CLONAZIONE TERAPEUTICA INDIVIDUALE NEL PARKINSON

 

 

Nel trapianto cellulare, il trasferimento nucleare di cellule staminali embrionali (nuclear transfer embrionic stem cells, ntESs) consente l’adeguamento genetico al ricevente, in grado di evitare quei problemi di compatibilità donatore-ospite che tanto hanno gravato sulla sperimentazione della terapia cellulare della malattia di Parkinson. Uno studio condotto da Tabar e collaboratori del Dipartimento di Neurochirurgia dello Sloan-Kettering Institute di New York, impiegando ntESs, ha ottenuto risultati molto incoraggianti (Tabar V., et al. Therapeutic cloning in individual parkinsonian mice. Nature Medicine 14, 379-381, 2008).

Come è noto, la neurodegenerazione parkinsoniana è caratterizzata dalla perdita dei neuroni della componente dopaminergica delle vie nigro-striatali, ossia dei collegamenti della formazione mesencefalica nota come substantia nigra (di Soemmering), con parte dei nuclei della base dell’encefalo appartenenti al corpo striato. La perdita dei neuroni, soprattutto nella fase avanzata del processo patologico, è la principale responsabile delle manifestazioni del danno, perciò come modello murino di questa malattia neurodegenerativa si impiegano topi sottoposti a distruzione, mediante 6-OH-Dopamina, delle cellule nervose dopaminergiche corrispondenti a quelle della sede del danno umano.

I ricercatori hanno adoperato ntESs, per ristabilire i livelli di dopamina fisiologici nello striato di 24 topi sottoposti all’azione necrotica del composto agente selettivamente sui neuroni dopaminergici. A questo scopo sono state realizzate 187 linee cellulari individualizzate per i singoli roditori, iniettando i nuclei prelevati dai fibroblasti, negli ovociti del topo.

Il trattamento con staminali autologhe ha determinato, nei topi affetti da Parkinson sperimentale, l’aumento dei neuroni dopaminergici senza l’infiltrazione del tessuto encefalico da parte di elementi cellulari del sistema immunitario e una netta riduzione del fenotipo comportamentale parkinsoniano tipico di questo modello murino della malattia.

Dopo alcuni risultati incoraggianti, gli esiti deludenti, contraddittori o francamente negativi della sperimentazione clinica della terapia cellulare della malattia di Parkinson, hanno generato un clima di estrema prudenza se non di sfiducia presso i medici neurologi, che hanno rivolto nuovamente la loro attenzione alla ricerca su modelli animali, con la speranza di ottenere soluzioni più promettenti da riproporre al vaglio dei trials clinici. La terapia con staminali autologhe, proposta in questo studio, costituisce senz’altro un progresso che merita la prosecuzione dell’impegno della ricerca.

 

Roberto Colonna

BM&L-Maggio 2008

www.brainmindlife.org