LA PERCEZIONE DEL FREDDO E LA COSTRUZIONE DELLA MENTE

 

 

Sentire freddo e percepire al tatto che un oggetto è freddo, sono due condizioni e sensazioni diverse. Eppure, in ogni cultura vengono assimilate concettualmente e semanticamente: “ho freddo”, “fa freddo”, “è freddo”, appartengono alla stessa categoria. Questa astrazione mentale, che esiste fin dai tempi più remoti come testimoniato dalle lingue antiche, sappiamo che ha un oggettivo riscontro fisico nella stima  della temperatura.

Così ha introdotto un incontro con i gruppi di ricerca strutturali, Giuseppe Perrella, presidente di BM&L-Italia. Partendo dalle nuove scoperte sui processi biofisici alla base della percezione del freddo, ha tracciato un quadro dei rapporti esistenti fra l’elaborazione percettiva degli stimoli fisici e l’organizzazione del sistema nervoso.

La teoria della mente elaborata da Gerald Edelman, nota come Darwinismo Neurale, risolve attraverso un complesso di interpretazioni biologiche gli enigmi che le teorie istruzioniste si erano limitate ad accantonare. La capacità di animali, anche molto semplici, di comportarsi come se astraessero categorie logiche e generalizzassero apprendimenti astratti, pur non servendosi di codici e di istruzioni, deriva dagli stessi principi “costruttivi” del sistema nervoso.

Esponendo in sintesi il quadro teorico della selezione dei gruppi neuronali di Edelman e proponendo alcune personali ipotesi e congetture in armonia con la teoria del premio Nobel, Giuseppe Perrella ha evidenziato come nella costituzione di patterns operativi mentali precursori dei concetti basati sul linguaggio-pensiero (synthetic operational patterns, SOP) possano aver giocato un ruolo importante le memorie percettive, patrimonio della specie, che hanno preso parte all’evoluzione dell’organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale.

 

Nicole Cardon

BM&L-Dicembre 2004