DANNO DA COCAINA RIDOTTO DA UN AMBIENTE RICCO

 

 

La carenza di stimoli ambientali è in grado di influire sul sistema nervoso centrale determinando effetti negativi sullo sviluppo, sulla morfologia e sulla fisiologia; al contrario, un ambiente più ricco di stimoli della media, è in grado di indurre neurogenesi, sinaptogenesi, aumento di efficienza nelle prestazioni cognitivo-comportamentali, maggiore resistenza allo stress, minore tendenza a sviluppare ansia e depressione.

Se in passato la ricerca si limitava ad indagare i correlati morfo-funzionali cerebrali più evidenti di questi effetti dell’ambiente, attualmente è sempre più frequente l’identificazione di effetti genetici consistenti in variazioni dell’espressione genica di proteine-chiave per lo sviluppo neuronico e per l’attività sinaptica. In questo quadro di conoscenze si è affermata una diversa visione dell’omeostasi ambientale che, abbandonata l’annosa e statica dicotomia nature vs nurture, tende a definire i patterns molecolari e cellulari indotti dall’ambiente come impronte quantitative e qualitative conferite alla fisiologia di un organismo.

In questa ottica, molti studiosi hanno ritenuto che gli effetti di una diversa condizione di stimolazione ambientale possano tradursi in differenze fisiologiche generali, particolarmente evidenti in neurofisiologia. Si è ipotizzato che il grado di stimolazione ambientale possa perciò, indirettamente, influenzare la risposta all’azione compulsiva di sostanze psicotrope d’abuso. Di fatto, è noto che condizioni di vita sfavorevoli aumentano la vulnerabilità agli effetti delle droghe, ma non si sa se, al contrario, esperienze stimolanti possano determinare una maggiore resistenza.

Solinas e collaboratori del 1° Istituto di Fisiologia e Biologia cellulare dell’Università di Poitiers (Francia) hanno sperimentato gli effetti dell’arricchimento ambientale (EE, da Environmental Enrichment) durante le fasi precoci della vita, sulla dipendenza da cocaina indotta nel topo, e ne danno conto in un lavoro di prossima pubblicazione (Solinas M., et al. Environmental enrichment during early stages of life reduces the behavioural, neurochemical, and molecular effects of cocaine Neuropsychopharmacology [Epub ahead of print 7 May; doi: 10.1038/npp.2008.51], 2008).

I ricercatori hanno potuto rilevare che l’EE, introdotto dopo lo svezzamento, riduceva nei roditori adulti sia gli effetti stimolanti, sia l’effetto-ricompensa indotto dalla cocaina.

Tali effetti dell’ambiente, non si accompagnavano ad alterazione dei livelli di dopamina dei neuroni striatali, ma erano associati alla ridotta espressione del gene precoce zif-268 nel nucleo accumbens (immediatamente indotta dalla cocaina) e si giustificavano in base ad un effetto fisiologico di blocco dell’attivazione, dovuta alla cocaina, dei neuroni dello striato ventrale.

L’induzione del comportamento ripetitivo di assunzione della sostanza psicotropa, che condiziona gran parte della sua tossicità sul tessuto nervoso cerebrale, si accompagna a modificazioni molecolari di lungo termine; fra queste, in precedenti studi, è stata dimostrata l’importanza dell’incremento del fattore di trascrizione ΔFos B, che si ritiene medi i cambiamenti indotti dalla dipendenza.

Solinas e colleghi hanno riscontrato, dopo ripetute somministrazioni di cocaina in grado di far aumentare il fattore di trascrizione nei topi di controllo, che ΔFos B diminuiva nei roditori sottoposti all’EE fin dallo svezzamento.

Questi risultati provano la riduzione degli effetti della cocaina da parte di un “trattamento preventivo” con EE fin dallo sviluppo post-natale, e forniscono il riscontro di una risposta alla sostanza psicotropa diversa da quella media, rilevabile nei neuroni dello striato.

 

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Lorenzo L. Borgia

BM&L-Giugno 2008

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