Nuovi dati dall’Atlante dell’espressione genica del cervello in sviluppo

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XII – 28 giugno 2014.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La maggior parte dei geni che costituiscono il nostro DNA si esprime nelle cellule del cervello, consentendo lo sviluppo e il mantenimento di tutte le funzioni che, momento per momento, attuano in chiave biologica l’individualità di ciascuno, realizzando l’identità umana.

Una parte considerevole di geni ha rivelato un’espressione continua e costante, ma una quota non trascurabile sembra legare la propria attività a circostanze temporali, quali le età della vita, o a particolari condizioni, come lo stato di malattia. A questa variazione nel tempo si può immediatamente accostare la variazione nello spazio, costituita dalle differenze di espressione fra le aree anatomiche dell’encefalo, secondo una complessa e dettagliata topografia, oggetto di una notevole impresa di conoscenza scientifica, quale è quella dell’Allen Human Brain Atlas.

Il nome di Carol L. Thompson, che con Lydia Ng condivide il ruolo di primo autore, precede quello di decine di colleghi dell’Allen Institute for Brain Science, guidati da Allan R. Jones, nella firma di un lavoro molto interessante in seno al progetto dell’atlante genetico tridimensionale del cervello.

In breve: 1) gli autori del lavoro hanno studiato circa 2.100 geni durante sette stadi di sviluppo del cervello del topo; 2) la genoarchitettura è stata ricavata dall’analisi automatizzata e manuale dell’imagine; 3) i fattori di trascrizione hanno evidenziato delle modifiche temporali nei principi di organizzazione molecolare; 4) il codice di un fattore di trascrizione di 83 geni identifica con assoluta certezza l’età e la regione cerebrale (Thompson C. L., et al., A High-Resolution Spatiotemporal Atlas of Gene Expression of the Developing Mouse Brain. Neuron – Epub ahead of print dx.doi.org/10.1016/j.neuron.2014.05.033, 2014).

La provenienza degli autori dello studio è la seguente: Allen Institute for Brain Science, Seattle, WA (USA).

Per inquadrare i dati discussi in questo studio, è utile un riferimento introduttivo al progetto dell’Atlante del Cervello Umano di Allen, tratto dalla sintesi di una relazione di Diane Richmond pubblicata in precedenza:

All’inizio di questo decennio, Paul G. Allen, filantropo e co-fondatore della Microsoft, raccolse intorno a sé alcuni fra i maggiori esperti di neuroscienze, genomica e biologia molecolare, perché definissero un progetto finalizzato ad incidere su tutto il campo delle scienze del cervello, determinando un salto qualitativo decisivo per ottenere un’accelerazione nel progredire delle conoscenze sulle radici molecolari della fisiologia e della patologia dell’encefalo. Per giungere al risultato sperato si tennero, a partire dal 2001, degli incontri volti a discutere ed elaborare in forma critica e costruttiva varie proposte.

L’idea che raccolse i maggiori consensi fu la realizzazione di una mappa tridimensionale dell’attività di tutti i geni conosciuti in tutte le aree dell’encefalo. […]

Concordemente, i ricercatori decisero che il primo grande passo per questa titanica impresa sarebbe stata la realizzazione di un Mouse Brain Atlas che avrebbe consentito di definire il metodo di lavoro, valutare tutte le difficoltà, standardizzare le procedure e, soprattutto, fornire alla comunità neuroscientifica un primo straordinario strumento di verifica del proprio lavoro. La maggior parte delle ricerche sulla fisiologia e la patologia dell’encefalo, da quelle volte a comprendere meccanismi molecolari a quelle che sperimentano farmaci, sono infatti condotte su cervelli murini, perché il topo condivide con gli altri mammiferi, uomo compreso, l’organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale, e il 90% dei suoi geni ha un corrispettivo nel nostro patrimonio. In proposito si può fare un’osservazione, utile soprattutto a coloro che hanno un’idea ingenuamente deterministica del genoma: il topo presenta approssimativamente 20.000 geni come l’uomo, pertanto la complessità del nostro cervello e le dimensioni della sua corteccia sono conseguenza più della qualità dei processi epigenetici di sviluppo che della quantità degli ingredienti genetici di base. […]

Dal 2006, la quantità ma soprattutto la qualità dei dati che è stato possibile ottenere grazie a questo speciale atlante, è stata veramente notevole ed ha costituito un incoraggiamento durante gli oltre due anni di studi e pianificazioni che hanno preceduto l’avvio, nel marzo del 2009, del progetto relativo all’encefalo dell’uomo.”[1].

Per avere informazioni sulle principali acquisizioni nel primo periodo di studi dei ricercatori di Seattle, si consiglia vivamente di leggere l’interessante aggiornamento curato da Lorenzo L. Borgia (Note e Notizie 20-11-10 Cosa dobbiamo agli atlanti di Allen del Cervello).

Allan Jones, Carol Thompson e i loro numerosissimi colleghi, per ottenere un quadro della “genoarchitettura” dello sviluppo cerebrale, hanno generato dati da ibridizzazione in situ per il cervello murino embrionario e di epoca post-natale a 7 stadi di sviluppo diversi, per circa 2.100 geni. I dati sono stati elaborati mediante una pipeline informatica automatizzata e, poi, manualmente annotati. Questa risorsa include 434.946 immagini, sette atlanti di riferimento, un’ontologia ontogenetica, e strumenti per esplorare la coespressione di geni attraverso il processo neuroevolutivo.

Il lavoro ha avuto sicuramente il merito di identificare i set di geni coincidenti con i fenomeni evolutivi. Ha poi consentito di rilevare uno shift temporale nei principi che governano l’organizzazione molecolare del cervello, con una organizzazione temporanea, neuromerica e basata sulla placca, presente ad E11.3 ed E13.5.

Infine, i dati hanno fornito un codice di fattore di trascrizione che discrimina le strutture del cervello ed identifica lo stadio evolutivo di un tessuto, fornendo un fondamento per eventuali manipolazioni genetiche o per la tracciatura, e dunque il riconoscimento, di specifiche strutture cerebrali nel corso dello sviluppo.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza ed invita alla lettura dei numerosi scritti di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Nicole Cardon

BM&L-28 giugno 2014

www.brainmindlife.org

 

 

 



[1] Note e Notizie 13-11-10 L’Allen Human Brain Atlas va alla radice della mente  e dei suoi disturbi.