ALZHEIMER: DA DUE MODELLI SPERIMENTALI MURINI UN RISULTATO IN CONTRASTO CON I PRECEDENTI

 

 

In due modelli murini di malattia di Alzheimer, in contrasto con quanto emerso dalla sperimentazione in vitro, si è riscontrato che il rame poteva ridurre la tossicità del peptide β-amiloide.

Il primo dei due modelli artificiali di neurodegenerazione è il topo transgenico APP23, in cui è iperespresso il gene per il precursore del peptide amiloide (APP) con conseguente riduzione dell’attività dell’enzima superossido dismutasi-1 (SOD1) e formazione di placche amiloidi per accumulo del peptide e risposta infiammatoria locale. Nell’APP23 Bayer e i suoi collaboratori (Dietary Cu stabilizes brain superoxide dismutase1 activity and reduces amyloid Aβ production in APP23 transgenic mice, Proc. Natl Acad. Sci. USA 100, 14187-14192, 2003) hanno dimostrato che il rame introdotto con la dieta era in grado di ristabilire i normali livelli di attività della SOD1 ed anche di ridurre la produzione del peptide beta-amiloide.     

In un altro modello murino sperimentale, Phinney e colleghi (In vivo reduction of amyloid-β by a mutant copper transporter, Proc. Natl Acad. Sci. USA 100, 14193-14198, 2003) hanno trovato che nella variante omozigote per un trasportatore del rame mutante che causa accumulo di rame nel citoplasma, i livelli di beta-amiloide e la deposizione di placche erano ridotti. Questi risultati portano alcuni ricercatori a speculare circa l’utilità terapeutica del rame negli stadi precoci della malattia di Alzheimer umana.  

 

BM&L-Gennaio 2004