CONTRO I FARMACI ANTIPSICOSICI NELL’ALZHEIMER

 

 

Un principio generale di prudenza che ispira ogni branca della farmacoterapia vuole che, nell’impiego di farmaci che agiscano su organi ammalati, si tenga specificamente conto dei processi patologici in atto e in prospettiva, per evitare che il meccanismo d’azione del farmaco, alle dosi impiegate, possa entrare in sinergia diretta o indiretta con la patogenesi del danno. Proprio di questo principio non si tiene conto quando si impiegano neurolettici e vari altri antipsicosici a dosaggio pieno in una patologia neurodegenerativa grave come quella che caratterizza la malattia di Alzheimer, nella quale è la stessa natura della patogenesi molecolare e cellulare del danno a rendere il cervello nel suo complesso molto più vulnerabile ad eventuali azioni tossiche.

La scuola neuroscientifica di BM&L, proseguendo nell’impegno tenuto per anni dal suo attuale presidente, intende sostenere una campagna di sensibilizzazione dei medici psichiatri e neurologi circa i potenziali rischi nell’impiego, nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer, di antipsicosici, spesso in associazione con altri (talvolta numerosi altri) farmaci psico-neurotropici.

In un incontro del gruppo di studi di psico-neuro-farmacologia di BM&L-Italia, condotto da Ludovica Poggi, si è discusso dei meccanismi molecolari che potrebbero intervenire negli effetti collaterali indesiderati e tossici di tali farmaci nei pazienti affetti da demenza degenerativa.

Nel corso della discussione si è fatto notare che gli antipsicosici non sono approvati per l’uso nelle demenze neurodegenerative negli USA, tuttavia molti psichiatri americani li prescrivono ai loro pazienti con allucinazioni, deliri, altre forme di distorta percezione (illusioni) e condotte aggressive. In Italia, purtroppo, non sono pochi gli psichiatri che non basano le proprie prescrizioni su riflessioni e ragionamenti neurobiologici, inquadrando l’azione della molecola somministrata nel quadro della fisiologia e della fisiopatologia molecolare, ma si limitano ad abbinare una specialità medicinale ad un sintomo, o ad un gruppo di sintomi, seguendo una stanca routine che li porta ad assimilare segni e sintomi di una demenza organica in un soggetto anziano ad una schizofrenia insorta in età giovanile.

Il mese scorso, il problema è venuto all’attenzione dei media americani e mondiali, in seguito alla pubblicazione sul New England Journal of Medicine di uno studio condotto da Lon Schneider della Southern California University: tre farmaci antipsicosici di seconda generazione sono stati sperimentati contro placebo, col risultato di non rilevare alcuna differenza significativa fra pazienti trattati e non trattati (Katherine Whalley, Antipsychotic use for AD questioned. Nature Reviews Neuroscience 7, 831, 2006).

In una intervista Schneider ha dichiarato che “molti pazienti non ne traggono benefici” (Washington Post, 12 ottobre 2006) e che “la tendenza a causare effetti indesiderati…supera gli eventuali vantaggi” (Reuters, 11 ottobre 2006). Thomas Insel, direttore del National Institute of Mental Health (NIMH) dove si svolge un’intesa attività per la ricerca di nuovi psicofarmaci più efficaci, ad azione più selettiva e meno tossici, ha dichiarato a proposito degli antipsicosici: “Questi farmaci chiaramente non sono la risposta”. Perfino Bruce Kinon, psichiatra di una casa farmaceutica che produce uno degli psicofarmaci contro le psicosi più prescritti nei pazienti con malattia di Alzheimer, si è rivelato critico contro questa indicazione, invitando alla prudenza, come ha rilevato Diane Richmond, citando un’intervista dello stesso Kinon rilasciata al New York Times.

Nel corso dell’incontro è stato proposto un sintetico aggiornamento sul meccanismo d’azione dei cosiddetti “nuovi antipsicosici”, ed è stata presentata una review sull’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici, dell’intervento medico-specialistico non-farmacologico e del supporto familiare.

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Nicole Cardon

BM&L-Novembre 2006

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