PROGRESSI NELLA GENETICA DEL DISTURBO AUTISTICO

 

 

La nostra comprensione delle cause genetiche dei disturbi delle spettro dell’autismo (ASD, da Autism Spectrum Disorders)[1] è notevolmente migliorata negli ultimi decenni, e il mosaico di dati che emerge dall’intenso lavoro condotto in tutto il mondo, costantemente si arricchisce di nuove tessere che aggiungono dettagli utili alle nozioni classiche. Tuttavia siamo ancora lontani da una conoscenza completa che ci consenta di ricondurre tutti gli aspetti delle alterazioni strutturali e funzionali a precisi meccanismi molecolari, e molte domande rimangono senza risposta. Ad esempio, nonostante le evidenze dei ruoli svolti in alcuni casi da varianti rare e de novo, le basi genetiche della maggior parte della casistica rimangono ignote ed è scarsamente definita l’implicazione delle varianti genetiche comuni. Due lavori recenti forniscono un contributo significativo per la risposta ai principali quesiti insoluti: il primo propone la prima evidenza sicura di un ruolo di comuni polimorfismi a singolo nucleotide (SNP, da single-nucleotide polymorphisms), mentre il secondo amplia le nostre conoscenze sulla partecipazione della CNV (copy number variation).

Wang e colleghi del Centre for Applied Genomics, Children’s Hospital of Philadelphia, Pennsylvania, hanno condotto studi sull’intero genoma impiegando due campioni molto estesi, il primo costituito da famiglie-ASD e il secondo dalla popolazione generale, ed hanno ottenuto risultati molto interessanti pubblicati lo scorso 28 maggio su Nature (Wang K., et al. Common genetic variants on 5p14.1 associate with autism spectrum disorders. Nature 459, 528-533, 2009).

I ricercatori hanno trovato sei SNP con associazioni significative tra i geni per le molecole di adesione cellulare caderina 9 e caderina 10. Questo risultato appare di notevole rilievo perché da tempo l’alterazione dell’adesione fra neuroni è stata implicata nella patogenesi di queste sindromi e perché la caderina 10 è espressa nella corteccia frontale, una regione strutturalmente alterata nell’autismo.

Wang e i suoi numerosissimi collaboratori hanno poi impiegato un pathway-based approach, ossia una procedura che combina i dati dei polimorfismi per cercare differenze statisticamente significative fra alcuni gruppi di geni ed il resto del genoma. In tal modo è emerso un gruppo costituito da 25 geni di caderine e 8 geni di neurexine, così fornendo un’ulteriore conferma del ruolo dell’alterazione dell’adesione neuronica.

Il secondo studio, condotto da Glessner e colleghi dello stesso Center for Applied Genomics  di Philadephia (Glessner J. T., et al. Autism genome-wide copy number variation reveals ubiquitin and neuronal genes. Nature 459, 569-573, 2009) ha indagato CNV implicate nella suscettibilità allo sviluppo di ASD.

Lo studio ha individuato nove nuove varianti ed ha confermato l’implicazione di alcune CNV precedentemente individuate.

L’identità dei geni identificati conferma ancora l’importanza dell’adesione neuronica e suggerisce un ruolo per la via dell’ubiquitina.

Questi due studi, oltre ad aver fornito un contributo alla comprensione dell’architettura genetica delle sindromi che si manifestano con i sintomi dell’autismo, aiutano a comprendere la base biologica delle alterazioni che compromettono lo sviluppo e le funzioni del sistema nervoso centrale in questi casi.

Il passo successivo sarà lo studio dell’espressione e del funzionamento dei geni individuati.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Nicole Cardon

BM&L-Giugno 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 



[1] Come è noto, si tratta di un ampio gruppo di disturbi neuroevolutivi e neuropsichiatrici caratterizzati da deficit della comunicazione verbale, dell’interazione sociale e dello sviluppo psiconeuromotorio, con patterns comportamentali ed ideativi ristretti e ripetitivi.