UN DANNO CHE PROTEGGE DAL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (PTSD)

 

 

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) [F43.1 (DSM-IV-TR); 309.81 (ICD-10)] nelle sue due varianti, acuta e cronica, configura una sindrome psichiatrica spesso gravemente disabilitante e caratterizzata da un profilo sintomatologico facilmente riconoscibile: varie forme di reviviscenza dell’evento traumatico attraverso memorie intrusive e sogni angosciosi, sofferenza psichica dovuta all’esposizione ad elementi in grado di rievocare il trauma o connessi in vario modo con la prima risposta, reazioni di allarme per stimoli ordinari, ipervigilanza, attività psichica intensa e defatigante per evitare la sofferenza dovuta a rievocazioni ed evocazioni associative, sintomi dissociativi e numerosi altre manifestazioni presenti nei disturbi depressivi e di angoscia.

Il PTSD è stato associato ad ipoattività nella corteccia prefrontale ventro-mediale, iperattività nell’amigdala e ridotto volume dell’ippocampo (Si veda per una trattazione dettagliata dell’argomento: Giuseppe Perrella, Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). Dipartimento di Neuroscienze, Università di Napoli “Federico II”, 2005), ma se vi sono elementi di certezza per ciò che concerne la riduzione di volume ippocampale come effetto dello stato tossico generato dall’attività abnorme dei sistemi di mediazione dello stress, per altre variazioni di volume e di attività rimangono le perplessità di una lunga diatriba su quanto sia causa e quanto effetto del disturbo. Per accertare il ruolo di singole aree cerebrali nella fisiopatologia del danno responsabile dei sintomi, Koenigs e colleghi della Cognitive Neuroscience Section dei National Institutes of Health (NIH) hanno studiato un singolo campione di veterani della Guerra del Vietnam che, oltre ad essere stati esposti ad eventi emozionali traumatici, avevano subito lesioni organiche cerebrali.

Il risultato dell’osservazione ha fornito un dato ben definito e difficilmente prevedibile: il PTSD si era verificato con una frequenza decisamente più bassa nei reduci che avevano subito un danno in una di due regioni encefaliche:

1) la corteccia prefrontale ventro-mediale;

2) un’area situata anteriormente nel lobo temporale ed includente l’amigdala.

Sulla base di questi risultati si può ritenere che la corteccia prefrontale ventro-mediale e l’amigdala abbiano un ruolo decisivo nei processi che determinano lo sviluppo dei sintomi che soddisfano i criteri diacritici per la diagnosi del PTSD.

 

Roberto Colonna

BM&L-Febbraio 2008

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