Nuovo meccanismo nella sindrome del cromosoma X fragile

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 06 ottobre 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come è noto, la sindrome dell’X fragile (FraX)[1], che si manifesta clinicamente con un marcato ritardo dello sviluppo cognitivo, è causata dal difetto della proteina FMR o FMRP (fragile X mental retardation protein). Attualmente si stima che questa condizione rappresenti la più frequente causa di disabilità intellettiva nella popolazione di età pediatrica, riguardando approssimativamente 1 su 4000 bambini di sesso maschile.

Le basi genetiche furono per la prima volta ipotizzate, nelle persone affette, a seguito del rilievo di una costrizione o sito fragile presso la parte terminale del cromosoma X, da cui il nome della sindrome. La fragilità è causata da una mutazione nella regione 5’ non codificante del gene FMR1, che determina l’espansione della ripetizione del trinucleotide CGG fino ad oltre 200 copie. In condizioni normali sono presenti circa 30 ripetizioni, mentre nei portatori di pre-mutazione sono state rilevate da 50 a 200 copie. Negli affetti dalla sindrome, l’eccesso di espansione di CGG è responsabile di un aumento della metilazione della regione promotrice del gene FMR1, che limita drasticamente l’espressione del suo prodotto, la FMRP.

Gli studi volti a chiarire il ruolo della FMRP nella funzione sinaptica, in particolare le evidenze dell’interazione con recettori metabotropici del glutammato nella depressione di lungo termine (LTD), hanno aperto la via per la comprensione dei meccanismi alla base delle manifestazioni cliniche. Sulla traccia dei risultati degli studi più recenti, Qiu e colleghi hanno specificamente indagato il ruolo dei recettori del glutammato KAR nella fisiopatologia molecolare della sindrome, ottenendo risultati di assoluto valore.

 (Kang D., et al. Reduced synaptic function of Kainate receptors in the insular cortex of Fmr1 Knock-out mice. Molecular Brain 11 (1): 54, 2018).

La provenienza degli autori è prevalentemente la seguente: Center for Neuron and Disease, Frontier Institute of Science and Technology, Xi’an Jiaotong University, Xi’an (Cina); Department of Physiology, Faculty of Medicine, University of Toronto, Toronto, Ontario (Canada); Department of Neurophysiology, Hyogo College of Medicine, Nishinomiya, Hyogo (Giappone).

La sindrome FraX è stata indagata a lungo anche per la sua associazione con i disturbi dello spettro dell’autismo (ASD, da autism spectrum disorder); circa la metà, o una proporzione maggiore degli affetti, a seconda degli strumenti di accertamento impiegati, soddisfa i criteri dei disturbi ASD. Fra i tratti comportamentali comuni si rileva la tendenza a non interagire con lo sguardo, si riconoscono le stereotipie, le vocalizzazioni ripetitive e i problemi di comunicazione. In entrambe le condizioni si può avere epilessia. Il quoziente intellettivo, a volte normale o addirittura superiore alla media negli affetti da ASD, è invariabilmente basso e corrispondente a disabilità cognitiva nei maschi diagnosticati di FraX. Questi ultimi presentano anche caratteri morfologici tipici: viso stretto e allungato, orecchie prominenti, ipotonia muscolare e testicoli ipertrofici. Infatti, oltre che nel cervello, la FMRP è particolarmente espressa nei testicoli.

Da tempo è stato accertato che la FMRP è una proteina legante l’mRNA associata ai poliribosomi, e perciò implicata nella regolazione della sintesi delle proteine. Studi successivi hanno dimostrato che funziona come un repressore in fase di traduzione di alcuni mRNA, ed hanno rilevato la sua concentrazione nelle spine dendritiche, dove regola la sintesi delle proteine presso le sinapsi[2]. Il ruolo sinaptico di FMRP è divenuto più chiaro quando è stata scoperta la sua interazione con il recettore metabotropico del glutammato mGluR5 nella LTD[3].

I recettori del glutammato KAR (Kainate receptor) costituiscono una sub-famiglia di recettori ionotropici del glutammato (iGluR) che agiscono prevalentemente quali neuromodulatori dell’attività sinaptica e dell’eccitabilità neuronica. Fino alla sperimentazione condotta dagli autori del lavoro qui recensito, poco si è accertato circa le variazioni dei KAR sinaptici nella corteccia cerebrale dei topi Fmr1 knockout (KO).

Qiu e colleghi hanno eseguito una registrazione mediante whole-cell patch-clamp dai neuroni piramidali degli strati II/III della corteccia cerebrale della regione dell’insula di topi Fmr1 KO. Un dato di notevole evidenza è stato il rilievo di una significativa riduzione, rispetto ai roditori di controllo, delle correnti sinaptiche mediate dai recettori KA nei topi KO per il gene della proteina deficitaria nella sindrome dell’X-fragile. I recettori ionotropici del glutammato studiati erano localizzati nella frazione sinaptosomiale dei preparati ottenuti dalla corteccia insulare dei roditori.

La normale abbondanza delle subunità KAR GluK1 e GluK2/3 nei sinaptosomi insulari dei ceppi Fmr1 KO era notevolmente ridotta; invece, l’espressione totale di queste subunità dei recettori KA nei topi Fmr1 KO non era diversa da quella dei roditori di controllo.

Un altro dato di notevole rilievo è che il deficit della molecola FMRP compromette l’internalizzazione dei GluK2 di superficie, susseguente all’attivazione dei KAR, senza produrre alcun effetto sull’espressione di superficie dei GluK2.

Considerati nell’insieme, i risultati ottenuti da Qiu e colleghi, forniscono evidenze che indicano – per la prima volta, secondo quanto risulta a chi scrive –  come la perdita della proteina FMR determini un’alterazione del funzionamento e un’anomalia di localizzazione dei recettori KA, implicando così un nuovo meccanismo molecolare nella patogenesi della sindrome dell’X-fragile.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-06 ottobre 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] L’identificazione iniziale della causa in una fragilità del cromosoma X ne faceva a tutti gli effetti una sindrome citogenetica; in realtà, l’anomala vulnerabilità meccanica del cromosoma X è conseguenza della mutazione genica in FMR1, pertanto si tratta a tutti gli effetti di un disturbo su base genetica, secondo il meccanismo riportato più avanti nel testo.

[2] McKinney B. C., et al. American Journal of Medical Genetics. Part B, Neuropsychiatric Genetics: The Official Publication of the International Society of Psychiatric Genetics, 136B, 98-102, 2005.

[3] Kao D. I., et al. PNAS USA 107, 15601-15606, 2010, cit. in Basic Neurochemistry (Brady, Siegel, Albers, Price), VIII edition, p. 1017, AP Elsevier, 2012.