LA REALE ILLUSIONE DI ESSERE NEL PROPRIO CORPO

 

 

E’ noto che in sogno possiamo avere la sensazione di essere fuori dal nostro corpo e guardarci dall’esterno, ma è possibile in condizioni di veglia esperire uno stato simile per effetto di sostanze psicotrope o di tecniche psicologiche di dissociazione della coscienza, come il “sogno da svegli guidato”.

Tali possibilità ci ricordano che il sentirsi tutt’uno con il proprio corpo richiede l’integrazione di più componenti funzionali che, qualora vengano scisse, non garantiscono più il processo di sintesi necessario all’effetto di unitarietà, consentendo il verificarsi dell’esperienza paradossa di uno spirito disincarnato. Proprio sulla possibilità di scomporre in parti la sensazione unitaria del sé, si fondano gli studi volti ad accertarne la base neurofunzionale.

Due recenti lavori pubblicati su Science hanno studiato gli effetti di out-of-body-experiences in persone sane, ottenendo risultati che hanno suscitato interesse ben oltre la cerchia degli specialisti, investendo vari mezzi di comunicazione di massa.

Nelle due ricerche è stata indotta la sensazione di essere fuori dal corpo mediante un paradigma di realtà virtuale basato sulla cosiddetta “illusione della mano di gomma” in cui le esperienze percettive della vista e del tatto entrano in conflitto.

Durante gli esperimenti, i volontari guardavano l’immagine virtuale di un corpo sollecitato dal contatto di una bacchetta, mentre il proprio corpo reale veniva toccato nello stesso punto. Lo speciale contesto e la procedura seguita negli esperimenti, induceva l’illusione di guardare se stessi dall’esterno (Leonie Welberg, Body Consciousness. Nature Reviews Neuroscience 8 (10), 738, 2007).

Henrik Ehrsson del Karolinska Institutet di Stoccolma, autore di uno dei due studi, ha dichiarato che “l’illusione rivela il meccanismo elementare che produce la sensazione di essere dentro il corpo fisico” (Timesonline) “ci sentiamo localizzati là dove sono i nostri occhi” (BBC news).

Susan Blakemore della University of the West of England (Bristol) rileva che “gli scienziati hanno a lungo supposto che la chiave per queste esperienze straordinarie, che talvolta cambiano la vita, consiste nella rottura della nostra normale illusione di essere un sé dietro i nostri occhi” (BBC news).

Ehrsson sostiene che questi studi gettano luce sul più elusivo degli argomenti delle neuroscienze, ossia la natura della coscienza, perché “l’esperienza del proprio corpo come il centro della consapevolezza è un aspetto fondamentale dell’autocoscienza” (Timesonline).

La nostra osservazione conclusiva rispecchia l’opinione di Leonie Welberg: quando sarà possibile ripetere esperimenti come questo studiando il cervello dei volontari mediante Risonanza Magnetica Funzionale, si potranno certamente rilevare dati importanti per la definizione dei correlati neurali del sé.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Novembre 2007

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