La conoscenza della musica influenza la consapevolezza visiva

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 27 giugno 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Due sensi, quali la vista e l’udito, mostrano più di altri lo straordinario grado di evoluzione della neurofisiologia sensoriale raggiunto dall’uomo. La ricerca che ne indaga le basi morfo-funzionali ha prevalentemente concentrato i suoi sforzi nell’analisi di processi essenziali, quali la codifica sensoriale, e nella comprensione del ruolo delle singole componenti molecolari, cellulari e sistemiche che consentono la percezione. Un campo estremamente affascinante, ma per ora ancora poco frequentato, è quello dell’interazione sensoriale. Considerando un caso a parte quello della sinestesia, perché anche se non la si considera un fenomeno patologico la si attribuisce ad un difetto morfofunzionale della fisiologica separazione fra canali sensoriali[1], lo studio dell’influenza delle informazioni provenienti da un canale sensoriale sull’elaborazione cognitiva delle informazioni veicolate al cervello da un altro canale, è sempre avvincente e, a volte, sorprendente.

È comune esperienza quanto la vista e l’udito si integrino, fornendoci un supporto ottimale per le stime visuo-spaziali e per le azioni che decidiamo di compiere. È altrettanto comune la conoscenza di condizioni e circostanze in cui le due percezioni entrano in contrasto; pertanto, non ci meraviglia che, nella visita ad una pinacoteca, a tutte le persone provviste di un’audioguida che narrava la storia dei dipinti mentre li osservavano, sono sfuggiti particolari della raffigurazione che, invece, sono stati rilevati e ricordati da coloro che visitavano liberamente, senza alcun ascolto contemporaneo. Oltre a questo tipo di interferenza, sono noti gli effetti di influenza psicologica della visione sull’ascolto e viceversa. Si pensi, ad esempio, al differente apprezzamento e giudizio su brani lirici ascoltati assistendo all’opera in teatro, oppure ad occhi chiusi, da una registrazione, in una saletta nella penombra di un laboratorio.

Da decenni, l’effetto positivo della diffusione di una musica distensiva durante i pasti viene adoperato dai ristoratori, ma non tutti potevano immaginare che questo genere di ascolto inducesse dei volontari ad esprimere giudizi mediamente più favorevoli sull’arredo di un locale e sui suoi colori, rispetto a quando la musica ascoltata era techno, underground o house ad altissimo volume.

Si può pertanto affermare che, sia l’esperienza quotidiana sia i risultati di studi psicologici, testimoniano l’esistenza e l’importanza di varie forme di interazione, tanto in qualità di integrazione quanto sotto forma di interferenza.

Per verificare l’effettiva esistenza e, in caso positivo, la reale efficacia dell’influenza di rappresentazioni di alto livello (simboliche) legate all’informazione proveniente da un canale sensoriale sull’elaborazione proveniente da un altro canale sensoriale, Minyoung Lee e colleghi dell’Università di Seoul e della Vanderbilt University di Nashville hanno sperimentato l’effetto di sequenze acustiche, quali quelle delle melodie musicali, nella risoluzione del conflitto fra i due occhi su ciò che viene percepito, noto con la definizione di “rivalità binoculare”.

La sperimentazione ha prodotto un risultato veramente interessante (Lee M., et al., Melodic sound enhances visual awareness of congruent musical notes, but only if you can read music. Proceedings of The National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.1509529112, 2015).

La provenienza degli autori dello studio è la seguente: Department of Psychology, Korea University, Seoul (Corea); Department of Psychological Sciences, Vanderbilt Vision Research Center, Vanderbilt University, Nashville, TN (USA); Department of Brain and Cognitive Sciences Seoul National University, Seoul (Corea).

Quando occhio destro ed occhio sinistro non concordano su ciò che si vede, il cervello risolve il disaccordo mediante un compromesso: la consapevolezza visiva si alterna fra i due occhi nel tempo. Questo fenomeno di consapevolezza percettiva alternata, che prende il nome di rivalità binoculare, si ritiene costituisca una prova della intrinseca natura inferenziale dell’elaborazione visiva. Nello studio qui recensito si è rilevato che le dinamiche percettive che definiscono la rivalità sono influenzate da proprietà astratte di rapporto fra sequenze visive e sequenze uditive, quali quelle di note che costituiscono melodie musicali. Tale interazione fra udito e vista interessa soltanto il tempo durante il quale la sequenza visiva domina la coscienza, essendo l’interazione audiovisiva incapace di affrettare l’emergere di una sequenza visiva dall’invisibilità alla consapevolezza.

In breve, lo studio condotto da Minyoung Lee e colleghi ha investigato le influenze predittive dell’informazione uditiva sulla risoluzione della competizione visiva mediante la musica, la cui notazione simbolica, costituita da note scritte sul pentagramma, è familiare e significativa solo per coloro che l’abbiano specificamente studiata, ossia coloro che – come si dice in Italia – conoscono la musica. I ricercatori hanno sottoposto i volontari partecipanti allo studio a due tipi di esperimenti, concepiti secondo due diversi paradigmi sperimentali. Il risultato ha rivelato che la congruità melodica fra ciò che si vede e ciò che si sente interessa le dinamiche percettive cerebrali durante la rivalità binoculare, Questa interazione bi-sensoriale è stata osservata soltanto quando lo spartito musicale era percettivamente dominante e non quando era soppresso dalla consapevolezza e, soprattutto, soltanto nelle persone del campione che sapevano leggere la musica.

Due altri esperimenti ancillari a quelli principali, per il cui dettaglio si rinvia alla lettura dell’articolo originale, hanno dimostrato che questo effetto di congruità non può essere spiegato da patterns differenziali dei movimenti degli occhi o dalla differente lentezza di risposta associata con congrue combinazioni spartito/melodia.

L’insieme dei risultati dimostra una forte interazione audiovisiva basata su rappresentazioni simboliche di alto livello e sulla loro influenza predittiva sulla dinamica percettiva, durante la rivalità binoculare.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-27 giugno 2015

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Francis Galton, cugino di Charles Darwin, pubblicò per la prima volta nel 1880 su Nature, il caso straordinario di persone in grado di vedere il colore di una nota musicale o sentire il sapore di una forma. A questa facoltà diede il nome di sinestesia (dal greco syn, insieme, e aisthesis, percezione). Attualmente si riconoscono una cinquantina di tipi diversi di sinestesia che, considerati complessivamente, si ritiene interessino complessivamente lo 0,5% della popolazione (Ramachandran & Hubbard, 2005). Si vedano nelle “NOTE E NOTIZIE” le recensioni sull’argomento, quali Note e Notizie 30-12-2005 Sinestesia come finestra sulla natura del pensiero (Synesthesia as a window into the nature of thought); Note e Notizie 14-07-2007 Anatomia cerebrale della percezione cosciente; ed altre degli anni seguenti.