Ippocampo nella percezione visiva: specifiche evidenze

 

 

DIANE RICHMOND & GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 06 luglio 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Assunto della neurofisiologia classica e paradigma ritenuto imprescindibile per lo studio funzionale del sistema nervoso centrale, è la distinzione fra i processi di elaborazione percettiva nelle varie modalità sensoriali e i processi necessari alla formazione, ritenzione e rievocazione di nuove memorie. Protagoniste del primo ordine di funzioni sono le vie sensoriali e le aree recettive primarie della corteccia, al centro del secondo ordine di attività vi è l’ippocampo. Recenti risultati della ricerca sembrano mettere in crisi questa netta separazione e, in particolare, alcuni dati forniscono supporto alla tesi secondo cui l’ippocampo potrebbe avere un ruolo critico nella percezione visiva.

Uno studio condotto da Aly, Ranganath e Yonelinas sembra fugare ogni dubbio sull’importanza dell’ippocampo nella percezione visiva, fornendo le prove di un ruolo specifico (Aly M., et al. Detecting Changes in Scenes: The Hippocampus Is Critical for Strength-Based Perception. Neuron 78 (6), 1127-1137, 2013).

La provenienza degli autori è la seguente: Center for Neuroscience, Center for Mind and Brain, and Department of Psychology, University of California at Davis, Davis, CA (USA).

La formazione dell’ippocampo include il giro dentato, l’ippocampo propriamente detto (o Corno di Ammone), il complesso del subiculum e la corteccia entorinale. In termini strutturali, l’ippocampo è una archicorteccia (archicortex) trilaminare, con un singolo strato di cellule piramidali posto fra due strati plessiformi. Le sue connessioni principali sono costituite dalle fibre in entrata nel giro dentato, provenienti dal II e III strato della corteccia entorinale, e da fibre in uscita dirette ai nuclei settali (formazioni grigie del setto pellucido che separa i ventricoli laterali). Ma l’insieme della trama di collegamenti sinaptici con le altre aree cerebrali è ricco e complesso, tanto da non potersi facilmente riassumere[1]; sembra, in ogni caso, evidente la coerenza del profilo delle connessioni anatomiche con i ruoli fisiologici più noti ed indagati: l’apprendimento, la memoria di funzionamento (working memory) e, in generale, la ritenzione di breve termine.

Alcuni ricercatori hanno rilevato elementi e fornito prove a sostegno della partecipazione della piccola formazione della porzione mediale del lobo temporale all’elaborazione percettiva: in particolare, è stato dimostrato che i danni ippocampali compromettono la percezione delle scene visive. Altri studi, al contrario, non hanno riscontrato segni convincenti della partecipazione dell’ippocampo al perceptive processing.

In tutti questi lavori, la percezione è stata studiata e misurata come fenomeno unitario, ma risultati recenti indicano che le discriminazioni percettive possono essere basate su due tipi di informazioni:

1) stati nella percezione di differenze locali;

2) forza globale della coerenza relazionale.

Aly, Ranganath e Yonelinas hanno distinto e separato la percezione basata sullo stato da quella basata sulla forza, mediante l’impiego di una specifica strategia: un paradigma di cambio di rilievo nelle scene visive.

I pazienti affetti da un danno selettivo dell’ippocampo hanno fatto rilevare significative riduzioni nella percezione basata sulla forza, ma al contempo hanno fatto registrare la conservazione delle risposte basate sullo stato. In uno studio di verifica condotto mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging) l’attivazione dell’ippocampo tracciava linearmente la certezza della percezione basata sulla forza, e non era differenzialmente associata con le risposte basate sullo stato.

Concludendo la discussione dei risultati, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del testo del lavoro originale, gli autori affermano che sulla base delle evidenze emerse si può dedurre che l’ippocampo svolga un ruolo specifico nella percezione, contribuendo alla forza delle informazioni ad alta risoluzione, probabilmente attraverso il suo ruolo nella rappresentazione dell’informazione relativa ai rapporti.

 

Gli autori della nota invitano alla lettura delle recensioni di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Diane Richmond & Giovanni Rossi

BM&L-06 luglio 2013

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si veda Hippocampal Formation alle pagine 405-409 del Gray’s Anatomy (Susan Standring, editor-in-chief), 39th edition, Elsevier (Churchill Livingstone) 2005.