Nessopatie molecolari come paradigma di malattia neurodegenerativa

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 12 ottobre 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Lo studio della biologia delle malattie neurodegenerative può avvalersi di un nuovo strumento di interpretazione dei dati, la cui efficacia sarà prevedibilmente messa alla prova presto da molti ricercatori, ma il cui profilo teorico-razionale già si presenta attraente e lascia supporre affidabilità.

Jason D. Warren e colleghi hanno pubblicato in Trends in Neurosciences un articolo che illustra dettagliatamente ed efficacemente questo nuovo paradigma (Warren J. D., et al., Molecular nexopathies: a new paradigm of neurodegenerative disease. Trends in Neurosciences 36 (10), 561-569, 2013).

La provenienza degli autori è la seguente: Dementia Research Centre, Department of Neurodegenerative Disease, UCL Institute of Neurology, University College London (UK); Reta Lilla Weston Laboratories and Department of Molecular Neuroscience, UCL Institute of Neurology, University College London (UK).

Un neurone isolato non può certo definirsi intelligente, nel senso in cui questa parola è storicamente applicata alla facoltà umana di esprimere abilità cognitive, ma una vasta rete di neuroni può pensare, concepire, sentire e, in breve, generare tutti quei fenomeni che collettivamente costituiscono la mente umana. Se all’interrogativo su come emergano le facoltà mentali umane dalle interazioni fra neuroni non si può ancora dare una risposta completa e definitiva, si deve certo riconoscere che “le reti di neuroni del nostro encefalo sono elementi morfo-funzionali di cruciale importanza come unità biologiche che, in quanto tali, oltre a modellare la fisiologia della nostra mente, prendono parte a numerosi processi patologici”[1]. Proprio le reti neuroniche come unità colpita da patologia sono l’oggetto dell’approccio discusso da Warren e colleghi.

Le reti di cellule nervose dell’encefalo forniscono possibili substrati per la diffusione di proteinopatie causanti neurodegenerazione, e dati emergenti da vari studi suggeriscono che segni macroscopici di disintegrazione delle reti neuroniche consentono di distinguere fra patologie.

In che modo le anomalie delle proteine producono contrassegni patologici al livello delle reti di cellule nervose? “Con le nessopatie molecolari”, rispondono Warren e colleghi. Per comprendere il significato della risposta, consideriamo la definizione di nessopatie molecolari (molecular nexopathies): congiunzioni coerenti e specifiche di proteine patogene e caratteristiche intrinseche della rete che definiscono, nelle reti stesse, marchi di patologie neurodegenerative.

Gli elementi-cardine del paradigma proposto dagli autori possono ridursi a tre:

 

1) Differente vulnerabilità intrinseca della rete ad anomalie proteiche che tendono a propagarsi, in parte quale riflesso di fattori di sviluppo, strutturali e funzionali;

2) Differente vulnerabilità dei tipi di connessione neurale (ad esempio: connessioni raccolte contrapposte a connessioni distribuite) a particolari proteine patogene;

3) Differente impatto degli effetti molecolari (ad esempio: guadagno di funzione tossico contrapposto a perdita di funzione) sui gradienti di danno della rete.

 

La discussione, bene sviluppata e articolata dai ricercatori britannici, dimostra in maniera convincente che questo nuovo paradigma ha implicazioni biologiche e cliniche di notevole portata e potrebbe contribuire alla comprensione e alla previsione di processi e fenomeni rilevanti per la fisiopatologia e la patogenesi di molte malattie neurodegenerative.

 

L’autore della nota invita alla lettura degli scritti di argomento connesso disponibili sul sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-12 ottobre 2013

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Perrella G., Domande senza risposte e risposte in cerca di domande: gli esiti imprevedibili della ricerca sulle funzioni cerebrali (relazione tenuta a Firenze il 14 settembre 2013 al convegno “Le nuove frontiere delle neuroscienze”, organizzato dalla HUA for Neuroscience), p. 5.