L’ARTO FANTASMA

 

 

(SESTA PARTE)

 

 

Provata la conservazione della facoltà di evocare le sensazioni dell’arto amputato, molti ricercatori si sono chiesti se questa riorganizzazione cerebrale fosse in qualche modo responsabile del dolore.

Nel 1995 Herta Flor e i suoi colleghi dell’Università di Heidelberg, usando tecniche neuromagnetiche non invasive, misurarono il grado di riorganizzazione corticale in 20 soggetti che avevano subito un’amputazione e rilevarono una stretta correlazione fra l’entità del rimaneggiamento della corteccia cerebrale e la sofferenza dolorosa riferita dai pazienti all’arto mancante. Si dedusse che le modificazioni plastiche intervenute nella corteccia somatosensoriale fossero all’origine delle sensazioni dolorose abnormi.

Uno studio di follow-up, condotto nel 2001 dallo psicologo Niels Birbauer dell’Università di Tuebingen in Germania con un gruppo di collaboratori che includeva la stessa Herta Flor, fornì conferma all’idea dell’importanza delle alterazioni della corteccia sensitiva nella genesi dei sintomi algici. In questo interessante lavoro fu accertato, mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI), che i movimenti immaginati della mano fantasma attivavano l’area della corteccia somatosensoriale corrispondente alla faccia solo nei pazienti sofferenti di dolore da arto fantasma e non negli amputati non sintomatici. Tale evidenza ha indotto la formulazione di un’ipotesi, considerata ancora valida per spiegare la patogenesi del sintomo: il dolore risulterebbe dalla simultanea attivazione dei territori corticali corrispondenti alla bocca e alla mano dell’omuncolo sensitivo.

 

DALLO SPECCHIO ALLA REALTA’ VIRTUALE: UNA TERAPIA FISICA PER AGIRE SULLA RIORGANIZZAZIONE CEREBRALE. Il vincolo biologico di stabilità dello schema corporeo impone limiti invalicabili alla plasticità dei neuroni delle aree corticali corrispondenti ai vari segmenti della periferia somatica, tuttavia l’ordinata ripartizione somatotopica presente alla nascita non sembra essere sufficiente a garantire l’integrazione del controllo cosciente del sé corporeo con le procedure senso-motorie automatiche segmentali. Tale sintesi, che governa in termini di coscienza non-dichiarativa la maggior parte dell’esperienza della nostra vita quotidiana, sembra essere il prodotto di un equilibrio dinamico costantemente aggiornato e nutrito mediante feed-backs sensoriali. In questi processi neurofisiologici un ruolo non secondario è svolto dalle informazioni visive che, integrando quelle propriocettive, forniscono un aggiornamento istante per istante sullo stato funzionale dei segmenti corporei.

Vilayanur Ramachandran, con la sua collega e moglie Diane Rogers Ramachandran, hanno provato a sfruttare questa particolarità fisiologica per ingannare i sistemi di controllo della coscienza del corpo con l’ausilio di uno specchio.

I ricercatori hanno rimosso la parte superiore di una scatola di cartone nella quale hanno inserito uno specchio in posizione verticale, hanno poi adattato questo semplice dispositivo artigianale in maniera tale che l’inserimento frontale dell’arto superiore da parte di 10 volontari privi di un braccio producesse, mediante la riflessione nello specchio, l’illusione di possedere nuovamente la parte del corpo asportata. Il feed-back proveniente dall’immagine speculare doveva, nelle intenzioni dei due studiosi, sovrapporsi agli stimoli endogeni all’origine del fenomeno dell’arto fantasma. Nel corso degli esperimenti, quando i volontari muovevano il braccio seguendo le risposte speculari, avevano la sensazione di stare compiendo movimenti con l’arto amputato, in altre parole avevano la sensazione cosciente che il braccio perduto obbedisse ai propri comandi volontari[1].

Sei dei dieci partecipanti alla sperimentazione hanno dichiarato di avere la sensazione di veder muovere l’arto fantasma e poter compiere gesti ed atti con entrambe le braccia; quattro volontari sono riusciti ad impiegare questa facoltà appena acquisita per rilassare ed aprire la mano non più posseduta e percepita come fosse serrata in una contrattura spastica e dolorante, con eliminazione della sensazione di spasmo e del dolore.

In uno dei partecipanti, tre settimane di esercizio terapeutico quotidiano con lo specchio, sono state sufficienti per la totale scomparsa del braccio fantasma, che si è accompagnata all’estinzione del dolore al gomito perduto.

In questa esperienza l’illusione visiva sembra aver corretto quella tattile ed essere riuscita, in qualche caso, ad abolire la percezione del dolore; tali risultati suggeriscono che l’attività delle reti neuroniche visive possa agire sulle vie e sulle aree appartenenti alla neuromatrix teorizzata da Melzack, della quale si è detto in precedenza[2].

 

[Continua]

 

L’autrice ringrazia la dottoressa Floriani per la collaborazione e il presidente di BM&L-Italia, Giuseppe Perrella, perché la presente nota è tratta dalla sua discussione settimanale al Seminario Permanente sull’Arte del Vivere.

 

Nicole Cardon

BM&L-Marzo 2008

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

 

 



[1]Si veda, per maggiori dettagli: Vilayanur S. Ramachandran e Diane Rogers Ramachandran, It’s All Done with Mirrors. Scientific American Mind, August/September 2007.

[2] Si veda, Note e Notizie 23-02-08 L’arto fantasma – quarta parte.