L’ALFA-MSH SEMBRA
EFFICACE NEL DANNO ISCHEMICO
L’α-MSH (α-melanocyte-stimulating hormone) è un tridecapeptide derivato dalla pro-oppiomelanocortina, capace di esercitare una potente azione di pigmentazione cutanea. Recenti evidenze sperimentali suggeriscono la possibilità di un impiego neuroprotettivo di questa molecola nel danno neurodegenerativo causato dall’ischemia cerebrale transitoria indotta in animali da esperimento.
Åsa Forslin Aronsson e i suoi collaboratori del Karolinska
Institutet di Stoccolma hanno prodotto un’ischemia totale dell’encefalo di
ratti Sprague-Dawley maschi, impiegando la procedura dell’occlusione dei
quattro vasi principali e, successivamente, hanno ripristinato la perfusione
ematica e trattato la lesione ischemica con iniezioni intraperitoneali di α-MSH,
la prima dopo 30 minuti e le successive a distanza di 24, 48, 72 e 96 ore. Il
gruppo di ratti di controllo, sottoposto alla stessa procedura ischemizzante,
ha invece ricevuto l’infusione di una soluzione salina (α-melanocyte stimulating hormone is neuroprotective
in rat global cerebral ischemia. Neuropeptides 40, 65-75, 2006).
Il numero dei neuroni piramidali nell’area CA1 dell’ippocampo
è risultato notevolmente superiore nei ratti trattati con il peptide, e sono
state riscontrate evidenze positive anche per gli altri parametri considerati:
minore attivazione dell’astroglia, minore perdita di peso.
I modelli sperimentali per il trattamento
dell’ipossia-ischemia si basano essenzialmente su strategie neuroprotettive,
molte delle quali sono già state testate su pazienti inclusi in protocolli di
sperimentazione clinica. Sono stati impiegati gli attivatori del plasminogeno,
gli agonisti dei recettori GABA, gli antagonisti dei recettori del glutammato (NMDA
e AMPA), della glicina, della dopamina, degli oppioidi, dell’endotelina, dell’angiotensina,
i bloccanti dei canali ionici, gli inibitori della fosfodiesterasi, gli
estrogeni, l’eritropoietina e un antibiotico con proprietà anti-infiammatorie,
ossia la minociclina. A questi si aggiungano molecole come l’Ebelsen, un
composto del selenio con le proprietà della glutatione-perossidasi, o l’NXY-059,
un composto con proprietà antiossidanti in corso di sperimentazione clinica.
Ciascuna di queste molecole ha dimostrato efficacia e limiti, ed una
comparazione fra tutte risulta oltremodo difficile, anche perché impiegano
meccanismi d’azione diversi con obiettivi diversi. A questo si aggiunga che i
protocolli terapeutici maggiormente impiegati, che prevedono l’associazione di
trombolitici e neuroprotettivi quali gli anti-ossidanti, spesso non rivelano
efficacia superiore al trattamento con singoli farmaci, e si comprenderà come l’aggiunta
di un altro neuroprotettivo quale l’α-MSH al lungo elenco già in esame,
non susciti particolare entusiasmo.
Tuttavia, se in ulteriori sperimentazioni questi risultati
saranno confermati e sarà stabilita la finestra temporale post-ictale per la
somministrazione, non si dovrà sottovalutare la possibilità di impiegare in
terapia un peptide tanto studiato e conosciuto nei suoi effetti fisiologici.
Giovanni Rossi