UN SEGRETO TRA BECCO E CERVELLO

 

 

L’abilità dei piccioni viaggiatori di ritrovare la via di casa dai luoghi più remoti ed ignoti ha da sempre affascinato l’umanità e, sebbene oggigiorno questa straordinaria capacità di orientamento sia considerata da molti solo una curiosità naturalistica, in passato veniva ampiamente sfruttata per la trasmissione di messaggi.

Nella storia dell’agenzia Reuters si legge che ancora nel 1850, mancando il collegamento telegrafico, la trasmissione delle quotazioni del mercato finanziario fra Bruxelles e la città tedesca di Aachen, era assicurata da una flotta di 40 piccioni viaggiatori.

Sebbene si conosca da tempo l’importanza della funzione dei magnetorecettori posti nella parte superiore del becco di questi volatili, siamo ancora lontani da una completa comprensione del processo neurofisiologico alla base di una così straordinaria abilità.

I risultati di una ricerca condotta da Mora e coll. (Magnetoreception and its trigeminal mediation in the homing pigeons. Nature 432, 508-511, 2004) ci sono parsi degni di nota in quanto, per la correttezza metodologica delle procedure sperimentali impiegate, ci consentono di definire alcuni punti fermi nella nostra conoscenza.

Il gruppo di Mora ha addestrato dei piccioni a riconoscere delle anomalie del campo magnetico e, successivamente, ha dimostrato che questa abilità acquisita veniva inficiata 1) dall’anestesia dell’area recettoriale posta nella parte superiore del becco, 2) attaccandovi un magnete e 3) resecando la branca oftalmica del trigemello.

La definitiva conferma dell’importanza dei neuroni del nervo oftalmico del trigemino nel collegamento con i circuiti di integrazione cerebrale, ci sembra la parte più rilevante di questo lavoro.

 

BM&L-Gennaio 2005