INFLUENZA COGNITIVA DEI RITMI CIRCADIANI

 

 

Se da decenni è nota l’importanza dei ritmi circadiani nell’adattamento di base degli animali all’ambiente e molti progressi sono stati compiuti nella definizione di nuclei, vie e meccanismi molecolari del controllo nervoso ritmico della fisiologia dei sistemi, molto ancora vi è da indagare ed accertare per comprendere le conseguenze delle variazioni periodiche su funzioni come quelle cognitive, generalmente studiate e descritte come se fossero uniformi nel corso della giornata e anche durante periodi più lunghi.

Uno studio molto interessante ha verificato se una funzione cognitiva di primaria importanza, quale l’apprendimento, possa verificarsi ugualmente in presenza di alterazioni del sistema circadiano (Ruby N. F., et al. Hippocampal-dependent learning requires a functional circadian system. Proc. Natl Acad. Sci. USA 103, 15593-15598, 2008).

Per indagare l’influenza del sistema circadiano sull’apprendimento dipendente dall’ippocampo, Ruby e collaboratori del Dipartimento di Biologia della Stanford University hanno impiegato criceti siberiani (Phodopus sungorus), nei quali è stata indotta aritmicità mediante l’esposizione alla luce, senza la distruzione del nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN) - il principale controllore cerebrale della periodicità funzionale. In precedenti studi, l’eliminazione chirurgica del nucleo soprachiasmatico aveva determinato inevitabili lesioni nel tessuto ipotalamico circostante, rendendo spuri i risultati.

I roditori aritmici non hanno mostrato le normali variazioni circadiane nelle prestazioni di memoria osservate negli animali di controllo, e non erano in grado di riconoscere un oggetto nuovo da uno noto solo 20 o 60 minuti dopo il training. Questo deficit cognitivo sembrava indipendente dalle alterazioni nel pattern del sonno, in quanto manipolazioni della funzione del sonno non hanno prodotto effetti sulla prestazione.

L’iniezione per 10 giorni di pentilentetrazolo, un antagonista del neurotrasmettitore inibitorio GABA (acido γ-aminobutirrico), era in grado di ristabilire la prestazione, ma non il ritmo circadiano.

Gli autori del lavoro concludono che il sistema circadiano è implicato nella fisiologia della memoria in un modo indipendente dal sonno, e ipotizzano che l’attività ciclica inibitoria mediata dal GABA dei neuroni del nucleo soprachiasmatico, agisca modulando la periodicità dell’apprendimento.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Novembre 2008

www.brainmindlife.org

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]