L’ALTERAZIONE FRONTO-STRIATA DA STRESS ALTERA LE DECISIONI

 

 

Lo stress cronico compromette i processi decisionali alterando alcune attività encefaliche cruciali per la cognizione; uno studio condotto da Dias-Ferreira e colleghi ha esplorato il sostrato neurale di questo effetto tossico (Dias-Ferreira E., et al. Chronic stress causes frontostriatal reorganization and affects decision-making. Science 325, 621-625, 2009).

I processi che sottendono le decisioni implicano l’attività di numerosi sottosistemi e raggiungono nell’uomo un grado elevato di complessità, che articola le componenti automatiche con quelle deliberatamente coscienti[1]; tuttavia le basi neurali essenziali che implicano l’attività dei neuroni fronto-striati e varie routines sensomotorie si sono conservate nell’evoluzione dei mammiferi, rendendo particolarmente interessante la sperimentazione animale sui roditori.

Per compiere scelte appropriate alle circostanze un animale deve essere in grado di passare da una strategia comportamentale ad un’altra, ossia deve disporre della possibilità di impiegare la modalità suggerita dalla condizione di volta in volta esperita; in altre parole deve poter contare su un repertorio di possibilità fra le quali scegliere. Lo stress cronico sembra ridurre questa gamma e i ricercatori hanno voluto accertare in che modo si determini l’effetto. L’aver subito l’azione di uno stressor per un tempo protratto ha inciso sulle strategie decisionali dei ratti impiegati nelle prove, compromettendo l’abilità di eseguire azioni sulla base delle conseguenze che quegli stessi atti avevano causato.

La sperimentazione è stata condotta impiegando due differenti compiti basati su un condizionamento operante (classiche action outcome tasks con variazione delle contingenze) e confrontando le prestazioni di ratti sottoposti in precedenza a stress cronico, con quelle degli omologhi animali di controllo. I roditori stressati mostravano un comportamento meno flessibile e più governato dall’abitudine, apparendo insensibili alle variazioni nel valore dell’esito dell’azione e resistenti al cambiamento dell’effetto contingentemente prodotto dal risultato della propria azione.

I ricercatori hanno accertato una riorganizzazione patologica evidente nelle connessioni della corteccia con i nuclei del corpo striato. In particolare, è stata riscontrata un’atrofia dei circuiti cortico-striati che mediano il comportamento diretto ad uno scopo, con rilevanti evidenze per la corteccia infralimbica e pre-limbica, e per un’area corrispondente allo striato dorso-mediale. A questo quadro atrofico faceva riscontro l’ipertrofia dei circuiti sensomotori che si ritiene siano alla base del comportamento abituale, come quelli dello striato dorso-laterale.

La portata di questi risultati potrebbe essere maggiore di quanto appaia a prima vista, perché potrebbero fornire un contributo all’individuazione della base neurofunzionale che collega lo stress all’abitudine compulsiva nella dipendenza da sostanze psicotrope.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Settembre 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Gli studi sulla complessa rete di aree e collegamenti che è alla base delle decisioni, e delle decisioni umane in particolare, è oggetto di numerosi studi e, scorrendo le nostre “Note e Notizie”, è possibile trovare molte recensioni di lavori che consentono di farsi un’idea dello stato attuale delle conoscenze. Ad esempio, lo scorso anno Haynes e i suoi collaboratori hanno dimostrato che l’attività in due aree non motorie della corteccia consentiva di predire l’esito di una decisione di movimento fino a 10 secondi prima che una persona diventasse consapevole della decisione stessa (si veda: Note e Notizie 06-06-08 Sede cerebrale dell’origine inconscia delle decisioni). Tali patterns di attività sono stati riscontrati nell’area 10 di Brodmann e nella corteccia parietale (precuneo/ corteccia cingolata posteriore), aree che si ritengono implicate in funzioni esecutive e nell’elaborazione del sé. Quest’anno, fra l’altro, si è dato conto dei progressi nella conoscenza delle basi neurali delle scelte che incidono sul valore (si veda: Note e Notizie 16-05-09 Basi delle scelte che incidono sul valore).