CURE MATERNE, STRESS E METILAZIONE DEL DNA 

 

 

L’effetto protettivo delle cure materne sulla vulnerabilità allo stress è noto da tempo. In particolare, la prole che riceve scarse cure materne presenta una maggiore attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ed una accentuata risposta ad eventi minacciosi o stressanti che permane nel corso della vita. Numerosi studi hanno permesso di escludere, in questi casi, la responsabilità di caratteri trasmessi geneticamente, evidenziando meccanismi epigenetici alla base di questa alterazione della regolazione.

Il Corticotropin Release Factor (CRF) secreto dall’ipotalamo, ma prodotto anche in altre strutture cerebrali come l’ippocampo e l’amigdala, ha un ruolo-chiave nel determinare il grado di attivazione della risposta e, conseguentemente, la sua inibizione a feed-back da parte dei glucocorticoidi (cortisolo, nella specie umana) rappresenta il più importante fattore di regolazione. Per questo non meraviglia che le modifiche epigenetiche riguardino i recettori dei glucocorticoidi. In particolare, nei ratti che hanno ricevuto cure intense e frequenti, il promotore dei recettori ippocampali appare ipometilato, mentre nei roditori trascurati dalle madri, il gene risulta ipermetilato.

Weaver e i sui collaboratori hanno testato la reversibilità di questo processo iniettando nel cervello di ratti adulti, sia ad alta che a bassa risposta allo stress, un noto modulatore alimentare della metilazione del DNA, la metionina (Reversal of maternal programming of stress responses in adult offspring through methyl supplementation: altering epigenetic marking later in life. Journal of Neuroscience 25, 11045-11054, 2005).

I ratti che avevano ricevuto molte cure materne ed avevano, perciò, un basso grado di metilazione del promotore del recettore per i glucocorticoidi sviluppavano, con l’aumento della metilazione del gene, lo stato ed il comportamento di ipersensibilità allo stress tipico degli animali trascurati nelle fasi precoci dello sviluppo.

Nel loro complesso, i risultati degli esperimenti di questa ricerca suggeriscono che i meccanismi enzimatici di metilazione e de-metilazione possono essere attivati anche nei neuroni post-mitotici tipici del cervello adulto. La conoscenza di questa possibilità potrebbe rivelarsi utile per una migliore comprensione del substrato biologico della patologia psichica da stress ed aprire nuove prospettive alla ricerca terapeutica.

Gli autori di questo studio, però, vanno molto oltre questi orizzonti nella loro discussione. Infatti, poiché la metionina della dieta è essenziale nello sviluppo del cervello e anormalità nella metilazione del DNA sono state associate con malattie quali la sindrome dell’X-fragile e la schizofrenia, Weaver e i suoi colleghi ipotizzano modificazioni epigenetiche della metilazione attraverso la dieta come prospettiva terapeutica per una vasta gamma di disturbi psichiatrici e neurologici.

L’opinione di chi scrive è che saranno necessarie molte ricerche per comprendere e valutare nel dettaglio il ruolo della metilazione del DNA nei complessi processi che intervengono nello sviluppo del sistema nervoso centrale e nella regolazione della risposta allo stress. Quando si potrà stabilire un quadro coerente di rapporti fra gli eventi descritti in termini di neurobiologia molecolare e quelli conosciuti in termini di fisiologia dei sistemi, sarà possibile costruire ipotesi più fondate di un generico auspicio di impiego, magari per via orale, di “regolatori della metilazione” per curare sindromi gravi come il disturbo post-traumatico da stress o, addirittura, psicosi e patologie dello sviluppo del sistema nervoso.

 

Le autrici della nota ringraziano Giuseppe Perrella con il quale hanno discusso gli argomenti trattati.

 

Diane Richmond & Ludovica R. Poggi

BM&L-Gennaio 2006

www.brainmindlife.org