Nuove sugli effetti di lungo termine degli oppioidi sul cervello

 

 

LUDOVICA R. POGGI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XII – 15 marzo 2014.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Quando l’eroina (diacetil-morfina) era la sostanza psicotropa di abuso più frequentemente responsabile dei danni cerebrali e comportamentali nei tossicodipendenti, il problema degli effetti di lungo termine e della nocività a distanza era all’ordine del giorno. Oggi, dopo un lungo periodo in cui la diminuzione del consumo, l’incremento esponenziale dell’impiego di altre droghe e l’affermarsi della polidipendenza da più sostanze sembrava aver gettato la questione nel dimenticatoio, ritorna di attualità per il crescente abuso di farmaci oppioidi analgesici usati come droghe. Il fenomeno, che ha già raggiunto livelli di emergenza nazionale negli USA, comincia ad assumere dimensioni preoccupanti anche nel vecchio continente ed ha una causa importante nell’impiego non terapeutico dei farmaci, sempre più spesso acquistati come beni di consumo, pubblicizzati dai media e in libera vendita via internet. Negli Stati Uniti il numero di morti per “overdose” da analgesici oppioidi quali ossicodone, idrocodone, metadone e fentanile, negli ultimi 15 anni è quasi quadruplicato, passando dai 4.000 del 1999 agli oltre 15.000 di oggi. Come osservato da molti esperti impegnati nella vigilanza sul fenomeno della tossicodipendenza, al crescere del tasso di abuso cresce il bisogno di conoscere gli effetti di lungo termine sulle funzioni cerebrali dell’esposizione agli oppioidi.

Gli studi condotti in questo campo hanno identificato nello striato dorsale un importante sito della plasticità neuronica indotta da queste molecole. In altri termini, i neuroni di questa parte dei nuclei della base encefalica sembrano mostrare le conseguenze funzionali a distanza più evidenti dell’azione di queste sostanze.

Brady K. Atwood e colleghi hanno rilevato e dimostrato che esistono varie forme di depressione di lungo termine (LTD) indotta da oppioidi nello striato dorsale, ciascuna delle quali presenta un profilo di mediazione da parte dei recettori mu, delta e kappa degli oppioidi (Atwood B. K., et al., Opioids induce dissociable forms of long-term depression of excitatory inputs to the dorsal striatum. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/nn.3652, 2014).

La provenienza degli autori dello studio è la seguente: Section on Synaptic Pharmacology, Laboratory for Integrative Neuroscience, National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, National Institutes of Health, Bethesda, Maryland (USA).

Focalizzando l’interesse sui neuroni dello striato dorsale di topi e ratti, Atwood e colleghi hanno accertato che, parimenti, molecole oppioidi esogene somministrate e molecole oppioidi endogene rilasciate dall’animale, inducevano depressione di lungo termine (OP-LTD) degli impulsi eccitatori diretti a quell’area.

Mu e delta OP-LTD sono entrambi espressi in sede presinaptica e si possono sommare, ma la sperimentazione ha rivelato che presentano un profilo diverso, inibendo differenti impulsi striatali e, in particolare, solo mu OP-LTD è in grado di occludere la depressione di lungo termine indotta da endocannabinoidi.

Un dato di correlazione morfologica interessante è emerso per kappa OP-LTD, che ha mostrato una specifica e distintiva espressione sub-regionale nello striato.

Gli esperimenti con l’analgesico oppioide ossicodone, incluso nella lista delle nuove sostanze d’abuso chimicamente correlate agli alcaloidi dell’oppio, hanno mostrato che una singola esposizione era sufficiente ad interrompere il mu OP-LTD e la LTD da endocannabinoidi, ma non era in grado di bloccare il delta OP-LTD e il kappa OP-LTD.

L’insieme dei risultati della sperimentazione, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale dell’articolo originale, ha portato alla luce forme precedentemente sconosciute di plasticità dei neuroni striatali; forme di cambiamento protratto nel tempo dell’attività sinaptica, che presentano risposte fra loro diverse e singolarmente specifiche all’esposizione ad analgesici oppioidi. Tali forme di plasticità striatale di lungo termine sono probabilmente mediatrici di apprendimento e comportamento dipendenti dai nuclei del corpo striato.

 

L’autrice della nota suggerisce la lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-15 marzo 2014

www.brainmindlife.org