L’ARTO FANTASMA

 

 

(SECONDA PARTE)

 

 

MOTIVI DI INTERESSE. Generazioni di fisiologi e psicologi si sono cimentati con il problema dell’interpretazione dell’arto fantasma che, nel corso del XX secolo, è divenuto, di volta in volta, ostacolo o fulcro di ipotesi, teorie e modelli dello “schema corporeo” e del modo in cui la percezione del corpo crea la realtà del sé. Ma, al di là dell’interesse scientifico e speculativo, il fenomeno si presenta con una sua drammaticità clinica che schematicamente si può ricondurre a tre espressioni sintomatiche: 1) dolore, 2) ansia, 3) disturbi correlati.

Dolore. Spesso presente con caratteri di intensità e persistenza che lo rendono intollerabile, il dolore pone un serio problema terapeutico perché solo in una minoranza di casi i farmaci antidolorifici risultano efficaci.

Le interviste anamnestiche precedenti l’amputazione hanno rilevato che in casi quali sindromi da schiacciamento in politraumatizzati, ustioni gravi, gangrene ed ulcere profonde, caratterizzate da intenso dolore, è molto più elevata la probabilità che si sviluppi una sindrome algica riferita alla parte del corpo mancante, come se il dolore provato in precedenza si fosse impresso nella memoria acquistando la capacità di persistere anche dopo la scomparsa della fonte.

Oltre il 70% dei pazienti amputati avverte sensazioni dolorose riferite a territori di innervazione del segmento corporeo asportato già immediatamente dopo l’intervento e, in molti casi, il dolore permane per anni. La sofferenza può essere debilitante, riducendo la disponibilità alla vita di relazione e all’impegno in attività lavorative, di necessità o di svago, anche perché coloro che soffrono di questa sindrome algica sono meno propensi all’uso di protesi sostitutive.

L’importanza della componente protopatica spiega perché le prime ipotesi scientifiche sull’origine dell’arto fantasma siano venute da due fra i massimi studiosi del dolore del XX secolo, ossia Patrick Wall e Ronald Melzack, noti per aver formulato la teoria della modulazione in ingesso degli stimoli dolorifici da parte dei neuroni delle corna dorsali del midollo spinale (gate control theory).

Ansia. La sensazione di presenza di una parte del corpo che non c’è più, ha un potere di evocare ansia tanto più elevato quanto maggiore è il grado di compromissione dello stato psichico generale per effetto della patologia, dell’intervento di amputazione e dell’esperienza della perdita di una parte di sé e della sua funzione. Infatti, quando si determina, ad esempio, uno stato di allarme per attivazione dei circuiti meso-limbici, si abbassa la soglia per lo sviluppo di una gamma di reazioni che va dal semplice disagio ad intense sensazioni di paura, che spesso il paziente si sforza di motivare razionalizzandone la causa.

Studi psicologici hanno cercato di interpretare le ragioni delle manifestazioni ansiose più acute e protratte in chiave psicodinamica e fenomenologica. Secondo la prima impostazione teorica, l’elaborazione del lutto per l’oggetto perduto sarebbe ostacolata dal suo ritorno in forma di “fantasma” e resa conflittuale dal dolore. In una prospettiva fenomenologica assume particolare rilievo il rinnovarsi del vissuto di perdita dell’integrità e della facoltà d’azione, conseguente alla rievocazione dello stato di coscienza della fase acuta per effetto delle percezioni abnormi.

Negli stati protratti di dolore intenso, l’ansia può essere assente o non manifestarsi clinicamente perché occultata dalla fisiopatologia dei fenomeni algici.

Disturbi correlati. Varie alterazioni psichiche originate dalla reazione ad esperienze insolite e incontrollabili, sviluppano spesso processi in circolo vizioso con altri sintomi fisici e psichici. Per rendersi conto delle dinamiche che possono essere innescate dalle percezioni abnormi, è necessario aver presente che la parte del corpo asportata può esistere nella mente del paziente con una sua specifica realtà, dalla quale la coscienza del soggetto può prendere le distanze mediante l’esercizio delle facoltà di critica e di giudizio, ma non può prescindere, perché è da questa invasa come da una endopercezione attuale e costantemente rinnovata.

L’arto fantasma può eseguire movimenti percepiti come reali. E’ accaduto che persone amputate di recente si siano svegliate urlando che la gamba asportata stesse provando a lasciare il letto e ad andarsene in giro per la stanza. Circa un terzo dei pazienti, invece, riferisce l’esperienza di un arto paralizzato, immobilizzato o agonizzante, che si rappresenta in una vivida virtualità come se fosse incluso in un blocco di ghiaccio, permanentemente contorto a spirale o addirittura tortuosamente piegato e fissato alla schiena.

Un altro aspetto da non trascurare per comprendere l’essenza psichica di questo fenomeno e dedurne le possibili conseguenze, è che può riguardare qualsiasi parte del corpo e non soltanto gli arti: sono stati descritti casi nelle donne mastectomizzate, in persone che avevano perso i genitali, in pazienti sottoposti all’asportazione di organi interni o anche ad una semplice avulsione dentaria. Alcune donne isterectomizzate, oltre ad avere dolori mestruali periodici, hanno avvertito contrazioni nell’utero assente simili a quelle del travaglio.

 

[Continua]

 

Le autrici ringraziano il presidente di BM&L-Italia, Giuseppe Perrella, perché la presente nota è tratta dalla sua discussione settimanale al Seminario Permanente sull’Arte del Vivere.

 

Monica Lanfredini & Nicole Cardon

BM&L-Febbraio 2008

www.brainmindlife.org