La stimolazione elettrica accresce la sensibilità estetica?
GIOVANNI ROSSI
NOTE
E NOTIZIE - Anno XII – 31 maggio 2014.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
DISCUSSIONE/AGGIORNAMENTO]
Alcune persone alla vista di un capolavoro d’arte rimangono estasiate, altre sembrano del tutto indifferenti. Le reazioni osservabili, non solo di fronte ai prodotti dell’abilità umana ma anche davanti agli spettacoli della natura, sono così stabilmente caratteristiche per le singole persone, da giustificare la domanda: “Ma non saranno differenti i loro cervelli?”.
Fino a qualche decennio fa, la risposta della massima parte degli esperti di ambito neuroscientifico sarebbe stata categoricamente negativa. Oggi, al contrario, quasi tutti i ricercatori sono disposti ad accettare che differenze così marcate nelle risposte psichiche abbiano una base neurobiologica, anche se non necessariamente congenita e non necessariamente evidente in termini strutturali. Si può mettere tutti d’accordo parlando di “differenze neurofunzionali” la cui origine, prevalentemente pre-esistente o prevalentemente acquisita, è ancora da determinarsi.
Non tutti concordano circa la possibilità di indurre in qualsiasi cervello, mediante un adeguato training, la sensibilità estetica, tanto quanto il talento per l’arte; tuttavia, un’ipotesi di lavoro seguita da molti, considera le basi neurobiologiche di tali facoltà come la somma o la sintesi di attività funzionali comuni a tutti, ma espresse con un grado minore o maggiore di intensità o efficienza.
Se si ritiene che la sensibilità per la bellezza naturale e l’estetica delle rappresentazioni artistiche sia una facoltà predisposta in ogni cervello ed espressa grazie ad un maggiore o migliore funzionamento di alcune parti, si può supporre che individuando le aree giuste e, in qualche modo, potenziando le loro attività, si possa rendere sensibili coloro che non lo sono, o accrescere una sensibilità limitata.
In questa prospettiva, assumono particolare rilievo gli esperimenti recentemente condotti con la stimolazione elettrica transcranica[1].
La stimolazione elettrica transcranica diretta è una tecnica non invasiva che consente, mediante un’erogazione mirata, da parte di elettrodi posti sulla superficie del capo, di impulsi di bassa intensità, di agire in modo selettivo su aree circoscritte della corteccia cerebrale e studiare gli effetti così prodotti. La corrente si fonde con gli eventi ionici che interessano la membrana dei neuroni, generando un aumento di attività. Una caratteristica che rende questa tecnica di stimolazione particolarmente adatta all’impiego sperimentale, è che il flusso di corrente non genera alcun effetto percettibile dal sistema somatosensoriale umano. In altre parole, se un operatore ci invia scariche vere alternate a scariche finte, non abbiamo alcuna possibilità di accorgercene.
In vari studi recenti, gli autori riportano di essere riusciti a modificare lievemente, ma con efficacia cognitiva, l’attività mentale mediante questa tecnica che, peraltro, sembra essere assolutamente innocua. La stimolazione di alcune aree sembra abbia aiutato dei volontari nella soluzione di difficili problemi di matematica o di rompicapo che non erano stati in grado di risolvere in alcun modo con le sole risorse intellettive naturali. Altri studi hanno dimostrato che la stimolazione elettrica del cervello, attraverso la teca cranica, è in grado di migliorare l’apprendimento motorio, aiutando ad esempio atleti e musicisti a migliorare nell’acquisizione e nell’esecuzione di nuove procedure della disciplina sportiva o di tecnica strumentale.
L’esperimento-tipo alterna la stimolazione vera a quella finta delle aree corticali che si vogliono studiare, e poi stimola territori diversi. In tal modo, si possono ottenere informazioni sul funzionamento, comparando l’attività con e senza stimolo delle stesse aree e confrontando gli effetti prodotti dalla stimolazione di aree anatomicamente e fisiologicamente distinte[2].
Nell’ottobre 2013 è stato pre-pubblicato online sul sito di Social Cognitive and Affective Neuroscience uno studio condotto da Zaira Cattaneo e colleghi presso l’Università di Milano Bicocca, nel quale sono stati mostrati ai partecipanti 70 dipinti e disegni di stile e contenuto astratto e 80 fotografie e dipinti realistici (representational), chiedendo l’espressione di un giudizio in base al gradimento. Successivamente si è chiesto ai volontari di valutare un simile set di immagini dopo aver ricevuto una stimolazione elettrica vera o simulata. La stimolazione transcranica è stata orientata in corrispondenza della corteccia cerebrale prefrontale dorsolaterale.
La scelta di questa area è stata dettata da risultati di vari studi che la indicano come una regione critica nell’elaborazione delle emozioni. In proposito si ricorda che, se l’elaborazione primaria delle emozioni - si pensi ad esempio alla paura elaborata nell’amigdala - ha sede elettiva nelle strutture che costituiscono il cervello emotivo[3], la rete ch nell’insieme media e realizza i contenuti psichici emotivi è più complessa ed include regioni della corteccia cerebrale. Nella corteccia prefrontale si è data tradizionalmente importanza alla regione orbitofrontale, e si è ritenuta la regione ventromediale una mediatrice delle influenze del sistema limbico sul processo decisionale[4], ma, come si diceva, studi recenti hanno rivalutato il territorio laterale dorsale della corteccia del lobo frontale di sinistra.
Ebbene, dopo la stimolazione è nettamente cresciuto il gradimento delle immagini definite representational, ossia realistiche, ricche e giudicate dai ricercatori di maggiore bellezza, valore e pregio. Secondo Cattaneo e colleghi, la stimolazione avrebbe facilitato uno shifting delle componenti più elevate del processo di elaborazione, dalla focalizzazione sul riconoscimento dell’oggetto[5], a quella sull’apprezzamento delle qualità figurative.
È difficile dire quanto ci si possa fidare di questi rilievi, e sicuramente non basterà la riproduzione su grandi numeri degli stessi esiti per risolvere ogni problema. È ancora presto per deduzioni conclusive sul valore di questa tecnica e sul senso dei risultati che produce, soprattutto in rapporto alla variabilità individuale delle condizioni in cui si sviluppano i processi che danno luogo all’attività psichica, alle conoscenze ancora scarse sull’architettura funzionale delle facoltà di più alto livello, e all’eccessiva schematicità dei compiti sperimentali.
In altre parole, se la tecnica sembra essere lo strumento ideale per lo studio di stati mentali in cui si ha una frequenza dominante che vede congiunte dall’oscillazione sincronica numerose aree, come abbiamo visto nell’induzione dei sogni lucidi[6], sarà necessario costituire un’estesa banca dati delle stimolazioni selettive per avere riferimenti normali significativi ed utili per giudicare il valore dei risultati degli studi in cui si impiega in forma mirata su aree circoscritte.
Infine, la proposta della Cattaneo di impiegare la tecnica nel trattamento della depressione sulla base dell’osservazione che negli stati mentali depressivi si perde la componente di piacere delle esperienze (anedonia), sebbene stimolante, ci sembra che debba essere sostenuta da una più solida e specifica base sperimentale.
L’autore della nota ringrazia il
Presidente della Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, con il
quale ha discusso il tema trattato, e invita alla lettura degli scritti di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare
il motore interno nella pagina “CERCA”).
[1] In molti articoli italiani si legge “transcraniale”, ma si tratta di un’aggettivazione forzata all’inglese dovuta a scarsa conoscenza: cranial è l’aggettivo che in anatomia corrisponde a cranico in italiano, e cranial nerves traduce nervi cranici da qualche secolo.
[2] La tecnica può essere impiegata in modo diverso, quando il fine non è quello di una stimolazione mirata ma più diffusa, come nel caso dello studio recensito da Roberto Colonna in cui si induceva lo sviluppo di sogni lucidi durante il sonno (Note e Notizie 24-05-14 Induzione di autocoscienza nei sogni mediante stimolazione γ).
[3] Secondo la definizione resa celebre anche nella divulgazione da Joseph LeDoux.
[4] Ormai classici gli studi di Antonio Damasio e colleghi.
[5] Si veda, per un approfondimento al riguardo: Note e Notizie 24-05-14 Nuovi modelli per la visione umana della corteccia visiva.
[6] Si veda la già citata recensione: Note e Notizie 24-05-14 Induzione di autocoscienza nei sogni mediante stimolazione γ .