UN OMOLOGO DELL’AREA DI BROCA NELLO SCIMPANZE’

 

 

E’ passato più di mezzo secolo da quando Cathy e Keith Hayes allevarono uno scimpanzé di nome Vicky al quale riuscirono a far ripetere, dopo anni ed anni di sforzi, quattro vocalizzazioni che loro ritennero assomiglianti alle parole cup, up, papa e mama. Da allora si sono moltiplicati i tentativi senza successo di far articolare, a varie specie di scimmie, parole nelle lingue create dall’uomo.

I primati possono imparare ad usare lettere per comporre parole come faceva Sarah, la scimmia di David Premack, oppure imparare un alfabeto gestuale di segni e perfino tramandarlo alla sua discendenza, come lo scimpanzé Washoe della Central Washington University, ma nonostante decenni di accaniti sforzi di etologi, zoologi, primatologi, naturalisti e studiosi del linguaggio, sembra proprio che sia impossibile, anche per gli animali a noi filogeneticamente più vicini, parlare.

La spiegazione che veniva data di questa impossibilità si basava su osservazioni che avevano dimostrato un controllo fono-vocale della scimmia, largamente fondato sul mesencefalo, con l’eccezione delle vocalizzazioni emotive che sembravano essere sotto il controllo del lobo limbico. In altre parole, si riteneva che non essendovi stata una sufficiente encefalizzazione con l’assunzione del controllo da parte di centri corticali, le attività fonoarticolatorie dei primati sub-umani, pur indotte a svilupparsi, non si sarebbero potute mettere al servizio delle attività cognitive e, pertanto, non sarebbe stato possibile avere una comunicazione simile a quella verbale fondata sul pensiero umano.

Probabilmente questa interpretazione non è, in termini fisiologici, molto lontana dalla realtà, anche se non è supportata da osservazioni anatomiche. In termini di morfologia macroscopica, infatti, nei primati si possono rilevare l’asimmetria del planum temporale ed altre caratteristiche tipiche del nostro encefalo, ritenute critiche per la funzione linguistica.

Il nodo fondamentale da sciogliere, perciò, è dato dalla comprensione delle differenze funzionali che costituiscono ostacolo all’apprendimento per imitazione, ferma restando la diversità cognitiva di fondo con la nostra specie, bene espressa dal nostro presidente, Giuseppe Perrella, quando ricorda che l’uomo non è solo capace di parola, ma è colui che ha inventato le lingue per la comunicazione interumana e tanti codici simbolici, non solo per comunicare, ma per ricordare, comprendere, decifrare ed elaborare la realtà.

Un contributo al tentativo di sciogliere il nodo delle differenze neurofisiologiche corticali, lo hanno dato Tagliatatela e colleghi (Tagliatatela J. P., Russel J. L., Schaeffer J. A., & Hopkins W. D., Communicative signaling activates “Broca’s” homolog in chimpanzees Current Biology 18, 343-348, 2008).

L’area di Broca, localizzata nel piede della circonvoluzione frontale inferiore di sinistra, è ritenuta il centro di maggiore importanza nel controllo corticale dell’esecuzione linguistica umana; in questo lavoro è stata esplorata, mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI), l’area omologa dello scimpanzé e tutta la corteccia cerebrale, durante attività comunicative.

L’equivalente dell’area di Broca nello scimpanzé, insieme con varie altre aree corticali e sottocorticali, è risultata attiva, suggerendo l’esistenza di una predisposizione funzionale per un controllo della comunicazione da parte di specifici territori della corteccia cerebrale.

E’ interessante notare che, oltre ad implicazioni sull’anatomia funzionale del linguaggio, gli esiti di questo lavoro hanno un interesse antropologico, supportando l’ipotesi dell’esistenza di un progenitore comune all’uomo ed allo scimpanzé.

Se questo risultato sarà confermato da altri studi, probabilmente il nodo problematico nell’accertamento degli elementi significativi alla base delle differenze fra uomo e scimmia, si sposterà alla definizione del rapporto esistente fra questa attività e quella corrispondente all’oscillazione γ degli strati V e VI dell’intero manto corticale, che sembra essere la base del pensiero cosciente.

  

Diane Richmond

BM&L-Aprile 2008

www.brainmindlife.org