“Donne di Cervello”: un primo consuntivo

 

 

ILARIA BERTI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 02 aprile 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RESOCONTO DI UN’ESPERIENZA]

 

L’offerta di partecipare  a “Donne di Cervello” credo che, come per molte altre amiche, sia stata l'opportunità di cercare un esempio da riportare all’attenzione e alla conoscenza delle altre, ma anche dare risalto a qualcosa che era stato svolto e che doveva essere sottolineato, certe che il contributo che ci è stato lasciato o che tutt’ora viene portato avanti non venga “perduto”. Il tutto senza retorica o faziosità ma con l'intenzione sincera di rendere omaggio a “donne come noi”.  Mi è stata data la possibilità di parlare di Trotula de Ruggiero, che è stata nel tempo che ha vissuto (medioevo)  un personaggio straordinario, per il suo contributo come donna medico (moglie e madre di medici) che con i suoi lavori tradotti in tutta Europa ha aiutato tante donne ad essere in armonia con se stesse, con il proprio corpo e di conseguenza con il mondo che le circonda. Il suo trattato di ginecologia è stato un grande riferimento per molti studiosi anche dopo la sua morte. Certo la sua voracità per lo studio e la sua grande indipendenza hanno segnato la sua vita, ma il suo contributo alle generazioni future non è stato scalfito.

Altrettanto bello è stato scegliere da parte delle amiche un personaggio così importante come Katie Meyler come donna straordinaria del presente. Ed infatti una giovane donna che si “dona” per ricordare a tutti che l’ebola miete vittime è una scelta significativa. Il coraggio di farlo con le immagini, con i suoi contributi in giro per il mondo, mostra per me una donna che ha sinceramente la forza di rappresentare un bell’esempio di capacità e di indipendenza. Una donna come noi che ha deciso di percorrere una strada non facile: è questo che la rende straordinaria.

Senza social network importanti sono stati i dibattiti e le discussioni locali che hanno generato scambi di opinioni e di percezione del progetto visto da ognuna delle amiche e poi sintetizzati da Monica Lanfredini, generando iniziative come il dizionario biografico e la presentazione delle donne che vi devono essere incluse.

 

Il valore di un’esperienza. Difficile rendere in due parole cosa abbia rappresentato questa esperienza per molte di noi. Uno dei sentimenti più diffusi è stato quello di viverla come “un’apertura di possibilità”: una realtà che è entrata nel quotidiano arricchendolo di senso e fornendo una sensazione di prospettiva. Un esame accurato delle discussioni, dei dibattiti e delle riflessioni richiederebbe tempo e conoscenza di tutto quanto è stato detto – cosa pressoché impossibile, perché a quanto mi risulta, nella maggior parte dei casi, non è rimasta traccia scritta.

Credo, senza tema di errore, di poter affermare che nella forma e nella sostanza questa esperienza abbia fatto registrare un progresso rispetto allo stile e ai contenuti delle iniziative condotte da sole donne nel passato. Si è respirata aria di libertà e si è registrata una notevole ricchezza e pluralità di modi di vedere, concepire e intendere i valori della vita e della cultura.

È caduto un pregiudizio o, come dire, quell’atteggiamento preconcetto che porta la maggior parte delle donne colte e femministe a considerare con supponenza le donne credenti e coerenti con un’ispirazione spirituale identificata in una confessione religiosa. La gamma delle posizioni discriminatorie in questo senso è vasta, e va dall’aperta condanna dell’ignoranza colpevole, in perfetto stile “estremismo militante”, all’accondiscendenza fintamente affettuosa e sinceramente compassionevole per una minus habens, passando per il prudente rispetto antropologico che pone l’anziana devota sullo stesso piano di un’indigena con interessanti credenze di valore storico ma ormai anacronistiche. Fra noi si può essere credenti e parlare della santità di Maria Cristina Ogier senza per questo essere ritenute grulle, illetterate, reazionarie o superstiziose. Fra le ricercatrici e le docenti di neuroscienze vi sono donne credenti. Perché fra gli uomini vi può essere un neuroscienziato come il Premio Nobel John Eccles (cristiano) e un genio assoluto della fisica come Albert Einstein (ebreo) che proclamino pubblicamente la propria fede, assumendola come paradigma per la visione del mondo, e fra noi donne questo debba essere proibito o a stento tollerato? È il retaggio di un femminismo ideologico che esigeva una uniformità ateo-agnostica, ritenuta necessaria a sovvertire un potere maschile legato a un conformismo borghese e farisaico. Fra noi, questo passato è veramente remoto.

 

Le postine. Tante, delle donne che hanno accettato l’invito alla partecipazione a distanza, non avevano dimestichezza con l’uso dei mezzi tecnologici delle nuove forme di comunicazione e, quando non erano amiche “senior” supportate da figlie e nipoti, avevano bisogno di ricevere da qualcuno il materiale cartaceo della settimana o del mese. Si è fatto un tentativo con la posta tradizionale, ma poi delle amiche hanno deciso di stampare quanto ricevevano per e-mail e consegnarlo a mano, anche da una regione all’altra!

Sarebbe bello, in proposito, avere un elenco di tutte le “Donne di Cervello” che hanno ricevuto il materiale.

 

Il rifiuto di facebook e una sorpresa. Inizialmente delle amiche, fra le stesse promotrici dell’iniziativa, hanno escluso l’impiego dei social network, perché non gradivano l’idea che “Donne di Cervello” potesse essere assimilata ad una delle innumerevoli raccolte di consenso virtuale, spesso prive di una vera sostanza contenutistica; ma poi, col passare del tempo, col crescere del numero delle partecipanti e con la difficoltà ad incontrarsi, soprattutto in alcuni casi ed in alcune aree del paese, si è deciso di capitolare e proporsi su facebook.

E qui la sorpresa. Quando si è passate all’atto pratico di indicare chi avrebbe costituito e curato un “gruppo” sul social network, si sono incassati una serie di rifiuti. Non meravigliava che fra le amiche non più giovani e dichiaratamente prevenute nei confronti delle nuove tecnologie rimanesse una coerente resistenza; ciò che ha sorpreso è stato il rifiuto delle amiche più giovani.

In Firenze, la proposta di curare un nostro gruppo su facebook è stata rivolta anche a me. Ho dovuto purtroppo declinare l’invito, in quanto per mancanza di tempo avevo già dovuto rinunciare anche al mio profilo. La giovane scultrice Elisa Pezzino si è dichiarata fautrice di un impegno a resistere contro l’uso di questi mezzi di comunicazione.

 

Le amiche silenti o le “belle addormentate”. Rimaneva il problema della mancanza di feedback o riscontro anche da parte di molte che sono collegate via e-mail. Alcune di loro hanno spiegato oralmente di disporre appena del tempo necessario a leggere gli aggiornamenti e di non essere in grado di fornire dei contributi; ma da molte altre, incluse nelle mailing list, non si è avuta alcuna risposta, né scritta né orale. Allora si è deciso, basandosi sulle discussioni locali e su quanto in vario modo si rendeva partecipato, di proporre un voto per quella che si voleva fosse eletta “donna di cervello” di quel periodo. In tal modo, molte hanno dato un segno, votando e contribuendo all’elezione prima di Maria Cristina Ogier e poi di Katie Meyler. Tuttavia, altre sono rimaste ancora in silenzio, anche in questo caso, come “belle addormentate”.

 

Il dizionarietto biografico delle Donne di Cervello. Il criterio di scelta e i cambiamenti intervenuti nel tempo. La realizzazione di un dizionarietto biografico di tutte le “Donne di Cervello” proposte dalle amiche è il progetto che ha ricevuto maggiore consenso e maggiore partecipazione.

Ricevere tanti brani biografici o anche solo suggerimenti di nomi da includere fra le Donne di Cervello ha avuto come primo effetto quello dello stimolo alla conoscenza. I nomi sconosciuti hanno indotto molte di noi a cercare sugli scaffali della propria biblioteca, in Biblioteca Nazionale, su wikipedia o anche fra i titoli presenti in libreria.

I criteri di scelta per l’inclusione sono cambiati nel tempo, per volontà della maggioranza. Inizialmente si era decisa l’esclusione delle donne famose (Rita Levi-Montalcini, Oriana Fallaci, ecc.), ma la marea a sostegno della condivisione delle biografie di alcune donne contemporanee notissime, con le quali l’identificazione di molte partecipanti era assoluta, ha prevalso. Non era possibile, come si dice in America, fermare un’onda con le mani. Allora si è deciso di includere in questo costituendo dizionarietto tutte le donne famose proposte dalle amiche partecipanti all’iniziativa.

Si è concordato e ribadito di conservare la distinzione fra donne del passato e donne del presente. Ma anche in questo caso è accaduta una cosa interessante. Inizialmente si è creata come una divisione fra le amiche che si occupavano di “storia” e le amiche che proponevano la “cronaca”. Poi, poco a poco, è accaduto che alcune biografie hanno conquistato quasi tutte, e delle amiche che fino a quel momento avevano solo presentato profili biografici o suggerimenti di scelte nominative del presente, si sono appassionate alla vita e all’opera di protagoniste del passato remoto. È questo il caso già citato di Trotula de Ruggero, studiosa e docente della Scuola Medica Salernitana.

 

Il ciclone Oriana. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se le discussioni locali e i veementi scontri verificatisi via e-mail sull’opportunità di inserire Oriana Fallaci nel nostro dizionarietto avessero avuto luogo in un forum telematico accessibile a tutti! È proprio vero che la sua tendenza alla scelta di campo netta e definita con assunzione di tutte le responsabilità e le conseguenze, che ne aveva fatto un segno di contraddizione in vita, ancora oggi crea opposti sentimenti ed opposte fazioni di fedeli sostenitrici e irriducibili oppositrici. Fra gli argomenti delle amiche favorevoli vi era l’impossibilità di privarsi di un’icona italiana di indipendenza, intraprendenza, capacità e libertà di giudizio; fra gli argomenti delle amiche contrarie vi erano le scelte imprudenti della vita privata e la militanza che ne faceva più un simbolo politico che una “donna di cervello”.

 

La parola a voi: le tracce dei dibattiti. I dibattiti locali hanno lasciato delle impronte telematiche nelle e-mail che ci siamo scambiate, alcune fra le tracce più significative sono riportate qui di seguito:

 

Amina da Perugia è intervenuta in un dibattito complimentandosi per il tenore della discussione, incentrata sui diritti della persona e sulla fattività solidale con le donne dei Paesi che hanno ancora una visione arcaica della donna.

 

Silvia da Savona osserva che l’assenza delle femministe ideologiche ha giovato alla riflessione comune. Ma poi nota che l’assenza si spiega anche con una semplice ragione anagrafica: “La più giovane di loro oggi ha più di 60 anni. Le ventenni che imitano le loro nonne hanno mostrato di essere meno rigide e più creative”.

 

Franca da Pescara ha apprezzato molto che negli incontri, nei dibattiti ed anche nella presentazione alle amiche delle donne esemplari da scegliere per il dizionarietto biografico, non si ravvisava la tendenza alla ricerca del pensiero unico, come storicamente avveniva nel movimento delle donne organizzato politicamente: “Nessuna ha mai dato per scontato che un punto di vista o un modo di pensare fosse giusto perché concepito da femmine - da una di noi - in contrapposizione con un pensiero necessariamente sbagliato perché concepito da un maschio”.

 

Roberta da Udine considerava questa una prova di maturità: “Il superamento di questa «fissazione ideologica ad uno stadio di sviluppo infantile e conflittuale» è la riprova che le donne di cervello sono mature e libere di scegliere ed elaborare senza doversi necessariamente riconoscere in un ordine di idee comune”.

 

Annarita da Bologna, invece, contesta questa posizione, sostenendo che questa apparente libertà rifletta “una superficialità ed una mancata comprensione del valore di presa di coscienza comune delle donne, che ha portato a posizioni uniformi non per ideologismo o, peggio, per reattività infantile, ma per la comprensione di una realtà culturale che andava cambiata”.

 

Tania da Brescia contesta l’idea delle biografie delle donne contemporanee, definendolo un “Red Carpet delle carriere da borghesuccie che scimmiottano gli yuppies del Terzo Millennio”. E si dice convinta della necessità di cercare insieme nuovi “paradigmi di mediazione” e strumenti di “ridefinizione storica della distanza dall’oggetto biografico delle donne del passato”, per non rischiare di assumere passivamente il punto di vista di chi ha “tessuto la trama del mito” ed “ingoiare col quadro di elementi reali la cornice della morale e della concezione del tempo”.

 

Federica da Crotone sostiene, al contrario, l’importanza della riflessione e del dibattito sulla “vita di donne come noi”, lasciando al “lavoro accademico i problemi di distanze, trame e cornici” sollevati da Tania.

 

Mara da Torino. Contesta i dibattiti a distanza e rileva la presenza di “abissi di differenza culturale fra noi, sinceramente imbarazzanti”. E poi sostiene: “Non si possono accostare le fini metafore di amiche che insegnano filosofia all’università, ai pensierini rabberciati di ragazzine spocchiose e viziate, cresciute alimentandosi di puntate del Grande Fratello e di Amici di Maria de Filippi, e che magari snobbano la grammatica e considerano le riflessioni esistenziali un passatempo da «vecchie appassite» che si trastullano con le parole non essendo state in grado da giovani di essere come loro veline o modelle”.

 

Barbara da Riccione. Apprezza l’ecumenismo del dibattito improvvisato a Torino e proseguito via e-mail, e critica Mara: “Le ragazze possono conoscere l’esistenza di un mondo interiore esteriorizzato attraverso la cultura proprio grazie a queste occasioni. Magari il primo impatto con le «fini metafore filosofiche» è per loro traumatico; ma se noi non siamo permalose come Mara e non ci lasciamo impressionare da un tono apparentemente arrogante, possiamo far capire loro che esiste un mondo di pensiero, conoscenza e vita, più importante del gioco di seduzione sociale e del potere esercitato dal loro giovane corpo in movimento”.

 

Lisa da Cremona dice la sua sul modo di interpretare il cantiere con su scritto “Donne di Cervello”: “Credo che Tania, Mara e la stessa Annarita possano e debbano costituire un gruppo per lavorare culturalmente sui temi che hanno proposto, magari scrivendo un instant book. Ciò non deve precludere la possibilità che nel cantiere avvengano tante altre cose, come la conversione a valori conosciuti, grazie a questa esperienza, da parte di ragazze che si sentono arrivate perché a vent’anni guadagnano cifre astronomiche, ma conoscono poco altro che la facciata del mondo dello spettacolo”.

 

Concludendo, ringrazio tutte le amiche che hanno aderito all’iniziativa contribuendo a trasformare il “desiderio di fare qualcosa” in un anno di discussioni, riflessioni e crescita comune.

 

L’iniziativa è stata presentata lo scorso anno da Monica Lanfredini con l’articolo: “Donne di Cervello”: una proposta di incontro e partecipazione a distanza.

 

Ilaria Berti

BM&L-02aprile 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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