BRAIN MIND & LIFE: I CORPI MAMMILLARI

AGGIORNAMENTO

 

 Firenze, 27 febbraio 2004

 

 

 

SCHEDA INTRODUTTIVA

 

STRUTTURA E FUNZIONI DEI CORPI MAMMILLARI

 

 

Nella parte posteriore di quell’area estesa fra il chiasma ed i peduncoli cerebrali che prende il nome di spazio ottico-peduncolare, dove ha sede la sostanza perforata posteriore, sono visibili due piccoli rilievi simmetrici, ai lati della linea mediana, conformati come due mammelle, cui si dà il nome di Corpi Mammillari. Per rendersi conto bene della posizione alla base dell’encefalo di queste strutture e della loro conformazione, è necessaria un’attenta osservazione delle illustrazioni. Si può notare che i Corpi Mammillari rappresentano la terminazione di quella particolare struttura a forma di X curvata a cupola che prende il nome di Fornice (detto anche Volta a quattro pilastri dell’encefalo e, da altri autori che considerano le due branche anteriori una formazione unica, Volta a tre pilastri), le cui fibre longitudinali terminano, infatti, nei nuclei dei Corpi Mammillari. Talvolta è possibile scorgere, particolarmente nelle sezioni frontali, una piccola formazione a lato delle due piccole sporgenze, anche questa pari, detta tubercolo accessorio.

L’ingenuità localizzatrice ha portato spesso i pionieri delle neuroscienze ad ipotizzare una funzione ben definita per strutture dalla conformazione bene individuata, secondo le schematiche e semplicistiche idee dominanti nel passato. Oggi abbiamo una visione molto più complessa della fisiologia del cervello e ci rendiamo conto che le ragioni della forma di una struttura cerebrale sono più spesso da rintracciarsi nella filogenesi che nel rapporto attuale fra anatomia e un ruolo funzionale svolto, ad esempio, nei processi mentali. In altre parole siamo lontani dall’inferenza di un concetto funzionale banale, del livello software-mente, in una struttura anatomica che può essere paragonata ad un componente dell’hardware-cervello. Questo ci pone al riparo dall’errore di immaginare una grossolana e generica funzione, ristretta ai Corpi Mammillari, che abbia un senso compiuto nell’economia psichica. Non ci esime, però, dal cercare di comprendere, sulla base delle risposte elettrofisiologiche e delle connessioni anatomiche, quale ruolo possano avere i neuroni dei nuclei di questa struttura nel quadro funzionale che emerge dalle numerosissime ricerche che studiano questa e tutte le aree e le formazioni in connessione.

A tale proposito, caduto l’interesse per l’ipotesi di un ruolo importante nella mediazione fra le funzioni olfattive ed i sistemi neurovegetativo ed extrapiramidale, la traccia maggiormente seguita è quella dei rapporti con l’Ippocampo e, conseguentemente, con i processi mnemonici.

La neuropsicologia clinica, secondo la sua tradizione localizzatrice che risale a Broca, Wernicke, Déjerine e ai tanti neurologi del Novecento, attribuisce la funzione mancante od alterata in un paziente, all’area cerebrale che risulta lesa in quella patologia. La costanza del reperto, ad esempio, di interessamento dell’area 44 nell’afasia motoria e dell’area 22 in quella recettiva, portarono ad indicare la prima area come la sede del controllo della produzione verbale e la seconda come deputata a funzioni di comprensione verbale. Sebbene le funzioni linguistico-verbali abbiano una base funzionale molto più estesa e complessa l’associazione con i sintomi della lesione di queste aree conserva validità clinica. Secondo questa ratio, per il frequente insorgere di amnesia a seguito di lesioni dei Corpi Mammillari, in neuropsicologia si attribuisce loro un ruolo funzionale nei processi di memoria e di apprendimento.

 

RAPPORTI FRA STRUTTURA E FUNZIONE. Sulla base delle connessioni e delle caratteristiche cito-architettoniche i Corpi Mammillari possono essere suddivisi in una parte mediale ed una laterale. Complessivamente sono in connessione con l’Ippocampo, con i nuclei talamici anteriori e i nuclei tegmentali di Gudden, secondo un pattern caratterizzato da aree specifiche per la parte mediale e per quella laterale. Questa ripartizione ha suggerito la presenza di due sistemi paralleli che potrebbero avere due distinte sottofunzioni nella stessa tipologia di apprendimento.

Il nucleo mammillare laterale contiene cellule di direzione della testa che segnalano l’orientamento orizzontale di un animale. L’attività di queste cellule è necessaria per il segnle di direzione della testa del Talamo Anteriore, il quale a sua volta è cruciale per i segnali di direzione della testa nell’Ippocampo.

Il nucleo mammillare mediale contiene cellule teta-relate che riflettono l’attività dell’Ippocampo e si ritiene che agiscano segnalando la significatività, così che un’informazione che arriva con attività teta ha maggiore probabilità di essere registrata.

Mediante lo studio delle conseguenze di lesioni sperimentali prodotte nell’ animale è stata dimostrata la partecipazione dei neuroni di questa formazione alla codifica dell’informazione spaziale, e si è ipotizzato che i nuclei laterale e mediale vi contribuiscano in forma diversa e complementare. Sebbene questa ipotesi richieda di essere messa alla prova mediante una sperimentazione diretta per poter essere confermata, la sua plausibilità appare molto elevata, alla luce di vari risultati sperimentali. Ad esempio, alcune lesioni selettive nei nuclei del Talamo Anteriore, dove proiettano i neuroni dei Corpi Mammillari, riescono invariabilmente “additive” e questo avrebbe senso nel caso di due funzioni distinte ma correlate e concorrenti.

Studi clinici sugli effetti del danno dei Corpi Mammillari, indicano che questa regione è importante per il recupero dell’informazione episodica. Questa conclusione è in accordo con studi recenti che rivelano l’importanza per la memoria del tratto mammillo-talamico, la maggiore via di uscita dai nuclei mammillari. La gravità della perdita di memoria associata con il danno dei Corpi Mammillari dipende dall’estensione della lesione ad altre zone del Diencefalo, in particolare ai nuclei del Talamo Anteriore.

Sulla base di questi dati è stato proposto che i Corpi Mammillari permettano l’integrazione di informazioni di orientamento e informazioni di tipo teta, così da consentire l’elaborazione e la registrazione dei dati sensoriali provenienti da una scena esperita. Questi due ruoli sarebbero essenziali anche nel richiamo di memorie episodiche.

 

BM&L- 27 Febbraio 2004