Il Premio Nobel a Thomas Südhof e la scomparsa di David Hubel

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 19 ottobre 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: NOTIZIA]

 

Il Premio Nobel 2013 per la Fisiologia o la Medicina è stato attribuito congiuntamente a James E. Rothman, Randy W. Schekman e Thomas C. Südhof per le loro scoperte relative all’apparato di regolazione del traffico delle vescicole, uno dei principali sistemi di trasporto delle nostre cellule, come si legge nella motivazione. Le mie felicitazioni, che si uniscono a quelle ufficialmente espresse dal presidente della Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, Giuseppe Perrella, sono particolarmente entusiastiche per aver seguito con attenzione il lavoro di Südhof in tutti questi anni e per averlo fatto conoscere a molti ricercatori e medici italiani a partire dal 2003, sia presentandolo al mio Seminario Permanente sulle Sinapsi sia introducendo in Italia l’ottimo volume, Synapses, di cui Thomas C. Südhof era autore e curatore con Maxwell Cowan e Charles F. Stevens.

Nell’aprile 2004, aprivo una delle prime relazioni didattiche del Seminario, inaugurato nella forma aperta alla partecipazione di esterni alla Società con il nome di “Lezioni Sinaptiche”[1], con queste parole di Thomas Südhof: “Sebbene varie molecole e meccanismi che ora si sa che sono implicati generalmente nel traffico di membrana furono originariamente scoperti nella sinapsi (ad esempio, SNARE), vi sono alcune problematiche differenze fra il traffico di membrana sinaptico e non sinaptico che devono essere risolte. Per esempio, è stato dimostrato che varie reazioni di fusione intracellulare sono assolutamente dipendenti dal calcio.”[2].

Uno degli aspetti straordinari della personalità di questo scienziato, che a lungo è stato impegnato nella ricerca neurobiologica di base presso lo Howard Hughes Medical Institute Center for Basic Neuroscience and Department of Molecular Genetics, University of Texas Southwestern Medical School in Dallas, è l’infaticabilità da stakanovista del lavoro di laboratorio, che gli è valsa l’ammirazione di tutti coloro che lo hanno conosciuto e gli ha assicurato un indice di produttività scientifica impressionante.

Solo qualche settimana fa, Südhof ha ricevuto a New York il prestigioso Lasker Award.

Traduciamo, qui di seguito, una parte del testo della telefonata con la quale Adam Smith di “Nobelprize.org” ha comunicato a Thomas C. Südhof il conseguimento del più prestigioso riconoscimento per l’attività di uno scienziato. La comunicazione lo ha raggiunto sul telefonino in Europa, mentre era alla guida di un auto su una strada della Spagna.

 

TCS: Pronto.

AS: Pronto, Professor Südhof?

TCS: Si.

AS: Sono Adam Smith e chiamo dal sito web Nobel Prize in Stoccolma, dove è appena stato annunciato che lei è stato premiato con il Premio Nobel, insieme con Jim Rothman e Randy Schekman.

TCS: Dice sul serio?

AS: Dico sul serio, si, il mio nome è Adam Smith e lavoro per Nobel Media, che è la società di comunicazioni della Fondazione Nobel, e l’annuncio è appena stato dato, solo pochissimi minuti fa, qui a Stoccolma.

TCS: O mio Dio! (ride).

AS: Ho appena avuto il piacere di parlare con sua moglie in California, che sono spiacente di aver probabilmente svegliato, e lei molto gentilmente mi ha dato il suo numero di telefono.

[…]

AS: E io immagino che sia molto bello essere premiato insieme con James Rothman e Randy Schekman.

TCS: E’ meraviglioso; è meraviglioso, io sono in effetti estremamente felice di questo, perché penso che questo sia incredibilmente giusto, e sa, ciascuno ha il proprio punto di vista su chi merita qualcosa e uno tende a sopravvalutare se stesso ma io penso che, voglio dire, è più che giusto.

[…]. E’ seguito qualche altro breve scambio, poi i ringraziamenti e i saluti.

 

Accanto alla gioia per questo meritato riconoscimento, che contribuisce a ricordare la centralità della ricerca neuroscientifica per la conoscenza biologica e medica di base, proviamo però anche una profonda tristezza per la scomparsa, avvenuta lo scorso 22 settembre all’età di 87 anni, di David Hubel.

Quale studente di medicina o neurobiologia non conosce la classificazione in cellule semplici, complesse e supercomplesse della corteccia visiva occipitale? La classificazione di Hubel e Wiesel, quei due straordinari scienziati che fornirono materiale per una delle maggiori controversie nella storia delle neuroscienze: esistono nel cervello cellule intelligenti che sintetizzano livelli ipercomplessi di sapere, o tutto quanto riguarda le specializzazioni di alto livello dipende sempre e solo dalle connessioni fra reti neuroniche? In altri termini, esiste una grand mother cell?

Ricordo che l’espressione “cellula della nonna”, introdotta nel 1969 da Jerry Lettvin, suggerisce che vi siano particolari neuroni in grado di rispondere solo a uno stimolo specifico, complesso ed altamente significativo quale l’immagine della propria nonna. Per inciso, si ricorda che la scelta del parente non è casuale, ma origina da un aneddoto in cui, in un esperimento di registrazione di singoli neuroni, una cellula si accendeva sempre e solo quando entrava nella stanza la nonna del ricercatore. Il concetto era stato inizialmente formulato da Konorski nel 1967, sulla base degli studi di Hubel e Wiesel (1962 e 1965), e formalizzato nell’ipotesi dell’esistenza di neuroni gnostici. Un’appassionata e documentata difesa delle Grandmother Cells è proposta da Horace Barlow in uno specifico capitolo dell’ultima edizione del volume The Cognitive Neurosciences [pp. 309-320, (Michael S. Gazzaniga, editor-in-chief) MIT Press, 2009].

Nel 1981 il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina fu assegnato in condivisione a Roger Sperry, per i suoi studi sulla specializzazione emisferica, e a David H. Hubel e Torsten N. Wiesel per le loro scoperte riguardanti l’elaborazione dell’informazione nel sistema visivo.

Nato a Windsor, in Canada, nell’Ontario, il 27 febbraio del 1926, David H. Hubel ha svolto la maggior parte delle sue ricerche come membro del corpo accademico dell’Università di Harvard a Boston.

Quando Hubel cominciò a studiare l’elaborazione cerebrale della percezione visiva, si conosceva veramente poco dell’organizzazione della corteccia cerebrale e del modo in cui gli stimoli visivi provenienti dalla retina attraverso le vie ottiche fossero analizzati e sintetizzati in immagini. Dalle registrazioni dell’attività elettrica dei neuroni della corteccia visiva occipitale emerse che l’analisi corticale del messaggio visivo codificato dalla retina procede come se certe cellule leggessero le singole lettere e le componessero in sillabe, altre organizzassero le sillabe in parole e, infine, altre cellule corticali formassero con quelle parole delle frasi da inviare alle aree di grado più elevato per la produzione dell’esperienza visiva e della memoria delle immagini.

Hubel e Wiesel descrissero l’organizzazione cellulare della corteccia in regolari colonne caratterizzate da omogeneità funzionale, in quanto i neuroni all’interno di ciascuna colonna sembravano avere tutti lo stesso tipo di funzione nell’interpretare gli impulsi provenienti dalla retina.

Le scoperte cui David Hubel ha dato un contributo significativo sono state numerose e sarebbe difficile riassumerle in poche righe, ma ciò che conta oggi, all’indomani della sua scomparsa, è soprattutto l’insegnamento che si ricava dalla sua vita di scienziato: la tenacia nel perseguire un obiettivo di conoscenza attraverso un intenso lavoro sperimentale, condotto con rigorosa correttezza metodologica e continua revisione critica, porta all’ottenimento di dati e nozioni il cui valore è evidente e resiste al trascorrere del tempo.

 

L’autrice della nota ringrazia i dottori Lorenzo L. Borgia e Isabella Floriani per la collaborazione nella stesura del testo.

 

Nicole Cardon

BM&L-19 ottobre 2013

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] I primi incontri furono dedicati ad una overview, cioè una panoramica di tutti gli argomenti che sarebbero stati trattati.

[2] Thomas C. Südhof e Richard H. Scheller, Mechanism and Regulation of Neurotransmitter Release (Chapter 4), p.205, in Synapses. The Johns Hopkins University Press, Baltimore, Maryland (USA), 2003.