LE CELLULE T-REGOLATRICI IN PSICOIMMUNOLOGIA

 

 

Sebbene per molti anni gli immunologi avessero dubitato dell’esistenza di cellule specificamente responsabili della soppressione della risposta immune, una ricerca lunga e complessa, spesso condotta in un ambiente scientifico poco favorevole, è approdata alla caratterizzazione di linfociti-T in grado di combattere l’autoimmunità, aiutare l’organismo sottoposto ad attacchi infettivi ripetuti, proteggere i saprofiti intestinali e sostenere la gravidanza. A tali leucociti si è dato il nome di cellule T-regolatrici o T-reg.

I principali studi attualmente in corso su queste cellule si prefiggono lo scopo di trovare nuove terapie per le malattie autoimmuni e neoplastiche, e di evitare alle persone sottoposte a trapianto d’organo il trattamento a vita con farmaci immunosoppressori. Tali obiettivi non sono certo facili da conseguirsi, per numerose ragioni anche insite nella complessa fisiologia dei meccanismi cui queste cellule prendono parte; si pensi, ad esempio, che in alcuni casi le T-reg consentono alle cellule cancerose di sottrarsi all’attacco immunitario.

I primi segni dell’esistenza di questa speciale sub-popolazione di cellule T, si possono rintracciare in un risultato sperimentale di alcuni decenni fa: la rimozione del timo in topine neonate aveva come sorprendente conseguenza la perdita delle ovaie. Si era nel 1969, e gli esperimenti erano stati condotti da Yasuaki Nishizuka e Teruyo Sakakura presso l’Aichi Cancer Center di Nagoya in Giappone.

Inizialmente si pensò che il timo secernesse un qualche tipo di ormone di vitale importanza per il trofismo delle ovaie, in seguito fu accertato che gli organi riproduttivi erano completamente invasi da elementi cellulari del sistema immune e si ipotizzò una distruzione autoimmunitaria. Fu poi dimostrato che l’inoculazione di cellule T normali era in grado di inibire la malattia autoimmune.

Qualche anno dopo, John Penhale dell’Università di Edimburgo fece osservazioni analoghe nei ratti adulti, e Rchard Gershon dell’Università di Yale per primo propose l’esistenza di una sub-popolazione di linfociti T capace di deprimere la risposta immunitaria etero- ed auto-diretta. A questo ipotetico tipo funzionale di cellule di origine timica si diede il nome di “T-suppressor”.

Per circa un decennio la ricerca volta all’identificazione e all’accertamento del meccanismo d’azione di tali cellule fu accantonata per varie ragioni, non ultima delle quali il fatto che la stessa ipotesi dell’esistenza di una specifica subpopolazione linfocitaria con attività di soppressione era caduta in discredito presso molte scuole di immunologia. Intorno alla metà degli anni Ottanta, vi fu una ripresa di interesse e furono avviati molti studi volti ad identificare dei markers distintivi della sub-popolazione dei “T-suppressor”.

Nel 1995 Sakaguchi dimostrò che una molecola nota agli immunologi come CD25 poteva essere un marker affidabile. Vari altri studi hanno in breve consentito di identificare con certezza la subpopolazione di cellule T CD4+ e CD25+ -costituente al massimo il 10% del totale delle cellule T- caratterizzando il suo ruolo fisiologico in termini di regolazione e, perciò, battezzando i suoi membri regulatory T cells o T-reg cells.

Le principali questioni attualmente affrontate dalla ricerca su queste cellule, sono trattate con competenza in un recente articolo di commento da Rudensky e Campbell (In vivo sites and cellular mechanisms of T reg cell-mediated suppression. J. Exp. Med. 203, 489-492, 2006) e una buona introduzione divulgativa alle T-reg è stata pubblicata da Scientific American (Fehervari e Sakaguchi, Peacekeepers of the Immune System. Sci. Am. 295 (4): 34-41, 2006).

Non si conoscono ancora i meccanismi con cui la regolazione si esplica (competizione, azione diretta o inattivazione dell’APC) e certamente si è ancora all’inizio di una lunga strada da percorrere per la comprensione dei numerosi processi cui questa sub-popolazione linfocitaria partecipa, tuttavia sono stati avviati studi di psiconeuroimmunologia davvero affascinanti sul ruolo che queste cellule potrebbero svolgere nella mediazione fra stati della mente e stati del corpo.

 

A questo indirizzo si può scaricare gratuitamente il testo completo dell’articolo (commentary) di Rudensky e Campbell (copiare nel proprio browser): http://www.jem.org/cgi/content/full/203/3/489.

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Nicole Cardon

BM&L-Novembre 2006

www.brainmindlife.org