ARNOLFO COME METAFORA
DEL COSTRUTTORE DI VITA
L’ispirazione di Cosimo I e dell’Accademia Fiorentina di cui
facevano parte Michelangelo, Cellini, Tasso, Bronzino, Bandinelli, Salviati,
Tribolo, Varchi, Vasari, consistente nell’impiegare le migliori espressioni
culturali del passato per costruire il presente, ebbe sicuramente effetti sulla
qualità dell’esperienza umana del tempo.
I soci di BM&L hanno studiato gli aspetti psicologici
individuali e collettivi derivanti dal recupero e dall’attualizzazione del
sublime, dell’eccellente, dell’ammirevole, non come puro oggetto di
contemplazione, ma come strumento per migliorare la propria vita e quella
altrui.
Si riscopriva la saggezza degli antichi, attraverso
l’approccio neoplatonico; si studiava la capacità di sondare ed intelligere la
realtà e l’animo umano di Dante, Petrarca e Boccaccio, mediante la lettura
meditata della loro opera; si imparava dalle grandi lezioni estetiche, etiche e
tecniche di artisti ed architetti. La vicinanza e l’appartenenza culturale
favoriva, nell’essere ciascuno modello per l’altro, positive sinergie che dai
soci dell’Accademia si estendevano alla città e da questa ai territori
circostanti che costituirono la prima regione italiana, voluta proprio da Cosimo I.
Gli artefici, ponendo in essere la propria opera, assumono
un ruolo determinante in quella che Plotino ed Agostino considerano
l’opposizione maggiore, ossia quella tra il bene concepito come essere ed il
male concepito come assenza. In questa prospettiva, la realizzazione di
un’opera, che si voglia esemplare od utile, ha sempre in sé un elemento
positivo. Per coglierlo è necessario essere in grado di riconoscerlo.
Il riconoscimento del valore nell’altro e dovunque lo si
trovi -passo fondamentale per giungere alla saggezza secondo i più antichi
testi sapienziali- è costantemente presente nelle “Vite” del Vasari. Proprio da
una di queste, dalla biografia di Arnolfo, ha preso le mosse la nostra
riflessione.
Arnolfo di Cambio avvia nel 1294 la costruzione di Santa Croce e, due anni
dopo, dove sorgeva la piccola chiesa di Santa Reparata apre i cantieri per la
realizzazione del Duomo di Firenze, che prenderà il nome di Santa
Maria del Fiore solo nel 1412. Eseguì il primo
disegno per il Palazzo della Signoria, detto poi Palazzo
Vecchio, e quasi sicuramente ne diresse i
lavori di costruzione iniziati il 24 febbraio 1299 sulla base di un suo
progetto che inglobava nell’edificio la torre dei Foraboschi e risolveva
ingegnosamente numerosi problemi ambientali.
Le tre opere fiorentine che abbiamo menzionato, non sono che
una parte di quanto Arnolfo realizzò in vari luoghi e città, divenendo un
simbolo di quella generatività creativa che indusse Vasari, quasi due secoli
dopo, a ritenerlo iniziatore della Firenze moderna il cui spirito più autentico
era costituito dal costante impegno di costruzione materiale e morale di una
nuova vita.
BM&L-Febbraio 2005