IL DOLORE COME MALATTIA NEURODEGENERATIVA

 

(SESTA PARTE)

 

La potente attivazione da parte del dolore di aree cerebrali che elaborano le emozioni, è un’importante acquisizione degli anni recenti che ha determinato un superamento dei tradizionali limiti del campo di studio della neurofisiologia nocicettiva. Infatti, è stato accertato che i processi responsabili della sofferenza fisica determinano un’intensa attivazione della corteccia cingolata anteriore (ACC, da anterior cingulate cortex)[1], una regione che sembra implicata nel governare vari aspetti emotivi delle esperienze protopatiche, e dell’amigdala, il cui importante ruolo nella paura e in altre reazioni e stati emotivi è ben noto. Queste aree, che fanno parte di una sorta di asse cerebrale del dolore - come è stato battezzato di recente - possono diventare iperattive in sindromi e stati di dolore cronico, assumendo a loro volta un ruolo concausale mediante l’accentuazione della reattività di questi pazienti, in una sorta di circolo vizioso.

Studi recenti hanno fornito elementi significativi a favore dell’ipotesi che la ACC svolga un ruolo di collegamento fra l’elaborazione sensitiva del dolore e le risposte emozionali. Vari fattori che innescano il dolore cronico agiscono specificamente su questa parte della circonvoluzione del cingolo: i danni dei nervi periferici e l’infiammazione cronica, ad esempio, determinano una ristrutturazione neurale nella parte anteriore della corteccia cingolata che, d’altra parte, nella sua elaborazione delle risposte al dolore, subisce l’influenza di fattori psicologici come l’umore, le aspettative e la suggestione ipnotica[2]. Perciò si ritiene che la ACC integri gli impulsi sensitivi con gli stati emotivi e la sua attività sia alla base di alcune manifestazioni cliniche associate al dolore cronico, come i disturbi del sonno, la depressione e un particolare stato di angoscia caratterizzato dalla paura che la sofferenza diventerà così intensa da non essere più affrontabile e sopportabile (pain catastrophizing).

La comparsa di dolore nella depressione e nel PTSD[3], con una frequenza superiore alla media, potrebbe avere la sua base fisiopatologica in un’aumentata ed alterata attività della ACC.

Un altro aspetto interessante per la comprensione del ruolo dell’asse del dolore è che la sua iperattività aumenta le componenti spiacevoli dell’esperienza. Su questa base si può ipotizzare che gli stati di dolore cronico corrispondono ad una conversione dello schema funzionale normale (top-down), in cui i processi cognitivi ed emotivi controllano l’andamento del dolore, in un pattern fisiopatologico (bottom-up) in cui le informazioni sensitive dolorose dominano, alterando l’equilibrio emotivo e, in parte, anche quello cognitivo-affettivo.

Fece scalpore, alcuni anni or sono, il rilievo di deficit cognitivi causati dal dolore.

Nel 2004 un gruppo della Northwestern University’s Feinberg School of Medicine, guidato da A. Vania Apkarian, ha dimostrato che persone affette da dolore lombosacrale cronico o da sindrome dolorosa regionale complessa - una condizione debilitante che si può sviluppare dopo un trauma - mostravano una riduzione della capacità di valutare rischi e ricompense in prove decisionali. Pazienti e soggetti volontari sani di controllo furono sottoposti a delle prove basate sullo Iowa Gambling Task, un gioco che implica una scelta fra carte appartenenti a due mazzi, uno “cattivo”, che propone alti guadagni immediati ma ingenti perdite in futuro, e uno “buono” che, a fronte di guadagni immediati più bassi, assicura minime perdite future. I volontari di controllo, oltre a scegliere molto più spesso dei sofferenti le carte del mazzo “buono”, tenevano una condotta costante che contrastava con l’atteggiamento incostante dei pazienti, i quali frequentemente passavano da un mazzo di carte all’altro, con un atteggiamento che poteva apparire volubile. Questo risultati, insieme con quelli di altri studi simili, suggeriscono che le emozioni spiacevoli associate al dolore cronico riflettono l’esistenza di uno stato funzionale alterato, interferente con processi automatici alla base di valutazioni e giudizi come quelli richiesti in un gioco d’azzardo o in una simile situazione di scelta della vita reale.

 

[continua]

 

La nota, divisa in parti per la pubblicazione sul sito, è la trascrizione di una relazione tenuta giovedì 26 novembre 2009 dal professor Giuseppe Perrella, presidente della Società Nazionale di Neuroscienze. L’autrice del testo, ringraziando il presidente per la disponibilità mostrata nell’accettare la riduzione della sua articolata trattazione e per le note aggiunte al testo, consiglia la lettura delle numerose recensioni di argomento connesso, che sono state pubblicate negli ultimi anni nella sezione “NOTE E NOTIZIE” (a partire da quelle recenti, come Note e Notizie 21-11-09 La percezione del dolore nella donna) e degli altri scritti correlati, editi nelle altre sezioni del sito (ad esempio: Dibattito sui nuovi farmaci nella terapia del dolore in RUBRICHE - Dibattiti).

 

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-Gennaio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RASSEGNA]

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Il giro del cingolo (gyrus cinguli, secondo l’IANC, International Anatomical Nomenclature Committee) o circonvoluzione del corpo calloso, che Broca aveva descritto come lobulo del corpo calloso, circonda e segue dal ginocchio allo splenio il contorno del corpo calloso come il cingolo di un carro armato, con il margine superiore delimitato dal solco del cingolo che, con i suoi rami più piccoli, lo rende irregolare e festonato, presentando parti che Rolando aveva paragonato alla cresta del pollo (circonvoluzione crestata). In corrispondenza dello splenio si continua con la circonvoluzione dell’ippocampo, che appartiene alla faccia inferiore degli emisferi e costituisce uno dei collegamenti più studiati per comprendere i ruoli fisiologici dei neuroni che hanno sede in questa formazione. Osservando la superficie mediale dell’emisfero ci si rende conto che il giro del cingolo ne costituisce una parte importante, sormontata da giro frontale interno, lobulo paracentrale, cuneo e precuneo: strutture neocorticali implicate nei processi cognitivi.

[2] Come è stato documentato in vari studi mediante neuroimaging. Si veda, in proposito: Nash M. R. & Benham G., The Truth and the Hype of Hypnosis. Scientific American MIND, giugno 2005.

[3] Si veda G. Perrella, Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli 2005.