi che determinano il formarsi dell’innervazione dei motoneuroni.

[8] Eckhorn R., et al. Coherent oscillations: a mechanism of feature linking in the visual cortex? Multiple electrode and correlation analyses in the cat. Biological Cybernetics 60, 121-130, 1988.

[9] Si vedano per gli esperimenti sul rientro: Sporns O., et al. Reentrant signaling among simulated neuronal groups leads to coherency in their oscillatory activity. Proc. Natl Acad. Sci USA 86, 7265-7269, 1989; Sporns O., Tononi G., Edelman G. M. Modeling perceptual grouping and figure-ground segregation by means of active reentrant connections. Proc. Natl Acad. Sci USA 88, 129-133, 1991.