Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XII – 29 novembre 2014.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Specifiche configurazioni (patterns) del flusso ematico cerebrale sono rilevabili mediante fMRI, oltre che nelle malattie neurovascolari, nelle fasi precoci della malattia di Alzheimer, del diabete e di varie patologie cardiovascolari. Una precisa definizione di queste configurazioni consentirà presto di disporre di un nuovo strumento diagnostico.

 

Le persone con alessitimia hanno un alto rischio di disturbi dell’umore, problemi di salute ed interpersonali, secondo studi recenti. L’alessitimia è un tratto di personalità contraddistinto dall’incapacità di riconoscere e comprendere bene i propri stati emozionali e da una tendenza ad usare il pensiero in termini strumentali e razionalizzanti invece che in funzione dell’aumento della consapevolezza di sé e dell’elaborazione dell’esperienza interna. Ricercatori del CNR hanno attribuito alla genetica il 42% delle differenze individuali nell’alessitimia.

 

Nelle psicosi bipolari e in altri disturbi con alterazione dell’umore è alterata la segnalazione intracellulare. Alti livelli della proteina G stimolatoria Gαs nei neuroni del cervello dei pazienti bipolari si accompagnano ad un’accresciuta attività dell’adenilil-ciclasi dopo lo stimolo recettoriale. Molti studi hanno rilevato alti livelli della proteina Gαs e dell’mRNA nelle cellule periferiche circolanti di pazienti con disturbi psichiatrici che, secondo i criteri del DSM, possono in gran parte rientrare nella categoria bipolare. Nessuna evidenza allo stato attuale della ricerca consente di attribuire questi rilievi a mutazioni nel gene di Gαs. Vi sono molti meccanismi trascrizionali e post-trascrizionali che regolano i livelli delle subunità delle proteine G, e gli elevati livelli di Gαs potrebbero rappresentare la sequela indiretta di alterazioni in ciascuna di queste vie biochimiche.

 

La trattografia non è tanto affidabile quanto si crede secondo uno studio recente. La trattografia, tecnica basata sulla risonanza magnetica nucleare (Diffusion-weighted MRI o DWI) che ha già consentito importanti acquisizioni, fornisce immagini di straordinaria evidenza delle vie nervose cerebrali umane in vivo. Attualmente è impiegata nell’ambizioso progetto di definizione del connettoma cerebrale umano, ossia l’insieme di tutte le connessioni alla base di quelle funzioni che rendono unica la nostra specie. Un team di ricercatori dei National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, guidato da Carlo Pierpaoli, ha dimostrato che la trattografia, anche nelle versioni tecniche di alta qualità, da sola non è in grado di fornire una mappa anatomicamente corretta ed accurata dei tratti di sostanza bianca che collegano fra loro aree e regioni del cervello. Per un risultato affidabile sembra sia necessario integrare i dati trattografici con una combinazione di metodi istologici e neurofisiologici.

Una nuova protesi risolve una sintomatologia vertiginosa così grave da spingere al suicidio. La perdita vestibolare bilaterale spesso condiziona in modo così grave la vita delle persone affette, generando disturbi da stress, depressione e disabilità, da mettere a dura prova la capacità di convivere con i sintomi, accontentandosi dei parziali effetti palliativi di alcuni farmaci. Una nuova protesi, che è letteralmente un “gioiello di alta tecnologia”, sembra poter risolvere il problema in maniera definitiva. Di questo straordinario risultato si è data notizia con l’alert riservato ai soci del 4 ottobre 2014: qui di seguito si ripropone quel breve testo.

Le vertigini, che in forma lieve sono un’esperienza comune, possono giungere a compromettere una normale esistenza quando sono dovute a perdita vestibolare bilaterale o monolaterale non compensata. L’idea di realizzare una protesi per il trattamento di questo problema fu sottoposta al vaglio sperimentale per la prima volta negli anni Sessanta da Bernard Cohen e Jun-Ichi Suzuki del Mount Sinai Hospital di New York, ma le conoscenze e lo sviluppo delle tecnologie non erano ancora adeguati. Più recentemente sono stati fatti altri tentativi alla Harvard University e alla Johns Hopkins University. Ora, James Phillips ha annunciato il varo clinico di una protesi di notevole efficacia. Il team guidato da Phillips include neuroscienziati, ingegneri biomedici e un chirurgo esperto di interventi sull’orecchio interno. Il lavoro è stato condotto negli USA per conto del “National Institute on Deafness and Other Communication Disorders”. Il primo prototipo di questo dispositivo è stato realizzato nel 2006. Nel 2007 è stato sperimentato nella scimmia. Nel 2010 l’FDA ha autorizzato la sperimentazione clinica. Il dispositivo comprende un processore elettronico, un’antenna e uno stimolatore con 3 cavi, che un intervento chirurgico di precisione inserisce nei canali semicircolari per la stimolazione di rami del nervo vestibolare. La speranza di uscire da un incubo sembra ora fondata per oltre 6 milioni di persone con perdita vestibolare bilaterale e per un numero molto più alto di persone con perdita monolaterale non compensata (Roberto Colonna).

 

Notule

BM&L-29 novembre 2014

www.brainmindlife.org