LA SCOMPARSA DI DANA REEVE, UN’AMICA E UN MODELLO PER BM&L

 

 

Dana Morosini Reeve, moglie di Christopher e presidente della maggiore associazione americana per la ricerca sulle paralisi, ci ha lasciati nella notte fra lunedì e martedì scorsi, a soli 44 anni, per un cancro del polmone che ha straziato con incredibile malignità una donna non fumatrice. Lascia tre figli: Will, il minore dei tre che ha solo 14 anni ed è nato da lei, e i due figli di Christopher, Matthew ventiseienne e Alexandra ventiduenne, che aveva sempre amato come propri.

Figlia di un cardiologo italo-americano di New York, Dana Morosini discendeva da una famiglia veneziana dalla quale aveva ereditato tradizioni di buon gusto e stile, che avevano certo contribuito a conferirle quella classe e quel fascino che ne hanno fatto un’icona della vita pubblica americana degli ultimi dieci anni.

Da attrice, cantante ed autrice, dopo l’incidente occorso al marito nel 1995, era divenuta promotrice e sostenitrice di organizzazioni dedicate alla ricerca scientifica, alla formazione medica e all’informazione assistenziale, quali la Christopher Reeve Paralysis Foundation (CRPF) -che inglobava la precedente istituzione nazionale americana per lo studio delle paralisi- il Christopher and Dana Reeve Paralysis resource Center e la National Organization on Disability (NOD). Il suo non era un ruolo di testimonianza, ma un impegno tecnico e militante dovuto al compito di interpretare materialmente i ruoli conferiti al marito, paralizzato dal collo in giù e limitato perfino nelle più elementari funzioni vegetative. Dana scriveva il testo degli interventi televisivi, delle interpellanze parlamentari, dei comunicati stampa, dei libri autobiografici che Christopher ci ha lasciato grazie a lei. Si, grazie alla tenacia del suo amore.

La caduta da cavallo durante un concorso ippico, aveva quasi staccato la testa dal collo dell’indimenticabile interprete di “Superman”, distruggendo l’articolazione fra il cranio e la colonna vertebrale, lacerando e mortificando tutti i tessuti nel punto di passaggio fra il Tronco Encefalico e il Midollo Spinale. La compromissione generale era gravissima e lo avrebbe portato a morte in breve tempo; l’unica possibilità di prolungare la vita per alcuni anni, ma da tetraparetico dipendente da un apparecchio per la respirazione e da molti altri presidi di supporto vitale, consisteva nel sottoporsi ad un intervento chirurgico con meno del 50% di probabilità di uscire vivo dalla sala operatoria.

Quando Christopher le confidò di ritenere inaccettabili le condizioni della sua esistenza e di voler porre fine alla propria vita al più presto, Dana gli chiese di accettare, per amore, un patto: sottoporsi all’intervento e concedere a lei ed ai tre figli ancora due anni, vivendo per loro e consentendo loro di fare il possibile per fargli ancora desiderare la vita; al termine di questo periodo, se avesse ancora desiderato morire, lei non si sarebbe più opposta.

Questo patto segreto, che esprimeva la forza dell’amore e della volontà di Dana, non fu rivelato da Christopher nemmeno nella commuovente autobiografia “Still Me”, in cui racconta di quella sua frase che gli fece comprendere come si possa vivere solo per amore: “Tu sei ancora tu, ed io ti amo”. Decise di parlarne solo sette anni dopo, nel 2002, in “Nothing is impossible”, sottolineando l’infinita gratitudine che provava per la donna che lo aveva messo al mondo, in un modo diverso, una seconda volta.

Negli Stati Uniti Dana Morosini Reeve è conosciuta come strenua paladina in difesa dei diritti degli ammalati, del finanziamento della ricerca, della lotta alle leggi americane ed internazionali che ponessero limiti alla sperimentazione, ma anche come persona capace di svolgere con carisma il ruolo di mentore per molti membri della NOD, di cui Christopher era vicepresidente. Per questo non ha sorpreso la determinazione e la competenza con cui ha ricoperto la funzione di chairwoman della CRPF dal 2004, mantenendo i rapporti di partnership, incluso quello con Brain Mind & Life, ed assumendo spesso il ruolo di supporto e guida per i partecipanti agli innumerevoli progetti, corsi ed attività scientifiche, didattiche e di sensibilizzazione nelle Università collegate alla fondazione.

Dana Morosini Reeve conosceva l’italiano e considerava la lingua del Bel Paese un veicolo unico di esperienza storica, artistica, scientifica, letteraria ed umana. La sua personalità, che fa dire e scrivere a molti oggi di essersi arricchiti nel conoscerla e frequentarla, non esprimeva un sentimentalismo istintivo, ma una profonda umanità costantemente alimentata da interessi culturali che prendevano vita in lei, conferendo forza e fascino alla sua capacità di trasmettere fiducia e speranza al suo prossimo.

 

Nicole Cardon & Giuseppe Perrella

BM&L-Marzo 2006

www.brainmindlife.org