COME SI DIFFONDONO E SI CONSERVANO GLI ERRORI

 

 

Concezioni erronee in contrasto con le conoscenze scientifiche, espressioni, modi di dire e ragionare contrari a ciò che è noto, al buon senso, alla logica e persino alla grammatica delle lingue, possono diffondersi rapidamente e talvolta conservarsi persistendo nel corso dei secoli.

Un recente incontro di BM&L-Italia dedicato a questo tema, ha consentito lo sviluppo di un’interessante discussione sulle ragioni culturali, socio-antropologiche e psicologiche alla radice di questo fenomeno.

Talvolta gli errori non determinano conseguenze, come nel caso dell’erronea denominazione “anidride carbonica” per indicare la CO2, talaltra, come quando prodotti del comportamento o del pensiero ideologico sono assimilati a qualità, proprietà o requisiti psichici, si possono produrre conseguenze sul piano individuale e collettivo rilevanti. La maniera in cui concepiamo noi stessi è condizionata da convinzioni erronee, spesso pervicacemente radicate, come risulta evidente agli studiosi di psicologia e di altre discipline che hanno per oggetto le funzioni psichiche. Si può dire -sintetizzando le affermazioni di Filippo Rucellai- che fra le “parole dure come sassi” di cui parla Nietzsche in Aurora, non ci sono solo i frutti di una cattiva filosofia o di un pensiero non condiviso, ma anche veri e propri errori.

E’ emerso dalla discussione che alcune tendenze o bias mentali e alcuni processi operanti in ambito sociale sono rinvenibili già nell’antichità, ma oggi a questi si aggiungono i meccanismi, i modi e i tempi della società della globalizzazione, che producono scenari inediti e non sempre rassicuranti.

Il mancato riconoscimento è uno dei motivi più semplici e frequenti alla base della protezione involontaria che si offre all’errore, tuttavia in alcuni ambiti del sapere, della comunicazione e dell’esperienza umana, l’errore è preservato sebbene sia riconosciuto. In questi casi, gruppi sociali, culturali o singole persone, pur avendo piena consapevolezza della natura erronea di termini, definizioni, congetture e teorie, non si impegnano nella loro confutazione, ma le rispettano per ragioni che si possono ricondurre direttamente o indirettamente a forme di potere materiale o ideale, realmente esistente o solo presunto.

Diane Richmond, responsabile della sezione MIND della Società Nazionale di Neuroscienze “BRAIN MIND & LIFE ITALIA”, ha proposto una review degli studi più recenti sull’argomento.

La ricerca psicologica ha indagato i fattori che consentono di prevedere il successo in termini di radicamento e diffusione: gli spazi astratti e i luoghi concreti in cui gli errori sono riprodotti e trasmessi hanno notevole importanza, al pari del mezzo culturale di più immediata appartenenza in cui sono stati generati; al contrario, non sembra rilevante il grado di distanza dal vero. Non meraviglia, perciò, che si diffondano, si consolidino e vengano difese e protette, accanto ad inesattezze ed improprietà, costruzioni fantasiose, menzogne e calunnie prive di fondamento nei fatti o nella logica. Giovanni Rossi ha osservato che sui meccanismi di cognizione collettiva che sostengono questi fenomeni si basano da lungo tempo le attività di depistaggio messe in atto dai servizi di sicurezza degli Stati nazionali e da varie organizzazioni internazionali con fini politici o criminali. Sugli stessi effetti psicologici fanno affidamento alcune forme di comunicazione della propaganda politica e della pubblicità commerciale.

In proposito Roberto Colonna ha osservato che, sgomberare il campo della cultura generale e della conoscenza della doxa dagli errori e dall’abitudine ad accettarli passivamente, potrebbe aiutare ad isolare ed evidenziare le mistificazioni.

“Terminologie, enunciazioni, forme di sapere e convinzioni, se trattate come giuste, vere, utili ed efficaci, in molti casi si consolidano indipendentemente da quanto siano sbagliate o false”, ha affermato Giuseppe Perrella, che ha svolto un’articolata riflessione qui di seguito sintetizzata.

Elizabeth Loftus e la sua scuola hanno da tempo dimostrato che è possibile impiantare nella mente di una persona false memorie, costruite ad hoc per gli esperimenti, e poi assistere all’elaborazione di queste come se fossero ricordi di eventi realmente accaduti, con tutte le conseguenze cognitive ed emotive delle esperienze reali. Una sorta di equivalente sociale delle false memorie individuali della Loftus sembra operare nei processi che, nel fanatismo religioso ed ideologico e nel pregiudizio collettivo, proteggono gli errori. La nostra mente ha la facoltà di distinguere il vero dal falso in base a prove empiriche, come nel caso del giudizio su un’affermazione del tipo: “è giorno”, oppure in base ad una conoscenza di riferimento come nel caso dell’affermazione: “due più due fa quattro”. Possiamo chiamare la prima prova del vero e la seconda prova del giusto.

A queste due modalità di giudizio si può fare riferimento indirettamente come quando crediamo nelle affermazioni di altri: “era giorno quando sono uscito dall’ufficio” e “i conti tornavano perfettamente”. In questo caso opera anche il filtro automatico della verosimiglianza: so che la persona in questione esce dall’ufficio alle quattro del pomeriggio, sa fare bene i calcoli e non avrebbe interesse a mentire a suo danno.

Nel fanatismo e nel pregiudizio la fase di prova del vero e del giusto, diretta o indiretta, così come il filtro di verosimiglianza, mancano e sono sostituite dal riconoscimento di appartenenza dell’oggetto del giudizio al sistema di convinzioni preconcette presenti nella propria mente.

In altre parole, un semplice processo associativo, come il riconoscimento di appartenenza, sostituisce l’esercizio logico di una valutazione critica diretta o l’impiego di criteri culturali che la implicano indirettamente. A questo si può aggiungere anche l’accantonamento del filtro di verosimiglianza che opera costantemente come meccanismo pre-riflessivo, quasi automatico, nella nostra esperienza quotidiana.

Fattori di questo genere, oltre a proteggere gli errori, intervengono in processi di psicologia individuale e collettiva che saranno oggetto di un prossimo incontro.

 

Isabella Floriani

BM&L-Marzo 2006

www.brainmindlife.org