Nuove sulle cellule che danno inizio ai tumori cerebrali

 

 

NICOLE CARDON

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 21 settembre 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come tutte le neoplasie maligne, i tumori cerebrali a rapida crescita richiedono una fonte continuamente attiva per l’approvvigionamento di energia e risorse molecolari necessarie alla produzione di nuove cellule. Nell’encefalo in condizioni normali, come è noto, il ruolo anabolico principale è svolto dal glucosio, ma la sua disponibilità non è esclusiva funzione delle richieste di neuroni e glia, essendo regolata dalla Barriera Emato-Encefalica (BEE). Se consideriamo che le cellule che danno inizio ai tumori cerebrali (BTIC, da brain tumor initiating cell), ossia elementi indifferenziati che si auto-rinnovano ed assicurano la crescita tumorale, spesso risiedono in una nicchia necrotica ed ipossica del cervello, a rigor di logica dovremmo immaginare una condizione metabolica estremamente sfavorevole per lo sviluppo di un cancro. In altri termini, il difetto di apporto trofico per il tessuto neoplastico rispetto a quello nervoso e gliale normale, sembra essere la regola, eppure è stato dimostrato che la restrizione di nutrienti contribuisce alla progressione tumorale. William A. Flavahan e numerosi colleghi provenienti da vari istituti scientifici hanno identificato dei meccanismi molecolari in grado di spiegare questo comportamento paradossale (Flavahan W. A., et al., Brain tumor initiating cells adapt to restricted nutrition through preferential glucose uptake. Nature Neuroscience  [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.3510], 2013).

La provenienza degli autori è prevalentemente la seguente: Department of Molecular Medicine Cleveland Clinic Lerner College of Medicine at Case Western Reserve University, Cleveland, Ohio (USA); Department of Stem Cell Biology and Regenerative Medicine, Lerner Research Institute, Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio (USA); Department of Pathology, Case Western Reserve University School of Medicine, Cleveland, Ohio (USA); Department of Translational Neuroscience, Case Western Reserve University School of Medicine, Cleveland, Ohio (USA); Department of Neurosurgery, The Neurological Institute, Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio (USA); Department of Radiation Oncology, Mayo Clinic, Rochester, Minnesota (USA); Brain Cancer Research Unit and Leukaemia Foundation Research Unit, Queensland Institute of Medical Research, Brisbane, Queensland (Australia).

A quanto risulta dai dati emersi dalla sperimentazione, la questione nodale sembra essere costituita da un arricchimento di cellule BTIC dovuto a condizioni che ne favoriscono la sopravvivenza, e all’adattamento delle cellule tumorali non-BTIC mediante l’acquisizione di caratteristiche molecolari delle cellule BTIC.

Ma, vediamo quali sono queste caratteristiche che rendono, paradossalmente, la restrizione di fonti di nutrimento un vantaggio per lo sviluppo.

Le cellule BTIC competono con altre popolazioni cellulari per la captazione del glucosio mediante il co-opting della molecola trasportatrice ad alta affinità del glucosio di tipo 3 (Glut3, SLC2A3). È evidente e significativa l’espressione preferenziale di Glut3 da parte delle BTIC e, come ha evidenziato la sperimentazione, il targeting di questa proteina inibisce la crescita delle cellule iniziatrici del tumore e il loro potenziale tumorigeno.

D’altra parte, si rileva che Glut3, ma non Glut1, correla con una ridotta sopravvivenza nei pazienti affetti da neoplasie maligne del cervello o da cancri che interessano altri tessuti ed organi. Si deduce, perciò, che gli elementi cellulari che danno inizio alla crescita tumorale possono estrarre con alta affinità molecole generatrici di energia.

 

L’autrice della nota ringrazia il presidente Perrella, con il quale ha discusso l’argomento trattato, e la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso disponibili sul sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Nicole Cardon

BM&L-21 settembre 2013

www.brainmindlife.org