L’ANSA INVENTA IL SITO DELLA SBRONZA

 

 

Lo scorso martedì 9 maggio 2006 l’agenzia ANSA ha titolato: “Scoperto il sito della sbronza nel cervello” ed ha così introdotto la “notizia”: “Con un farmaco sperimentale è stato individuato il sito della sbronza nel cervello, ovvero il bersaglio specifico su cui l’alcool agisce per dare alcuni tra i suoi effetti più pericolosi, la sedazione e la mancanza di coordinamento, spesso causa di incidenti stradali quando ci si mette alla guida alticci o ubriachi”.

Naturalmente, come accade per tutti i “lanci” della maggiore agenzia di stampa italiana, la notizia è stata ripresa da un grande numero di organi di informazione. La certezza, per noi studiosi di neuroscienze, che la scoperta del “sito della sbronza” fosse una balla, ci ha indotto ad approfondirne l’origine.

Un lavoro, già pubblicato il 31 marzo sul sito web della rivista “Proceedings of the National Academy of Science USA”, vedeva la stampa in quei giorni. In questo lavoro si dimostra che due imidazo-benzodiazepine, ossia composti simili per struttura chimica e meccanismo d’azione a farmaci ampiamente diffusi e prescritti, si legano alla subunità non-sinaptica “δ” dei recettori GABA-A. Poiché l’alcool etilico (etanolo) esercita una potente azione di inibizione competitiva su uno solo dei due composti, cioè il Ro15-4513, gli autori hanno studiato le caratteristiche chimiche di questa molecola e dell’area recettoriale corrispondente, individuando la parte del sito di legame specifica per l’alcool e il Ro15-4513. Al termine dell’articolo i ricercatori osservano che in precedenti ricerche è stato dimostrato che il composto Ro15-4513 è un antagonista degli effetti comportamentali dell’alcool etilico, per cui si può ipotizzare che i recettori GABA-A sensibili a questi due composti, medino molti degli effetti comportamentali indotti da elevate concentrazioni di etanolo (Si veda la pubblicazione originale: Hanchar H. J. et al. Ethanol potently and competitively inhibits binding of the alcohol antagonist Ro15-4513 to (alpha)4/6(beta)3(delta) GABAA receptors. Proc. Natl Acad. Sci. USA [Epub ahead of print] Mar 31, 2006).

Per giudicare l’effettiva portata di un lavoro come questo e di centinaia di altri simili che ogni mese si pubblicano nel mondo, sarebbe necessario conoscere la neurochimica e la psiconeurofarmacologia dell’etanolo, tuttavia, per dare al lettore non specialista almeno un’idea delle proporzioni in cui si inquadra il contributo, vogliamo ricordare che, oltre che con i recettori del GABA, l’alcool etilico interagisce con un ampio spettro di canali ionici, fra cui i recettori NMDA del glutammato, i recettori nicotinici (nACh) dell’acetilcolina, i recettori della glicina, i 5-HT3 della serotonina, e vari tipi di canali del Ca2+ dipendenti dal voltaggio.                                                 

In conclusione, non è stato scoperto un “sito cerebrale”, perché non esiste un singolo sito che media gli effetti dell’alcool etilico, ma una molteplicità di aree e circuiti; nella pubblicazione si parla di un sito molecolare d’azione presente in un numero astronomico di copie nelle decine di miliardi di neuroni encefalici; la specificità non è maggiore di quella che l’etanolo ha mostrato, ad esempio, per un sito idrofobico dei recettori NMDA; infine, il contributo dato da questa ricerca alla comprensione dei meccanismi molecolari degli effetti cerebrali dell’alcool, è veramente modesto ed è parte di una notevole mole di studi e risultati che, in tutto il mondo, si va accumulando giorno per giorno in questo campo, senza che i mezzi di comunicazione di massa si diano la pena di interessarsene.

BM&L-ITALIA si è occupata spesso dell’annoso problema della cattiva informazione scientifica nel nostro Paese, dovuta non solo all’ignoranza degli operatori della comunicazione, ma anche a più profondi e gravi motivi culturali e di costume, difficili da combattere ed eradicare. Sembra che sia ancora profondamente radicata la convinzione, fra i giornalisti italiani, che la ricerca scientifica vada trattata alla stregua di una fonte di eccentriche curiosità o di fatti sensazionali, alla quale attingere per riempire lo spazio della “nota di colore” che ravvivi un telegiornale o un giornale che rischi di risultare noioso. Non solo costoro ritengono superfluo capire l’argomento trattato, ma pare si sentano autorizzati a manipolare la realtà, senza rispetto per il vero scientifico e la verità dei fatti, al solo scopo di attrarre l’attenzione.

Decenni di “impunità” hanno conservato e, talvolta, rafforzato questo atteggiamento; decenni durante i quali studiosi e ricercatori non hanno fatto sentire la propria voce, lasciando che tale malcostume regnasse sovrano e si continuassero a spacciare, a immagine e somiglianza di una mitologia giornalistica tanto vuota e improbabile quanto pervicacemente insistita, “scoperte” quali la cura del cancro, il cromosoma della longevità, il centro della fedeltà, la pillola della felicità, i pensieri del nascituro, e via delirando.

Queste mie parole, come gli altri nostri interventi al riguardo, vogliono essere un contributo di conoscenza, sia pur minuscolo, per coloro che non attingono agli strumenti specialistici della comunicazione scientifica. Contributo che, purtroppo, non va oltre le riviste specializzate e le pagine di questo sito web, perché in Italia, sebbene vi sia una formale libertà di stampa costituzionalmente garantita, il diritto di tribuna sugli organi che trasmettono al grande pubblico è di fatto regolato da “signori dell’informazione”, gli stessi che hanno scoperto il sito della sbronza.

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-Maggio 2006

www.brainmindlife.org