COME IL CERVELLO TRADUCE IN FORZA IL DENARO

 

 

Una delle forme più importanti di accordo sociale vigente nelle comunità umane, ossia il rapporto di lavoro, si basa sul valore simbolico del denaro. Processi cognitivi come la comparazione e il calcolo consentono di apprezzare la monetizzazione di una prestazione, tuttavia è noto che il compenso è in grado di esercitare sulle funzioni psichiche un’azione di stimolo diretto che precede le operazioni coscienti. L’efficacia di tale stimolo è sfruttata da decenni in psicologia dal token economy program (TEP), che attua un rinforzo immediato di comportamenti selezionati, mediante l’assegnazione di gettoni (si vedano i lavori classici di Ayllon, Azrin e Krasner, 1963-1968, relativi al primo impiego nell’ospedale psichiatrico e nell’ospedale generale).

Pessiglione e colleghi hanno indagato la possibilità che lo stimolo indotto dal compenso agisca a corto circuito, ossia senza l’intervento della coscienza, su una funzione neuromotoria (Pessiglione M., et al. How the brain translates money into force: a neuroimaging study of subliminal motivation. Science 316, 904-906, 2007).

Ai soggetti volontari partecipanti alla ricerca, si chiedeva di esercitare forza serrando una mano a pugno come nella stretta di qualcosa che si è afferrato. Il compito veniva remunerato in denaro, e ad uno sforzo maggiore corrispondeva una ricompensa più elevata.

Prima di ciascuna prova, si presentava brevemente l’ammontare complessivo della ricompensa a disposizione, dalla quale ognuno doveva cercare di ottenere la somma maggiore possibile.

L’entità delle risposte dei volontari era valutata insieme con un dettagliato studio della funzione cerebrale mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI).

Quanto più elevata era l’entità della ricompensa proposta, tanto più alta era la forza espressa dai partecipanti alle prove, dimostrando una relazione proporzionale mediata dalla coscienza.

I ricercatori hanno allora proceduto a delle presentazioni subliminali, che non lasciavano traccia nella coscienza dei soggetti: anche in questo caso il denaro generava una forza muscolare proporzionata al valore simbolico del suo ammontare, dimostrando che non era necessario l’intervento della coscienza per l’influenza sulla prestazione neuromuscolare.

Le immagini dell’attività cerebrale registrata mediante fMRI rivelavano, in un’area del proencefalo basale detta palladio ventrale, un’attività coerente con la presenza o meno di coscienza. In tal modo è stato possibile confermare l’effetto proporzionato alla somma della motivazione subliminale.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Giugno 2007

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