VTA e LC si contrappongono nel regolare memorie ippocampali

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 18 gennaio 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Nella memorizzazione delle esperienze, basate sulla plasticità sinaptica ippocampale con la genesi delle due forme principali di influenza a lungo termine (LTP, LTD), hanno sicuramente notevole importanza l’area tegmentale ventrale (VTA) e il locus coeruleus (LC), ma in che modo intervengono attraverso i loro neurotrasmettitori non è ancora ben definito. La maggioranza dei ricercatori riconosce un ruolo di regolazione a queste due aree, la prima costituente la principale formazione del circuito a ricompensa e la seconda costituente il massimo nucleo noradrenergico responsabile della modulazione di pattern funzionali e del rilancio di attivazione interna dei circuiti attivati da stress-paura. Ma sui modi in cui VTA e LC esercitino tale controllo non c’è accordo, anche se sembra dimostrato che non si tratti di una sinergia.

In una ipersemplificazione operativa in termini molecolari, si dice che la plasticità sinaptica ippocampale è regolata dalla noradrenalina rilasciata dai neuroni di LC e dalla dopamina, proveniente soprattutto dalle popolazioni dopaminergiche della VTA, ma rilasciata anche da cellule dello stesso LC.

Hardy Hagena e Denise Manahan-Vaughan hanno indagato i ruoli di VTA e LC sulla plasticità sinaptica ippocampale, giungendo a risultati di notevole interesse. Innanzitutto, Hagena e Manahan-Vaughan hanno sperimentato l’attivazione di afferenti ippocampali in congiunzione con la VTA, ottenendo un potenziamento a lungo termine (LTP) delle sinapsi dell’ippocampo interessate. Poi hanno stimolato le popolazioni neuroniche del locus coeruleus (LC), ottenendo una depressione a lungo termine (LTD) delle sinapsi ippocampali. Il prosieguo ha portato a risultati di sicuro interesse.

(Hagena H. & Manahan-Vaughan D., Oppositional and competitive instigation of hippocampal synaptic plasticity by the VTA and locus coeruleus. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 122 (1): e2402356122, Dec. 30, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurophysiology, Medical Faculty, Ruhr University Bochum, Bochum (Germania).

[Edited by Attila Losonczy, Columbia College Calgary, New York, NY].

Anche se molti ricercatori stentano ancora ad abbandonare la vecchia abitudine dei neurofisiologi del passato di attribuire a un nucleo una particolare funzione, tendendo a identificare quella formazione grigia con quell’unico ruolo, oggi è ormai evidente che la partecipazione della maggior parte dei nuclei più importanti dell’encefalo a differenti reti neuroniche ne fa dei “nodi polifunzionali” con un significato neurofisiologico non facile da schematizzare. Pertanto, le nozioni che proponiamo qui di seguito su VTA e LC non hanno la pretesa di tracciare un profilo fisiologico di questi due nuclei, ma solo di proporre alcuni tra gli aspetti più indagati di queste formazioni allo scopo di facilitare la contestualizzazione dei risultati dello studio di Hardy Hagena e Denise Manahan-Vaughan nel quadro delle conoscenze attuali.

L’area tegmentale ventrale o VTA è considerata il nucleo più importante del “sistema a ricompensa cerebrale” e le sue popolazioni dopaminergiche, che inviano fibre al nucleo accumbens, alla corteccia prefrontale mediale e ad altre regioni del proencefalo, si considerano il costituente principale del circuito che premia e rinforza l’esperienza. I neuroni della VTA sono principalmente regolati da queste fonti: 1) neuroni colinergici troncoencefalici; 2) interneuroni inibitori GABAergici (GABA = acido γ-aminobutirrico) del nucleo accumbens e del pallido ventrale; 3) neuroni eccitatori glutammatergici della corteccia prefrontale. I terminali sinaptici della VTA rilasciano dopamina nel nucleo accumbens, il cui rapporto proporzionale con i comportamenti motivati è stato stabilito mediante misure con catetere microdialitico; la catecolamina rilasciata si lega prevalentemente a recettori D1 e D2 (accoppiati a proteine-G) nello striato dorsale e nel nucleo accumbens. I recettori D1 predominano nella corteccia prefrontale. Un trasportatore della dopamina in sede presinaptica determina la cessazione dell’azione dopaminica mediante il pompaggio a ritroso (detto un tempo re-uptake).

Il locus coeruleus o LC recentemente è stato studiato per la sua capacità di modulare stati funzionali generali dell’encefalo, corrispondenti a una gamma di diversi stati mentali, ma tradizionalmente è noto per essere il nucleo con il più alto contenuto di neuroni noradrenergici nel cervello dei mammiferi (nei roditori più del 50% del totale) e che, stimolato, induce risveglio e allerta. Il ruolo nell’attenzione è ben noto e studiato; i neuroni noradrenergici presentano due differenti modalità funzionali: modo fasico, connesso con l’attenzione selettiva, e il modo tonico, costituito da un’attività di base di alto livello che non cambia con gli stimoli esterni, disturba l’attenzione selettiva e sembra facilitare la ricerca di un nuovo oggetto di interesse.

Qui di seguito, si riprendono dei brani da un nostro recente articolo[1] per introdurre il lettore non specialista alla neurofisiologia del nucleo norepinefrinico, prendendo le mosse da nozioni di anatomia umana.

Nella parte superiore laterale del triangolo pontino del pavimento del quarto ventricolo, poco oltre la fossetta superiore che corrisponde al nucleo masticatorio del trigemino, si estende una piccola superficie allungata, alta circa 5 millimetri, di colore grigio ardesia o bluastro, dai confini sfumati: il locus coeruleus[2]. Non raramente questa formazione, che presenta talvolta pieghe longitudinali descritte col nome di rugae loci coerulei, è mascherata dalla sostanza bianca e dall’ependima del pavimento ventricolare che, rimosse, consentono di riconoscere dalla tinta questa piccola area dove termina una delle radici del trigemino. Proprio la sua particolare colorazione attrasse l’attenzione degli antichi morfologi, che ne individuarono la ragione nell’accumulo all’interno delle sue cellule di un pigmento, al quale diedero il nome di substantia ferruginosa.

Molti studiosi hanno subìto il fascino dell’insolita tinta grigia azzurrata di questa formazione situata in un’area densa di rapporti fra nuclei di nervi cranici nel Ponte di Varolio, una sezione del nevrasse posta nella transizione troncoencefalica fra midollo spinale, cervelletto e cervello. Inizialmente furono indagati i rapporti topografici del locus coeruleus con il nucleo mesencefalico del trigemino, col nucleo intercalato e il nucleo motore dorsale del vago, senza riuscire a formulare ipotesi funzionali (Peele)[3].

Il solo criterio della morfologia macroscopica non avrebbe potuto consentire progressi conoscitivi, perché la particolarità di questo aggregato neuronico risiede nella massiccia presenza di un unico neurotrasmettitore nella maggioranza assoluta delle sue cellule: la noradrenalina. Infatti, fino a quando gli istologi del sistema nervoso centrale non poterono visualizzare i composti monoamminici endogeni, non fu possibile riconoscere la caratteristica più importante del locus coeruleus, ossia quella di essere la principale origine di proiezioni assoniche noradrenergiche di tutto il sistema nervoso centrale dei mammiferi.

Lo sviluppo dei metodi di istofluorescenza per le monoammine da parte di ricercatori svedesi portò ad una pletora di studi, fra i quali vi fu il noto lavoro di Loizou pubblicato nel 1969 da Brain Research, che fece registrare un record di citazioni e divenne il principale riferimento nel fascicolo monografico dedicato alle celebrazioni per il 50° anniversario della rivista. L’articolo di Loizou ha contribuito in modo significativo alla costituzione di scuole di ricerca che hanno alimentato nel corso dei decenni l’indagine sperimentale volta alla comprensione del ruolo e dei meccanismi del sistema noradrenergico del locus coeruleus (LC-NE, da locus coeruleus norepinephrine system) nell’economia del controllo cerebrale dell’organismo e nel comportamento animale e umano[4].

Vincent Breton-Provencher e Mriganka Sur del MIT hanno identificato quale regolatrice dell’attivazione delle cellule noradrenergiche del locus coeruleus una popolazione di interneuroni inibitoria, che utilizza l’acido γ-amminobutirrico (GABA) per la segnalazione come la maggior parte dei neuroni inibitori dell’encefalo. L’attivazione del locus coeruleus che si accompagna ad ansia e stress richiede un maggior input cognitivo per essere controllata; sull’accentuazione del controllo cognitivo del locus coeruleus si basano alcuni comportamenti naturali osservati nei roditori, e su questo principio sono state sviluppate alcune tecniche di terapia cognitivo-comportamentale volte a ridurre l’ansia. Questo input cognitivo in grado di contrastare e ridurre l’attivazione del locus coeruleus è risultato provenire da circa 50 regioni intensamente connesse. Tali aree, portatrici di segnalazioni legate all’elaborazione di stimoli percettivo-cognitivi, inviano assoni che formano sinapsi sia con i neuroni eccitatori catecolaminergici sia con gli interneuroni inibitori.

Il locus coeruleus ha una parte importante nella patogenesi del disturbo post-traumatico da stress e della depressione da stress. In sintesi: eventi stressanti o minacciosi riconosciuti ed elaborati dalla corteccia cerebrale raggiungono l’amigdala, che può essere attivata anche da evocazioni o stimoli elaborati inconsciamente; l’amigdala rilascia il CRH che attiva la produzione simpatico-midollare di adrenalina e stimola l’asse ACTH-cortisolo preparando l’organismo alla fuga o all’attacco. Se lo stress perdura o è molto intenso, il cortisolo attiva il locus coeruleus che, mediante la noradrenalina, stimola l’amigdala a produrre e rilasciare CRH, innescando il circolo vizioso responsabile della patogenesi. Oltre che nella risposta allo stress, il locus coeruleus interviene nei processi alla base delle crisi di astinenza e della cosiddetta dipendenza fisica dalle sostanze psicotrope d’abuso.

Ritorniamo ora allo studio di Hardy Hagena e Denise Manahan-Vaughan qui recensito. Riprendendo dagli esperimenti già menzionati, rileviamo che i ricercatori hanno accertato che gli effetti prodotti attivando selettivamente e indipendentemente le due aree sono frequenza-dipendenti e competitivi; soprattutto, gli esiti degli esperimenti indicano che l’informazione trasmessa all’ippocampo dalla VTA e da LC svolge un ruolo decisivo sia nel dare forma ai contenuti immagazzinati nei circuiti ippocampali, sia nel determinare i contenuti delle esperienze associative apprese.

Ma, illustriamo in modo più compiuto anche se sintetico, il lavoro di Hardy Hagena e Denise Manahan-Vaughan. La novità, la salienza e la valenza, intese rispettivamente come connotazione di nuovo, rilevante e di valore biologico, delle esperienze in corso influenzano potentemente il tasso di accensione e attivazione dell’area tegmentale ventrale (VTA) e del locus coeruleus (LC). L’esperienza associata, a sua volta, è registrata in memoria col mezzo della plasticità sinaptica, che è regolata dalla noradrenalina proveniente da LC, e dalla dopamina rilasciata dai terminali sinaptici di neuroni sia di VTA che di LC. Due forme persistenti di plasticità sinaptica, ossia LTP e LTD, supportano la codifica di differenti tipi di esperienza spaziale. In che misura VTA e LC influenzano la direzione del cambiamento di plasticità sinaptica e, con essa, il contenuto dell’esperienza immagazzinata non era chiaro prima di questo studio.

Hardy Hagena e Denise Manahan-Vaughan riportano che l’attivazione mediante test-pulse delle sinapsi dei collaterali di Schaffer della regione CA1 dell’ippocampo di ratti maschi liberi di muoversi, congiuntamente alla stimolazione delle popolazioni della VTA, risulta in un LTP (maggiore di 24 h), mentre la stimolazione concomitante delle afferenze ippocampali e dei neuroni di LC risulta in un LTD (maggiore di 24 h). Gli effetti, come abbiamo già accennato, sono dipendenti dalla frequenza, da 1 a 50 Hz, e competitivi: l’alta frequenza, cioè 25 Hz, ma non la bassa frequenza, ossia 5 Hz, di attivazione optogenetica dei neuroni positivi alla tirosina-idrossilasi (TH+) nella VTA, risulta in un LTP D1/D5R-dipendente; mentre l’attivazione di 5 Hz (ma non di 1 o 25 Hz) dei neuroni TH+ di LC causa lo sviluppo di un LTD ippocampale che è dipendente sia da β-AR, sia da D1/D5R. Questi risultati suggeriscono che VTA e LC non agiscono in sinergia, ma piuttosto in competizione tra loro, per guidare differenti forme di codifica dell’informazione attraverso la plasticità sinaptica.

In conclusione i risultati emersi, per il cui dettaglio si rinvia al testo integrale dell’articolo originale, indicano che l’informazione proveniente da VTA e LC, che agiscono come siti funzionali tra loro opposti o antagonisti, svolge un ruolo probabilmente decisivo nel dar forma alla registrazione di informazione nell’ippocampo e alla natura dell’esperienza appresa.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-18 gennaio 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 07-12-25 Il ruolo del locus coeruleus nel sonno.

[2] In una descrizione anatomica semplificata, che non consideri il triangolo pontino, la sua localizzazione è riferita alla parte superiore e mediale del pavimento del quarto ventricolo. Alcuni manuali indicano semplicemente come sede il Ponte dorsale, non considerando l’accesso dal quarto ventricolo dell’osservazione reale nella pratica di sala settoria. Nel trattato di anatomia umana Testut-Latarjet (3 riferimenti nel III vol., ed uno nel IV) e nel Gray’s Anatomy (edizione XXXIX del 2005) si trovano ulteriori elementi descrittivi. In termini linguistici, la denominazione locus coeruleus introdotta dagli antichi anatomisti non è corretta, perché l’ortografia latina è locus caeruleus.

[3] Testut-Latarjet, Anatomia Umana (in 6 voll.), III vol., p. 311, UTET, Torino 1972.

[4] A 47 anni di distanza, sulla stessa rivista, apparve un articolo di Aston-Jones e Waterhouse che, oltre a fare un sintetico “stato dell’arte” illustrava il principale cambiamento di prospettiva intervenuto in quasi mezzo secolo di ricerca.