DONNE DI CERVELLO

 

(MATERIALI)

 

 

 

PERIODO DAL 7 AL 20 FEBBRAIO 2015.

 

 

 

In queste due settimane è stato suggerito l’approfondimento biografico delle “donne di cervello” di seguito elencate. Naturalmente si chiede, oltre ad un contributo nella raccolta di informazioni per la compilazione dei profili, un giudizio sulle scelte. In altri termini, si vuole che ciascuna esprima il proprio parere sull’opportunità o meno di includere i nomi proposti.

 

Laura d’Abrantes (1784-1838). Scrittrice francese, fu autrice di numerosi romanzi ma, soprattutto, delle “Memorie”, una straordinaria raccolta di scritti sul periodo dell’Impero e della Restaurazione, impiegati dagli storici dei decenni successivi. Andò in moglie al generale A. Junot, che non contribuì a sostenerla nel suo impegno storico e letterario.

 

Emma Montague Barstow (1865-1947) più nota con lo pseudonimo di Baronessa Orczy. Scrittrice inglese di origine ungherese, fu autrice nel 1905 del romanzo più letto e diffuso al mondo in quel periodo: “La primula rossa”. La narrazione è focalizzata su un episodio della Rivoluzione Francese magistralmente illustrato. L’opera fu modello di stile e diffuse modi di dire, fra cui quello legato al titolo stesso che, in tutto il mondo, indica una persona introvabile o che si rende preziosa sfuggendo ad incontri, impegni ed occasioni sociali, viaggiando di continuo. Emma Montague Barstow scrisse anche: “Beau Brocade” (1908); “The Laughing Cavalier” (1914); “The Honourable Jim” (1924).

 

Matilde Serao (7 marzo 1856 - 25 luglio 1927). Greca, di madre greca e padre napoletano, nacque a Patrasso. Femminista ante litteram, si impegnò per ottenere una presa di coscienza sulla condizione femminile e si batté per i diritti della donne. Fu giornalista e narratrice di rara efficacia e profondità nella resa psicologica dei personaggi, soprattutto femminili, nella loro cornice storica e sociale, curata nei particolari secondo i canoni del più autentico verismo. Se si eccettua una parentesi in Roma, visse e morì a Napoli, che descrisse magistralmente nei suoi romanzi, soprattutto mettendo a nudo il carattere più genuino di un popolo messo a tacere dall’arroganza del potere borbonico. Fra i suoi romanzi, ebbero particolare successo: Fantasia (1883); Paese di cuccagna (1890); La ballerina (1899); Suor Giovanna della Croce (1900-1901). Nel 1882 si trasferì a Roma dove collaborò al Capitan Fracassa, al Fanfulla della Domenica, alla Nuova Antologia e alla Cronaca bizantina. Nel periodo romano pubblicò: Pagina Azzurra; La conquista di Roma; Il ventre di Napoli; Allerta, sentinella!; Il romanzo della fanciulla; Piccole anime. Nel 1884 sposò il celebre giornalista napoletano Edoardo Scarfoglio, con il quale diresse il quotidiano “Il Mattino” di Napoli. Con Scarfoglio, prima de Il Mattino, aveva fondato il Corriere di Roma e il Corriere di Napoli, per il quale ideò la rubrica “Api, mosconi e vespe” che fu famosa, trasferita agli altri suoi giornali e imitata fino ai giorni nostri. Ottenne molte collaborazioni di prestigio, fra cui quelle di Giosuè Carducci e Gabriele D’annunzio. È stata di recente rivalutata una sua opera bollata come “misticheggiante” dalla critica dell’epoca: Nel Paese di Gesù (impressioni di viaggio), basata su ricordi di un viaggio in Palestina e pubblicata nel 1898. Nel 1904 si separò dal marito e fondò, sempre a Napoli, “Il Giorno”.

 

(L’amica che ha inviato questo brano contesta come erronee alcune affermazioni e date riportate nella biografia di Wikipedia e rimanda all’Enciclopedia Treccani e ad altre opere enciclopediche per un riscontro).

 

Anna de la Tremouille o Principessa Orsini (1642-1722). Francese di nascita, nel 1675 sposò in seconde nozze il Duca Flavio Orsini di Bracciano. Creò a Roma un grande centro di influenza politico-culturale francese. Il suo salotto divenne sede di importanti decisioni politiche. Divenuta nuovamente vedova, entrò a far parte della corte di Spagna, dove esercitò una profonda influenza su Filippo V.

 

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006). È stata giornalista, scrittrice e libera pensatrice. Nata durante il ventennio fascista, giovanissima seguì il padre nel movimento clandestino di resistenza e presto divenne membro del corpo di volontari per la libertà contro il Nazismo. Durante l’occupazione nazista di Firenze, il padre, un liberale che aveva presagito le conseguenze dell’ascesa al potere di Benito Mussolini, fu preso prigioniero e barbaramente torturato. Le vicende paterne, che lasciarono una traccia indelebile nella mente della giovane Oriana, motivarono ancor più la ragazza nella suo precoce attivismo contro gli oppressori. A soli 14 anni ricevette un riconoscimento d’onore dall’Esercito Italiano per il suo attivismo durante la guerra. Fu la prima donna italiana a lavorare come corrispondente di guerra. Poco dopo il 1945, finita la II guerra mondiale, Oriana decise di diventare scrittrice: “La prima volta che sedetti alla macchina da scrivere, mi innamorai delle parole che emergevano come gocce, una alla volta, e rimanevano sul foglio… ogni goccia diventava qualcosa che se detta sarebbe scivolata via, ma sulle pagine quelle parole diventavano tangibili” (Intervista di Luciano Simonelli, 1979). Molto importante nella sua formazione fu anche la figura della madre, dalla quale apprese la fierezza, l’orgoglio e la dedizione alle cause morali. Quando divenne la compagna del poeta Panagulis, che descrisse come un martire nel suo libro Un Uomo (1979), considerò sua madre e il suo uomo le due persone che amava di più al mondo: “Le due creature che amavo di più. Le amavo tanto che dividere il mio amore per loro era una fatica quasi drammatica; voglio dire, il tempo che passavo con l’uno mi sembrava rubato a quello che avrei dovuto passare con l’altra e… Una della scale, tra piano terreno e primo piano, nella mia casa di campagna, è quella che unisce l’appartamento dove viveva la mamma e l’appartamento dove vivevamo io e Alekos. Ebbene, quando ero lì con entrambi, era tutto un correre su e giù per quelle scale… Su e giù, su e giù. Poi, di colpo, nel giro di pochi mesi, l’immobilità. Se ne erano andati tutti e due.”.

Avviata al giornalismo dallo zio, il giornalista e direttore di settimanali Bruno Fallaci, Oriana considerò suo maestro Curzio Malaparte. I primi articoli di costume, cronaca nera e giudiziaria li scrisse per il “Mattino dell’Italia Centrale”, dalla quale fu licenziata per essersi rifiutata di scrivere un articolo denigratorio su Palmiro Togliatti. Si trasferì allora a Milano, dove andò a lavorare al settimanale Epoca diretto da suo zio. Presto cominciò ad intervistare figure politiche di rilievo e a seguire gli eventi internazionali. Ha lavorato per il settimanale «Europeo» – fino a quando la pubblicazione ha chiuso i battenti – e collaborato con altre testate, sia in Europa, che nel Sudamerica. Ha intervistato figure del calibro del direttore della Cia William Colby, il primo ministro pakistano Ali Bhutto, l’iraniano Ayatollah Khomeini, concentrandosi sul loro ruolo di figure dominanti nel sistema politico internazionale…

 

 (L’amica che ha inviato questo brano biografico si ferma qui e scrive: “Continuate voi”).

 

Isabella Floriani

BM&L-20 febbraio 2015

www.brainmindlife.org