Meno connesse le aree della voce col circuito a ricompensa negli autistici

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 22 giugno 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

I bambini affetti da disturbi dello spettro dell’autismo (ASD) presentano spesso il sintomo caratteristico di non reagire alla voce umana pur avendo un udito integro. Le ragioni di tale mancanza di risposta sono state cercate nei numerosi difetti strutturali e funzionali finora accertati nei portatori di questo disturbo, dal livello molecolare a quello dei sistemi neuronici. I vari deficit della comunicazione degli autistici, presenti spesso anche nelle età successive all’infanzia, si ritiene possano essere determinati, in parte, proprio da questa insensibilità alla voce umana, che ridurrebbe gli stimoli all’attenzione verso altre persone e innescherebbe circoli viziosi dovuti al cessare o al ridursi del comportamento di richiesta di attenzione e interazione da parte delle persone che li circondano.

Alcuni studiosi hanno criticato l’enfatizzazione di questo aspetto, altri hanno proposto un’interpretazione che va sotto il nome di social motivation theory, secondo la quale la compromissione della funzione di ricompensa e della risposta emozionale farebbe mancare il fisiologico incentivo, nei portatori di disturbi dello spettro dell’autismo, ad impegnarsi nello scambio comunicativo. Daniel A. Abrams e colleghi hanno sottoposto a verifica sperimentale questa ipotesi, studiando 20 bambini con disturbi dello spettro dell’autismo e confrontandoli con un gruppo di controllo equivalente, costituito da 19 bambini di età e prestazioni intellettive corrispondenti, ma con un profilo di sviluppo normale e non affetti da alcun altro tipo di disturbo clinicamente rilevabile. I risultati forniscono un dato oggettivo a supporto dell’ipotesi: connessioni più deboli fra aree corticali implicate nell’elaborazione della voce e sistemi a ricompensa che conferiscono qualità positiva alle esperienze (Abrams D. A., et al. Underconnectivity between voice-selective cortex and reward circuitry in children with autism. Proceedings of the National Academy of Sciences USA [Epub ahead of print doi:10.1073/pnas.1302982110], 2013).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, and Neurology and Neurological Sciences, Program in Neuroscience, and Stanford Institute for Neuro-Innovation and Translational Neurosciences, Stanford University School of Medicine, Palo Alto, California (USA).

I ricercatori hanno indagato i sistemi cerebrali implicati nell’elaborazione della voce umana percepita, nei bambini affetti da ASD e nei bambini sani, impiegando dati acquisiti mediante tomografia in risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging) nello stato di riposo. In particolare, sulla base di studi pregressi, è stata dettagliatamente analizzata bilateralmente la connettività funzionale intrinseca della parte posteriore del solco temporale superiore (pSTS), un’area altamente selettiva per la voce umana.

Nei bambini affetti da ASD è apparso con notevole evidenza un sorprendente pattern di ridotta connettività fra il pSTS e vari nodi distribuiti del sistema dopaminergico “a ricompensa”, fra cui l’area tegmentale ventrale e il nucleo accumbens bilateralmente e, nell’emisfero di sinistra, l’insula, la corteccia orbitofrontale, la corteccia prefrontale ventro-mediale.

Un altro quadro di ridotta connettività è stato rilevato per il pSTS dell’emisfero destro, una regione che si ritiene implicata nell’elaborazione della componente prosodica del linguaggio verbale e, dunque, nel conferimento di qualità che appartengono alle componenti non-verbali del messaggio. In particolare, il difetto di connessione era evidente fra pSTS destro, da una parte, e corteccia orbitofrontale ed amigdala, dall’altra. In altri termini, riduzione delle connessioni con aree critiche per l’apprendimento associativo legato alle emozioni.

Particolarmente significativo il rapporto stretto rilevato da Daniel A. Abrams e colleghi fra i reperti rilevati e l’espressione clinica del disturbo. Infatti, il grado di riduzione della connettività fra la corteccia cerebrale selettiva per la voce umana e le vie dei sistemi a ricompensa, consentiva di prevedere la gravità dei sintomi nell’ambito del deficit di comunicazione.

 

L’autore raccomanda la lettura delle recensioni di lavori di argomento strettamente connesso, così come quella delle numerose altre note sui disturbi dello spettro dell’autismo (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-22 giugno 2013

www.brainmindlife.org