IL GIRO DEL CINGOLO ALLA BASE DELL’INTERESSE SOCIALE DEL MACACO

 

 

Fin dai primi studi sui correlati anatomo-patologici dei disturbi del comportamento, la neurologia e la psichiatria hanno messo in relazione il danno del lobo frontale con alterazioni dell’interazione sociale e con sindromi che potevano configurare vere e proprie sociopatie. Tuttavia, non è mai stata definita con precisione la struttura neurale che costituisce la base neurobiologica delle funzioni mentali che sostengono il nostro interesse per la vita sociale e le nostre abilità nel rapportarci agli altri. Gli studi più recenti, soprattutto quelli condotti mediante tecniche di neuroimaging, hanno evidenziato un quadro più complesso in cui la corteccia del lobo frontale non sembra avere il ruolo che le era stato attribuito in passato.

Rudebeck e colleghi hanno studiato nel macaco, il cui cervello è molto vicino a quello umano per organizzazione morfo-funzionale, il rapporto fra il danno strutturale e l’interazione sociale (A role for the macaque anterior cingolate gyrus in social valuation. Science 313, 1310-1312, 2006).

Dal lavoro emerge che il danno della parte anteriore del giro del cingolo distrugge i normali schemi che caratterizzano le manifestazioni di interesse sociale, ossia i patterns alla base delle valutazioni e della motivazione che porta gli animali ad interagire con altri individui della propria specie. La corteccia orbito-frontale, al contrario, non sembra essere necessaria per le funzioni sociali valutate negli esperimenti e, addirittura, è risultata associata a reazioni di paura. E’ dunque possibile che la corteccia anteriore del giro del cingolo contribuisca, insieme con altre strutture encefaliche, alla genesi e al mantenimento delle funzioni alla base del comportamento sociale dei primati.

Una semplicistica estrapolazione all’uomo del risultato di questo studio, come dei risultati di tanti altri studi simili, sarebbe imprudente, soprattutto se concepita in quell’ottica “localizzazionista” che la nostra scuola neuroscientifica ha sempre tacciato di neofrenologia; tuttavia riteniamo che si debba tenere nel debito conto quanto è emerso in questa ricerca, sia in rapporto al nuovo profilo fisiologico che si sta delineando per il cingolo anteriore, sia nel tentativo di comprendere i molteplici ruoli di singole aree nell’economia globale del cervello.

L’organizzazione del sistema nervoso centrale umano va dalla schematica ripartizione del midollo spinale nei due versanti sensitivo e motorio, fino a quel sistema di sistemi, oggi studiato mediante la teoria matematica della complessità, che è l’encefalo. Nel corso della filogenesi, funzioni senso-motorie automatiche hanno acquisito un controllo sopra-segmentario sempre più specializzato, da parte di gruppi di neuroni situati più cranialmente, in un processo definito encefalizzazione. Il risultato è un’architettura funzionale che può esprimere, anche negli atteggiamenti e nei gesti più semplici, le caratteristiche complessive di uno stato d’animo, mediante patterns globali che richiedono la partecipazione di strutture come il cervelletto, il tronco encefalico, il lobo limbico, i circuiti riverberanti della base e la neocorteccia.

Sarebbe perciò ingenuo localizzare un aspetto della vita psichica entro i confini di una singola area cerebrale; tuttavia lo studio che consente di accertare la partecipazione dei neuroni di un definito distretto topografico ad espressioni emotive, affettive e cognitive, può contribuire alla comprensione del complesso mosaico di priorità a schemi variabili che gestisce la nostra vita.

 

L’autrice della nota ha espresso opinioni che condivide con Giuseppe Perrella, con il quale ha discusso l’argomento. Entrambi ringraziano Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Nicole Cardon

BM&L-Ottobre 2006

www.brainmindlife.org